Sono circa una trentina le persone ricercate dalle Forze dell'ordine nell'ambito dell'indagine Lavoro pulito, e appartenenti ad un associazione a delinquere di presunti mercanti di schiavi, con a capo Roberto Avigdor, 60 anni, libero professionista di Sant’Egidio alla Vibrata, e vari e insospettabili impreditori agricoli, che ricevevano dall’organizzazione mille euro per ogni bracciante extracomunitario accolto. La stessa somma veniva poi usata dagli agricoltori per pagare i lavoratori forniti da Avigdor. Ai migranti veniva riconosciuto un salario di 20 euro al giorno. Una cifra da cui veniva detratto anche il vitto, l’alloggio e il trasporto sui campi.
Alcuni datori di lavoro imponevano ai braccianti anche delle penali. A ognuno veniva chiesto di raccogliere una quantità minima di prodotto, in media 40-50 cassette a persona. Se non si raggiungeva questa quantità, dal salario venivano dedotte le penali. Così alla fine di una giornata di lavoro gli extracomunitari percepivano circa 2 o 3 euro.
L’inchiesta è nata quasi per caso nel 2007. Tre immigrati si sono presentati nella caserma dei carabinieri di Penne. Hanno raccontato al capitano di Massimiliano Di Pietro la loro storia e da lì è cominciato il lavoro di indagini. Ieri è scattato il blitz che ha portato in carcere 91 dei 108 ricercati. Ad essere colpiti dai provvedimenti di misura cautelare, 25 cittadini italiani, di cui 17 abruzzesi, 51 tunisini, 19 marocchini, quattro cinesi, due albanesi, un algerino, un francese, tre cingalesi e due cittadini del Bangladesh. In totale gli indagati sono 152.
In tutto le misure cautelari in carcere sono state 31. Ai domiciliari sono finite 33 persone, mentre 44 hanno ricevuto l’obblighi di dimora
Sono i numeri dell’operazione “Lavoro pulito”. Ecco gli abruzzesi in carcere:
1) Roberto Avigdor (60) residente a Sant’Egidio alla Vibrata;
2) Cristian Di Berardino (29) residente a Sant’Egidio alla Vibrata.
Abruzzesi ai domiciliari:
3) Francesco D’Annunzio (43) residente a Penne;
4) Mario De Ioris (62) residente a Pescina;
5) Giuseppe Di Cecco (61) residente a Lettomanoppello;
6) Francesco D’Onofrio (31) residente a Villamagna;
7) Marenzo D’Onofrio (55) residente a Villamagna;
8) Antonella Mastrogiacomo (38) residente a Carpineto della Nora;
9) Paolo Marcozzi (47) residente a Civitella del Tronto;
10) Aldo Nanni (62) residente a Villamagna;
11) Rodolfo Orrù (59) residente a Turrivalignani;
12) Felice Palmieri (50) residente a Borrello.
Abruzzesi agli obblighi di dimora:
13) Francesca Avigdor (26) residente a Sant’Egidio alla Vibrata;
14) Romina Candeloro (39) residente a Pescara;
15) Liana Dimartino (53) residente a Turrivalignani;
16) Licio Pardi (74) residente a Manoppello;
17) Adelchi Pistella (52) residente a Picciano.
Altri indagati in carcere:
Tarek Chorfane, Chafiaa Turki, Abdellaoui Walid Ben Naceur, Abdessamad Baccara, Bamunusinghe Arachchige Iranganie Perera, Aicha Boughriss, Mohammed Ciiaiby, Abdelaziz Chroudi, Adel Dridi, Tarik El Omari, Mounir Ghàrsallah, Taoufik Jlassi, Jayantha Kolamunnage, Amjed Mabrouk, Bouzekri Meziane, Rachid Metrabi, Mbarak Nassek, Samanjane Pathisthanage, Majid Sadadi, Aziz Tarroufi, Torki Afoua Bent Hemdane, Turki Lassaad Ben Hemdane. Gli altri ai domiciliari:
Al Mouhajir El Arbi, Riadh Akari, Ahmed Bey, Abdelkader Boudeir, Livia Cerioni, Anis Fetaiti, Alì Helaoui, Laassad Helaoui, Serafini Lazzarini, Mhadbi Saida Ben Hedim, Tarek Mhadhbi, Fatima Ouazzouz, Gianmarco Veccia, Rosella Zaccagnini.
Altri indagati agli obblighi di dimora:
Hadj Bakri, Abu Shahid Baktiar, Slaheddine Bayouli, Soumia Benkhalifa, Mohamed Ben Cherifa, Issam Ben Hemdane, Naceur Ben Moussa, El Hassan Chatbi, Morad El Omari, Mohamed Fahi, Claudio Flamini, Othmane Ghallaoui, Klement Gàno, Noureddine Habacha, Charfeddine Ben Salem Jelassi, Adel Ben Alj Kheder, Fethi M’ Hadhbi, Arben Muca, Mondher Nahdi, Mourad Ouerghi, Guobiao Qiu, Mohsen Rezgui, Youssef Rouis, Lucio Salamini, Abderrahim Tiadla, Luisa Tomasello, Siquan Wu, Ben Mohamed Ahmed Zhioua.
REGIONE ABRUZZO: PROPOSTO PROTOCOLLO A SOSTEGNO VITTIME
"Un protocollo per forze dell'ordine e operatori sociali a sostegno delle vittime della tratta" L'annuncio arriva di prima mattina, durante il convegno sulla tratta di esseri umani promosso dalla Commissione Pari Opportunita' regionale e proprio nel giorno in cui la stampa da' conto delle 108 misure cautelari emesse a seguito dell'operazione "Lavoro pulito" che ha visto assestare un duro colpo ad una delle piu' efficienti e articolate organizzazioni criminali che hanno favorito l'immigrazione clandestina in Italia e in Abruzzo. Il Procuratore di Pescara Nicola Trifuoggi spiega con chiarezza: "Non ce la siamo presa con i deboli ma con coloro che li sfruttavano" e racconta come anche questa operazione dimostri la necessita' di imparare a riconoscere tra i tanti immigrati che arrivano nel nostro paese i casi di grave sfruttamento e di vera e propria tratta degli esseri umani. Poi, avanza la proposta:"Intendo convocare a breve un incontro con i vertici delle forze dell'ordine per definire, insieme agli operatori sociali, linee guida per l'identificazione delle vittime di tratta". Il modello da seguire potrebbe essere quello gia' sperimentato dalla Procura di Teramo che, insieme all'associazione On the Road, ha definito un protocollo gia' da qualche anno. Il primo problema, come spiega il direttore di On the Road Marco Bufo, "e' riconoscere le vittime, perche' spesso le prime persone a non percepire lo sfruttamento come tale sono proprio loro. Un approccio alle vittime teso alla massima comprensione e all'inclusione nei programmi di protezione sociale previsti dall'articolo 18 del testo unico sull'immigrazione facilita anche il lavoro delle forze dell'ordine". David Mancini, magistrato a Teramo e membro del Comitato Antitratta istituito presso il Dipartimento per le Pari Opportunita' della Presidenza del Consiglio dei Ministri ,fornisce i dati a sostegno di questa tesi."Dall'adozione del protocollo ad oggi la procura di Teramo ha quadruplicato il numero dei procedimenti giudiziari - racconta Mancini - quasi il cento per cento delle vittime ha confermato al processo le accuse nei confronti degli sfruttatori e ha consentito di arrivare a sentenze di condanna. Ovviamente questo dipende dal fatto che, grazie ai programmi di protezione sociale, chi denuncia puo' sentirsi protetto, sicuro di poter affrontare il processo senza correre il rischio di ritorsione da parte degli sfruttatori". Ma il convegno e' stato anche l'occasione per una riflessione sul ruolo della stampa e sull'importanza di raccontare correttamente fenomeni complessi e troppo spesso rappresentati in modo distorto. La giornalista Patrizia Pennella, per conto dell'Ordine dei Giornalisti d'Abruzzo e della Federazione della Stampa, ha sottolineato come "troppo spesso venga taciuta una realta' alla quale ci siamo abituati e che e' funzionale alla nostra stessa societa'". Una denuncia accorata quella di Pennella: "Il nostro primo errore e' quello di tacere. Il mendicante non fa notizia, vediamo la prostituta sfruttata sulle strade tutti i giorni ma ci voltiamo dall'altra parte, diamo per acquisito che la raccolta dei pomodori debbano farla gli stranieri per stipendi da fame. Raccontare correttamente queste realta' consentirebbe anche a noi giornalisti di lavorare a sostegno delle vittime. Possiamo farlo, a partire da una attenta applicazione della carta di Roma". (fonte AGI)