L'Fbi chiude Megavideo: fondatore Kim Schmitz rischia 50 anni di galera

20 Gennaio 2012   10:30  

Megavideo chiuso. Ad effettuare l'operazione "shock" l'FBI su ordine del dipartimento della giustizia americano. La chiusura di Megavideo rappresenta un momento cruciale della battaglia contro la pirateria.

Megavideo, chiuso assieme a Megaupload e Megaporn, era uno dei principali punti di riferimento per chi cercava film e serie tv da guardare in streaming. L'archivio era davvero molto fornito: tutti i contenuti venivano ospitati in forma anonima dai server della società.

Una sorta di spazio senza limiti - o quasi - dove in gran parte venivano uploadati illegalmente film e telefilm. In breve tempo è diventato il 13esimo sito più visto del web. La società di Megavideo, con stimati 175 milioni di dollari di ricavi, guadagnava grazie alla pubblicità ma anche grazie agli abbonamenti che gli utenti sottoscrivevano per non avere limitazioni nella visione.

Arrestate 7 persone che rischiano ora di finire in carcere per oltre 20 anni. Si parla di perdite per oltre 500 milioni di dollari da parte delle società detentrici dei diritti d'autore. Il fondatore del sito, Kim Schmitz, e altri tre sono stati arrestati in Nuova Zelanda su richiesta delle autorità statunitensi.

Altre due persone sono ricercate e numerose altre due risultano incriminate. L'atto di forza arriva a 24 ore dallo sciopero di internet 1 per protestare contro il Sopa, la legge antipirateria in discussione al Congresso che, secondo molte internet company tra cui Google e Wikipedia, metterebbe a repentaglio la libertà di espressione online.

Per il Dipartimento di Giustizia, Megaupload "ha riprodotto e distribuito illegalmente su larga scala copie illegali di materiale protetto da copyright, tra cui film - anche prima dell'arrivo in sala - musica, programmi televisivi, libri elettronici e software. Le accuse nei confronti degli indagati sono pesanti: associazione a delinquere finalizzata all'estorsione, al riciclaggio e alla violazione del diritto d'autore.

Rischiano oltre 50 anni di prigione ciascuno n un comunicato pubblicato poco prima della chiusura, Megaupload bollava come ridicole le accuse di violazione del copyright, affermando che "la stragrande maggioranza del traffico generato dal sito è legale.

Siamo qui per restare", garantiva Megaupload, aprendo al dialogo con l'industria dell'entertainment che, scrivevano gli autori del messaggio, "vuole avvantaggiarsi della nostra popolarità".


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore