L'Aquila, quattro anni dopo: il lungo cammino della memoria per tutti i morti di illegalità

309 i morti del sisma del 6 aprile 2009

06 Aprile 2013   15:30  

E' stato un serpentone di fiaccole, quello partito intorno alle 22 del 5 aprile 2013 da Via XX Settembre.

Alla testa della fiaccolata le facce dolenti dei familiari delle vittime, quelle 309 persone morte durante il terremoto di magnitudo 6.3 del 6 aprile 2009.

Tante piccole lucette segno di una memoria che dovrà rimanere sempre accesa, per una città che non deve mai dimenticare che non si può morire di terremoto.

Lungo la strada più costellata di vittime, Via XX Settembre, i parenti dei morti e tanti aquilani, di cui moltissimi giovani, in un silenzio irreale hanno percorso una strada che fa paura.

Morti ogni poche centinaia di metri: Via XX Settembre 123, via XX Settembre 79, Via Poggio Santa Maria, la Casa dello Studente, Via Sant'Andrea, Via Campo di Fossa, Via Generale Rossi e più giù verso la Villa comunale, Via Don Luigi Sturzo, e ancora Via Grabriele D'annunzio.

Ogni palazzo molti morti, e la fiaccolata ha reso omaggio a tutti con soste di raccoglimento nell'area antistante il palazzo crollato.

Storie di vite spezzate e di costruzioni frutto di illegalità, di dolo o di incompetenza. La magistratura lavora indefessamente per scoprire la verità.

La fiaccolata dell'Aquila è anche tutto questo, il dolore di vite spezzate in pochi secondi, con palazzi caduti come castelli di sabbia, con a fianco palazzi simili rimasti in piedi, e dove le persone sono uscite vive.

E quei morti sono i morti di tutta L'Aquila.

Presente alla fiaccolata una delegazione di parlamentari del MoVimento 5 stelle, che si sono letteralemente mescolati tra i cittadini aquilani.

E come ogni anno le donne che combattono per la legalità: madri, figlie, mogli e sorelle di chi è morto sul lavoro, o per cause tutt'altro che naturali.

Viareggio, Thyssen Krupp, Giampilieri storie di illegalità dove la vita sana è stata spezzata per sempre da cause non naturali.

Come non naturale dovrebbe essere morire di terremoto. La tecncologia e la scienza sanno come costruire o preservare ciò già esiste in zone sismiche. L'Aquila deve impararlo per i figli che sono rimasti.

Tanto dolore nella fiaccolata, un dolore che a quattro anni dalla tragedia, è intimo, scava un abisso, ed è persino difficile riuscirlo a raccontare.

3000, 5000 o 12000 persone non importa, L'Aquila c'era alla fiaccolata. E per tutti è stata una lunga camminata della memoria, per chi si è salvato, per chi non c'era, per chi non c'è più. 

Memoria delle persone, dell'Aquila che fu, ma i palloncini lanciati in aria hanno ricceso nei cuori la speranza, di farcela, di riuscire un giorno a portare la fiaccolata nelle strade di una città ricostruita e soprattuto più sicura, nella memoria di chi è morto alle 3.32 del 6 aprile 2009.

di Barbara Bologna
immagini Alessandro Di Giacomantonio
montaggio Luca Di Giacomantonio

 


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