Interculturiamo: una festa per gli immigrati in una terra di emigraz

21 Giugno 2007   18:36  
"Interculturiamo”, che ha avuto luogo a Fossa, in provincia dell´Aquila, è prima di tutto una festa con e per gli immigrati che vivono nel nostro paese. Nel corso della giornata si sono tenuti concerti di vari generi musicali, performance teatrali, proiezioni video, ed un dibattito dal titolo: “Fossa, da paese di emigrazioni a paese di immigrazioni, riflessioni sul fenomeno migratorio nel nostro territorio”. Ci piaceva l’idea di riflettere tutti insieme, abitanti vecchi e nuovi, sulle motivazioni e sulla realtà delle persone che emigrano. Spesso in Italia ci dimentichiamo che fino al 1970 il nostro paese è stato terra di forte emigrazioni, dimentichiamo che sono oltre 60 milioni gli italiani oriundi discendenti dai vari flussi migratori che hanno scandito la storia italiana per oltre un secolo. Dal 1870, anno in cui il fenomeno inizia ad assumere rilevanza, al 1970, anno in cui il saldo migratorio in Italia per la prima volta appare positivo, i nostri emigranti si sono diffusi in tutti i continenti per cercare migliori condizioni di vita per loro e per i loro figli. Hanno sùbito tutte le discriminazioni ed i giudizi affrettati ed approssimativi che oggi noi lasciamo che i nostri immigrati subiscano. A Fossa sappiamo bene cosa significa emigrare, come in tutto l’Abruzzo. Negli anni cinquanta i nostri paesi si sono svuotati, i nostri zii ed i nostri nonni sono partiti per cercare condizioni di vita dignitose, facendo i lavori più duri, quelli che i Belgi non volevano fare, quelli che gli australiani non prendevano in considerazione. Giù in fondo, nel cuore della terra a cavar carbone, perché il Belgio ci dava energia in cambio di braccia. Nelle afose foreste australiane a tagliare canna da zucchero, in un clima così diverso e cosi pesante rispetto anche alle più calde giornate di luglio, quando nelle campagne del paese si mieteva, e, da Marinare a Piedi le Vigne fino a S.Lorenzo, le voci si confondevano. Nel corso del dibattito, alle esperienze di Jan Pierre Ndayambaje, Ruandese residente a Fossa da tre anni, si sono affiancati i ricordi di Maria Assunta Calvisi, regista teatrale che qualche anno fa ha messo in scena un meraviglioso spettacolo, Atto di richiamo, proprio sull’emigrazione nel nostro paese. Figlia di un sub agente per l’emigrazione, Maria Assunta vedeva sfilare nella sua casa decine di giovani pronti a partire per l’Australia, il Sud America o il Centro Europea. E allora i pochi rudimenti di lingua, le cose da dire e quelle da tenere nascoste, i matrimoni in nave e i saluti di chi restava. Nel 1947 il paese contava circa 2000 abitanti, negli anni settanta ne rimanevano poco più di 600. L’età media di chi partiva era 21 anni, l’Australia era la meta di molti, negli anni cinquanta 255 fossolani sbarcarono nelle coste tra Melburne e Sidney, dopo 40 giorni di mare. Oggi a Melburne a ricordare quell’esodo è rimasto un Club, dove si parla un dialetto stretto, con termini che noi non usiamo più ma che ci piacciono perché ci ricordano quelli che usavano i nostri nonni. E’ la nostra storia recente ma noi sembriamo averla dimenticata. Gli immigrati che oggi arrivano alle nostre frontiere non sono così diversi da quelli che negli anni cinquanta lasciavano i nostri paesi. Si parte per necessità, per una scelta che è relativamente libera, perché non si più parlare di piena libertà quando il bisogno ci costringe a prendere determinate decisioni: le nostre famiglie se avessero potuto scegliere non si sarebbero divise. Gli immigrati di oggi, come quelli di allora, fuggono da condizioni di vita divenute insostenibili: povertà, economia disastrata, mancanza di sistemi minimi di sicurezza, di sanità e servizi. Per non parlare dell’Africa e da chi fugge da persecuzioni politiche, dai conflitti interni e delle guerre. Domenica abbiamo ricordato e parlato di tutto questo, in maniera semplice, condividendo in piazza i diversi piatti tipici che i nostri immigrati ci hanno preparato, insieme alla pasta e fagioli e alle salsicce. Per ricordarci chi siamo e da dove veniamo, perché il boom economico italiano c’è stato grazie anche ai minatori abruzzesi e noi non potremmo seguire i nostri anziani senza l’assistenza delle signore straniere. Monia Cincis

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