L'Aquila zona 2 per rischio sismico. Ora ci si chiede perchè...

Tempi geologici più veloci di quelli della politica

22 Agosto 2009   13:08  

La secolare storia dell'Aquila è anche una storia di terremoti devastanti, preceduti da lunghi sciami sismici, e che hanno colpito con effetti analoghi le stesse zone, le stesse chiese, gli stessi paesi. Il terremoto del sei aprile 2009, ripetono gli esperti della Commissione antirischi non poteva essere previsto, si può senz'altro però affermare che ad amplificarne gli effetti distruttivi, ed il portato di lutto e dolore, è stato anche l'oblio del passato, la non consapevolezza dei rischi che un territorio come quello aquilano, attraversato nel sottosuolo da pericolosissime faglie, era ed è tuttora esposto.

Un esempio di questa sottovalutazione è la delibera di Giunta datata 5 aprile 2005, ai tempi governava il centrodestra dell'onorevole Giovanni Pace.

Con essa si recepivano le disposizioni di un Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri, ai tempi Silvio Berlusconi, e con cui si chiedeva alle Regioni una riclassificazione sismica dei territori, alla luce del recente terremoto del Molise, e di approvare nuove leggi per la costruzione degli edifici pubblici e soprattutto di quelli strategici, in modo tale da renderli adeguati alle nuove tabelle di rischio.

La delibera fu approvata, e firmata dall'allora assessore alla Protezione civile Giorgio De Matteis, e lo studio fu affidato a Collabora Enginering.

Ebbene: l'esito di quella riclassificazione fu la conferma del territorio aquilano come zona sismica 2, ovvero a rischio medio.

Molti esperti oggi contestano questa classificazione, che non coincide con la conformazione dei suoli e l'estensione delle faglie fotografate dalle mappe dell' Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

Il territorio a nord dell'Aquila fino a Pizzoli è infatti zona 1, cioè ad elevatissimo rischio sismico, poi a cominciare dalla periferia ovest del capoluogo, a forte espansione urbanistica, diventa zona 2, e lo stesso vale per Onna, Villa Sant'Angelo, Poggio Picenze e Paganica, tutti centri abitati devastati dal sisma dei sei aprile. Solo nella Marsica si torna in zona 1.

Una diversa classificazione, si afferma oggi con il senno di poi, avrebbe consentito politiche di prevenzione e messa in sicurezza degli edifici senz'altro più efficaci e tempestive, e per cui erano previsiti finanziamenti aggiuntivi, avrebbe favorito un'edilizia privata più sicura dal punto di vista sismico e imposto maggiori controlli. 

Nella delibera del 2005 comunque si programmava la messa in sicurezza di edifici altamente strategici come ad esempio la Prefettura e l'Ospedale san Salvatore, entro sette anni, ovvero entro il 2012.

Il terremoto, che ha tempi diversi da quelli della politica, è arrivato prima.

Delibere, mappe sismiche, e altri documenti sono consultabli on line sul sito www.abruzzo24ore.tv

 

FT

 


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