L'Aquila, errori fatali e fine dei sogni

10 Marzo 2015   07:00  

Si è di fatto giocata le ultime residue possibilità di riaggrapparsi ai play-off per la promozione L'Aquila di Nunzio Zavettieri, malamente sconfitta in casa nel big mattch contro la Reggiana.

Il risultato finale, 0-1 per gli emiliani, non solo non fa una piega, ma avrebbe anzi meritato di essere più ampio e, soprattutto, ha messo drammaticamente in evidenza tutti i limiti attuali della compagine rossoblù, a cominciare dall'incapacità di gestire la pressione del dover a tutti i costi conquistare i tre punti.

Incapacità che si è palesata in varie circostanze e modalità, a cominciare dai gravi e ripetuti errori dei singoli, frutto anche di alcune scelte del tecnico calabrese rivelatesi col senno di poi decisamente sbagliate. In primis, l'aver schierato marko Djuric al posto di Ciccio Corapi: l'ex giocatore del Forlì ha sbagliato un'infinità di palloni, sia nel difendere che nel tentare di proporre l'azione rossoblù. Ma anche Ivan Pedrelli, autore dell'arrischiatissimo retropassaggio che ha permesso a Ruopolo di segnare il gol che si è poi rivelato decisivo.

Errori che si sono invevitabilmente ripercossi sull'intera manovra di squadra, in evidente affanno ed incapace di lottare davvero alla morte, a differenza di quanto visto nella volenterosa ma sfortunata gara contro il Pontedera. E, soprattutto, una squadra che ha mostrato una tenuta psicologica davvero tenue, andando in confusione quasi totale dopo la rete subìta, mai in grado di sviluppare un gioco propositivo: ne sono state dimostrazione le poche estemporanee occasioni da rete create, tutte più o meno frutto del caso.

A meno di clamorosi ribaltoni nelle parti alte della classifica nelle prossime giornate, ormai il sogno promozione appare una chimera. In altri termini, alla luce degli investimenti effettuati, sarebbe un mezzo fallimento, di cui però Zavettieri sarebbe responsabile solo in minima parte: in campo ci vanno i giocatori, e di grinta e di idee ne stanno da qualche tempo mostrando ben poche.

Lorenzo Ciccarelli


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