L'Aquila città Aperta: ''Nessuno ostacoli i progetti dell'Eni''

28 Giugno 2012   16:23  

Riceviamo da Donatella Flati del Gruppo giovanile “L’Aquila Città Aperta” 

'' La vicenda ENI-Università dell’Aquila va inquadrata all’interno della strategia, “Visione L’Aquila 2030”, elaborata dal Ministro per la coesione territoriale Fabrizio Barca, che individua nell’Università la risorsa più importante per la rinascita e il rilancio della Città.

L’Aquila ha, infatti, un importante ateneo, con delle facoltà scientifiche di grande valore. Ha i laboratori del Gran Sasso, dove ogni anno 800 scienziati di tutto il mondo (tra cui una dozzina di premi Nobel), vengono a condurre i propri esperimenti.

Il punto è che fino a oggi, l’Abruzzo avrebbe potuto essere anche il Kansas per questi studiosi, perché non c’è mai stato alcun piano che puntasse a radicare la loro presenza sul territorio. Ora, esiste un progetto congiunto portato avanti tra il Governo nazionale e il Presidente della Regione, che prevede fondi per milioni di euro destinati alla creazione del Gran Sasso Science Institute, che sorgerà all’Aquila e rappresenterà una grande attrattiva per i giovani studenti.

Negli ultimi due anni, infatti, l’Università dell’Aquila è sopravvissuta grazie all’esenzione del pagamento delle tasse, ma il rischio è che diventi un ateneo per corrispondenza.

Bisogna, invece, spingere gli investimenti, perché 20mila studenti sono una grande risorsa da cui far ripartire l’economia.

E, qui, veniamo alla vicenda che riguarda “Un ponte per l’innovazione”, l’accordo di programma tra l’Università dell’Aquila e l’Eni, i cui termini sono scaduti lo scorso 8 maggio.

Con questo accordo, la compagnia petrolifera si impegnava a un investimento complessivo di 12 milioni di euro per la costruzione (ma non per la gestione) di un Centro di Ricerca dotato di 50 laboratori, aule tecniche, uffici, oltre a una casa-alloggio per ricercatori e studenti da 100 posti. 

In cambio della struttura, l’Eni aveva chiesto le autorizzazioni per la realizzazione di una centrale di teleriscaldamento con una potenza termica complessiva di 120 megawatt, di cui 10 derivanti da biomasse e 110 da gas naturale.

Per il progetto del Centro di Ricerca l’Eni aveva chiesto la disponibilità di un terreno di circa 7mila metri quadrati.

Invito accolto dal Consiglio comunale, che modificò la destinazione d’uso di un terreno agricolo da 18mila metri quadrati (di proprietà dell’Università), concedendo l’edificabilità. Peccato che gran parte di quelle superfici fossero state concesse in affitto a un agriturismo, i cui proprietari dimostrarono fin da subito forti resistenze a lasciarle.

Ne è nato un contenzioso civile tra i titolari dell’agriturismo e l’Università che durerà anni, e anche in caso di giudizio favorevole, l’Eni avrà sicuramente realizzato altrove il suo investimento.

Lo scorso 31 maggio, infatti, l’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, ha comunicato a Di Orio la volontà di ritirare il finanziamento per le lungaggini burocratiche che stanno accompagnando l’iter.

Sempre il 31 il consiglio di amministrazione dell’ateneo ha autorizzato lo stesso Di Orio a procedere alla stipula degli atti necessari a riacquisire la disponibilità dei terreni che dovranno ospitare il Centro Ricerca, sulla base di un accordo con i proprietari, a cui sono stati concesse altre particelle. A questo punto il terreno c’è, ma il Centro di Ricerca no.

Ora l’unico e ultimo appiglio che rimane è la volontà di Scaroni – già anticipata a Di Orio in una lettera – che si è detto pronto a fare ancora qualcosa per L’Aquila, confrontandosi questa volta esclusivamente con il Comune.

A questo punto sorge una riflessione: perché ostacolare il concretizzarsi degli investimenti, invece di favorirli? E’ un lusso che non possiamo certo permetterci.''


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