L'Aquila: il mistero dei fondi mancanti per le "case E"

Il parere dell'ordine degli ingegneri

26 Ottobre 2010   12:00  

Basteranno i soldi previsti dal finanziamento statale per ristrutturare le case classificate E?

Lo abbiamo chiesto al presidente dell'Ordine degli ingegneri dell'Aquila, Paolo De Santis che spiega quanto segue: i fondi potrebbero non bastare, e proprietari potrebbero essere costretti in molti casi ad integrare anche con parecchi soldi l'intervento di ristrutturazione.

L'ordinanze di Protezione civile 3881 per il costo a metro quadro per la ricostruzione delle case E adibite ad abitazione principale rimanda infatti ad una delibera di Giunta, la numero n. 614 del 9 agosto 2010 pubblicata sul B.U.R.A. del 24 settembre 2010, che si occupa di edilizia residenziale pubblica per l'intero Abruzzo - non specifica  per il terremoto, dunque -  e questa delibera definisce un costo base di appalto per la ricostruzione al massimo pari a 1.180,00 €/mq.

Non solo, questa delibera fa riferimento alla superficie netta e non quella lorda. Ovvero alla superficie calpestabile, esclusi i muri. Una differenza non da poco: nelle case antiche del centro storico i muri possono incidere sula superficie anche del 30%.

Nella delibera poi non si fa nessun riferimento alle superficie commerciali, direzionali e per uffici. Che specie ne centro storico occupano i pianterreni.

A conti fatti il contributo già risicato, sottolinea il presidente De Santis, dovrà essere spalmato su una superficie ben maggiore, lorda e non netta, che comprende all'appartamento anche le parti comuni di un condominio, come le scale, il pianerottolo, il garage l'ascensore e così via, e le parti strutturali.

Insomma, il prezzo a metro quadro che sarà coperto scende secondo alcuni calcoli a 800-900 euro a metro quadro, in molti casi del tutto insufficiente, a meno che il proprietario non integri di tasca propria le migliaia di euro mancanti. Ma in una città dove sono oltre 10mila le persone rimaste senza lavoro e in cassa integrazione vista la crisi, tenuto conto delle sontuose pensioni di cui godono gli anziani, e degli stipendi da morti di fame di moti giovani terremotati precari, questo potrebbe essere un bel problema.

E allora cosa potrebbe accadere? Riparate le parti strutturali, alcuni appartamenti, delle persone con maggiore disponibilità economica, potranno essere ristrutturate e saranno riabitati.

Altri appartamenti, sempre abitazioni principali, rimarranno invece vuote e inagibili e magari i proprietari rimarranno a vivere nei Map e nel progetto CASE o andranno via, dopo aver svenduto l'appartamento.

Se non passeranno completamente di mano, i palazzi diventeranno una sorta di groviera, i centri storici in particolare saranno ricostruiti a macchia di leopardo.

Al pianterreno i negozi, locali e ristoranti rimarranno forse per sempre con le saracinesche abbassate, perché nella delibera cui l'ordinanza fa riferimento, non sono previsti soldi per i locali commerciali.

Prime case vuote, negozi vuoti, ma anche e soprattutto molte seconde case vuote, in quanto anche in questo caso non sono previsti finanziamenti ai residenti del cratere che già godono del finanziamento per ristrutturare la prima casa.

Il futuro dei centri storici antichi di secoli, passa per ordinanze e delibere. In base alle attuali disposizioni difficilmente potranno essere ricostruiti.

Del problema gli ingegneri aquilani ne hanno parlato con Fintecna, Reluis e Cineas giovedì scorso.

L'Sge sembra essere consapevole del problema. Il commissario Chiodi ha recentemente e con buoni argomenti difeso lo strumento dell'ordinanza, flessibile e plasmabile a seconda dei mutamenti di scenario. Dunque non ci sarebbe problema, basta una nuova ordinanza con il prezzo congruo scritto nero su bianco.

Foto tratta da: http://unacarrioladidisegni.blogspot.com/2010/08/i-disegnatori-con-il-caschetto.html


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore