L´Unsa-Sicis rinnova alla farnesina la vertenza contro l´Ara

18 Settembre 2006   12:19  
Unsa/Sicis-Mae, il sindacato autonomo degli impiegati a contratto del Ministero degli Esteri, rilancia la sua vertenza contro l’Aran colpevole di non far partecipare alle elezioni per le Rsu i dipendenti contrattualizzati in servizio presso le nostre diplomazie all’estero. Il sindacato guidato da Fabio Giancastro, in una nota denuncia a "il perdurare della discriminazione voluta dall’Aran con la circolare del 16 ottobre 2001 (prot. 14081) emanata in netto contrasto con le disposizioni contenute nell’art. 3 del regolamento per la disciplina dell’elezione delle Rappresentanze sindacali unitarie, che di fatto nega ai cittadini italiani assunti presso le rappresentanze diplomatico-consolari il diritto fondamentale all’attività sindacale attiva e passiva". L’Unsa/Sicis-Mae chiede, pertanto, al Ministero guidato da Massimo D´Alema (nella foto) "di voler intervenire presso l’Aran, affinché venga garantito ai lavoratori del Mae l’esercizio dei diritti di tutela e di rappresentanza nei posti di lavoro, anche se titolari di un contratto regolato dalla legge locale". Una discriminazione non più accettabile, spiega il sindacato guidato da Giancastro, "essendo priva di riscontro normativo: secondo l’art. 3 del Regolamento - ricordano nella nota - ‘hanno diritto a votare tutti i lavoratori dipendenti con rapporto di lavoro a tempo indeterminato in forza nell’amministrazione alla data delle elezioni, ivi compresi quelli che vi prestano servizio in forza di comando e fuori ruolo". La circolare Aran è, quindi, secondo Unsa/Sicis, "in netto contrasto con i principi costituzionali e con la normativa comunitaria, che vieta qualsiasi discriminazione sul posto di lavoro". La sigla autonoma chiede, infine, all’Aran di rivedere "le disposizioni a suo tempo emanate, anche in considerazione dell’evolversi della situazione giuridica degli italiani all’estero: non è infatti concepibile - conclude - che a un dipendente dello Stato, che ha la facoltà di candidarsi al Parlamento italiano, non venga riconosciuto il diritto di voto attivo e passivo, che non possa partecipare attivamente alla vita sindacale e determinare con il suo voto la composizione delle Rsu volute dal legislatore per la tutela di tutti i lavoratori".

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