La condanna dei tre dirigenti Google per non aver impedito la pubblicazione di un video che mostrava atti di bullismo su un minore affetto da autismo ha sollevato un polverone. Non solo relativamente a polemiche su privacy e libertà di espressione.
La notizia della sentenza ha stimolato il ricordo di quanto contenuto nel video: il violento attacco fisico e verbale che alcuni adolescenti torinesi inflissero al compagno disabile durante una comune giornata di scuola.
Immagini crude, vivide, rimaste impresse nella memoria collettiva di un’Italia ancora legata al culto del minore, ma sempre più disorientata sui percorsi educativi da intraprendere per una più autentica comunicazione con il giovane.
La scena venne filmata nel 2006, alla fine di maggio, e caricata su Google l’8 settembre dello stesso anno. Nel filmato si vede un ragazzo bruno che sferra calci e pugni al compagno disabile. Posto di spalle a chi sta riprendendo l’accaduto, l’aggressore si muove indisturbato di fronte ad una platea insolitamente silenziosa.
Una decina di studenti assistono immobili alla violenza. Forse hanno paura del bullo. Forse sono semplicemente anestetizzati dai tanti episodi di inciviltà che vita quotidiana e apparato mediatico propongono ogni giorno. Forse, come tanti adolescenti, stanno ancora cercando il proprio modo di esprimersi.
NEMICO DI CLASSE
In questi giorni presso il Teatro Italia di Roma si sta tenendo uno spettacolo molto interessante. Si chiama Nemico di classe, scritto da Nigel Williams.
La sua prima volta in Italia fu nel 1983 al Teatro dell’Elfo. Diretto da Elio De Capitani e interpretato dagli allora giovanissimi Claudio Bisio, Paolo Rossi, Antonio Catania, Riccardo Bini, Sebastiano Filocamo (e lo stesso regista), viene oggi riproposto da Massimo Chiesa e sette attori della “The Kitchen Company”.
Negli anni che seguirono le prime rappresentazioni dell’opera sembrava che in Italia non vi fosse più bisogno di spettacoli ad alto impatto sociale come Nemico di classe. Sembrava.
Oggi c’è bisogno di tutto. Specialmente dell’arte. Quella spietata, coinvolgente, audace e autorevole del teatro fatto bene, con passione, impegno, autenticità.
La stessa autenticità di certi bravi insegnanti. Quei docenti consapevoli del ruolo che ricoprono e della missione sacra che li contraddistingue dal resto della società: trasmettere sapere e valori a chi un giorno dovrà sostituirci.
Riportiamo i suggerimenti di un insegnante abruzzese che svolge il suo lavoro a Bologna, Tonio Di Carlo. Sperando siano utili a chi, come lui, desidera conoscere prima di insegnare, ascoltare prima di parlare, rispettare prima di esigere rispetto.
IL DECALOGO DI TONIO
“Spesso, i colleghi mi chiedono: "ma tu, come fai ad appassionarli e a renderli mansueti? Con te, in classe, non vola una mosca!".
A volte, me lo chiedo anch'io e di risposte ne trovo molteplici ma nessuna afferente lo specifico delle mie competenze, conoscenze e abilità in Storia dell'Arte e Disegno. Riguardano prevalentemente la Psicologia e la Sociologia della Comunicazione, discipline imprescindibili per un'azione didattica-educativa efficace.
Quelli che seguono sono, umilmente, i miei dieci semplici, quanto essenziali e certo non unici, suggerimenti da prof.
... Perchè la perfetta conoscenza della disciplina di competenza, certamente non abilita alla trasmissione della stessa. Così, possono esserci degli ottimi laureati o dei docenti di ruolo di lungo corso ma pessimi insegnanti.”.
I servizi precedenti sulla scuola e i giovani:
Intervista alla maestra Bianca
Non solo bulli. Storia di Mariachiara e Mattia
Tragedia alla Luiss. Per anni mente sugli esami, poi si uccide
Giovanna Di Carlo