L'accordo sul clima: i punti principali

13 Dicembre 2008   13:25  

 Una ‘road map’ dei negoziati internazionali, temporaneo accesso ai paesi in via di sviluppo al ‘Fondo di adattamento’ con cui fronteggiare l’impatto del riscaldamento globale e studi di metodologie a favore del mantenimento di foreste e piantagioni: queste, per grandi linee, le principali decisioni adottate al termine della conferenza sul clima promossa dalle Nazioni Unite a Poznan, in Polonia, per preparare un nuovo accordo globale successivo al Protocollo di Kyoto. Nonostante l’accordo sia stato salutato con favore dai partecipanti, che hanno convenuto di rincontrarsi a marzo e successivamente a giugno per stendere la bozza definitiva di un documento da presentare al vertice di Copenaghen, nel icembre 2009, non sono mancate le critiche per i pochi passi in avanti compiuti nei confronti dei paesi poveri, i rimi a risentire delle conseuenze dei cambiamenti climatici. “Il fondo di adattamento è troppo limitato – ha commentato il ministro colombiano dell’Ambiente Juan Lonzano, dando voce alle perplessità di molti paesi africani e dell’America Latina – è un momento triste. La sofferenza di milioni di persone e vittime delle catastrofi ambientali non è stata ascoltata”.

Il pacchetto clima-energia su cui si è trovato l'accordo si propone tre obiettivi:

1) Riduzione vincolante di almeno il 20% di emissioni di gas effetto serra entro il 2020, da portare al 30% se altri Paesi industrializzati seguiranno l'esempio europeo.

2) Aumento vincolante del 20% dell'efficienza energetica a livello europeo entro il 2020.

3) Aumento al 20% (dal 7% attuale) della quota europea di consumi derivanti da fonti rinnovabili (sole, vento, biomasse), da realizzarsi con oneri ripartiti tra i 27 Stati membri (il 17% per l'Italia).

Per raggiungere questi target, il pacchetto individua misure e strumenti da ripartire tra Stati membri e settori, industriali e non, il cui costo complessivo è stato valutato all'1% del Pil, tra i 100 e i 120 miliardi di euro.

L'industria dovrà ridurre le sue emissioni del 21% e a partire dal 2013 dovrà pagare i diritti ad inquinare, che saranno venduti e scambiati alla Borsa europea delle emissioni, con obiettivi differenziati e progressivi.

SETTORE ENERGETICO Costituisce il 60% degli introiti previsti con la vendita dei diritti ad inquinare e dal 2013 dovrà pagare internamente per l'integralità delle sue emissioni a partire dal 2013. Ma l'accordo prevede deroghe per le centrali a carbone dell'ex blocco sovietico che dovranno comprare solo il 30% delle quote nel 2013 per arrivare progressivamente al 100% nel 2020.


SETTORI MANIFATTURIERI PIU' ESPOSTI A CONCORRENZA FUORI UE
Questi settori beneficeranno al 100% o quasi del diritto ad usufruire gratuitamente dei permessi ad inquinare fino al 2020. Parametri molto precisi, basati su costi addizionali, sono previsti per scegliere i settori esonerati. L'Italia ha ottenuto l'esonero per carta, vetro, ceramica e tondino. La Germania per il cemento, la calce, acciaio e chimica di base.


GLI ALTRI SETTORI Dovranno acquistare il 20% dei diritti ad inquinare a partire dal 2013 per arrivare al 70% nel 2020 e al 100% nel 2007 (era prima 2020 e poi 2025 nelle proposte precedenti).


FONDO SOLIDARIETA'
Il 12% dei fondi incassati dagli Stati membri dalla vendita dei permessi ad inquinare sono destinati a costituire un fondo di solidarietà per aiutare i paesi dell'Europa dell'est (Bulgaria, Repubblica ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia) a modernizzare il proprio sistema energetico, ancora dipendente dal carbone.


I RICAVI DELLA BORSA UE DEI PERMESSI DI INQUINARE Calcolando un costo di 30 euro a tonnellata di C02, i ricavi complessivi della vendita e scambio di permessi ad inquinare sono stimati a 44 miliardi di euro per anno. Gli introiti sono destinati alle casse statali, ma la metà dovrà essere consacrata ad investimenti 'verdi', in particolare contro la deforestazione, lo sviluppo delle energie rinnovabili, l'efficienza energetica e altre tecnologie. STOCCAGGIO E CATTURA CARBONE Un miliardo di tonnellate di quote di C02 saranno riservate a installazioni costruite a partire dal 2013. In particolare, 300 milioni di quote saranno consacrate al co-finanziamento della costruzione di 12 centri di cattura e stoccaggio di C02

 


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