L'assessore alle Finanze di Pescara smorza le polemiche sul richiamo della Corte dei Conti

23 Marzo 2012   08:47  

“Nessun errore nei conti tra residui passivi e attivi e nessuna sanzione per la ritardata approvazione del rendiconto consuntivo del 2009, determinata dall’approvazione, a fine aprile, dei bilanci delle nostre società partecipate. Si sgonfia puntualmente la polemica sterile sollevata dal Pd che, in merito al presunto ‘richiamo’ della Corte dei Conti, che tale non è, ha dimenticato di dire che le eventuali osservazioni sollevate dalla Sezione regionale di controllo si riferivano non ai conti dell’amministrazione di centro-destra ma, nel caso, a quelli del centro-sinistra, ossia del governo del consigliere Del Vecchio”. Lo ha precisato l’assessore alle Finanze del Comune di Pescara Eugenio Seccia nel corso della conferenza stampa odierna convocata per puntualizzare i termini della polemica sollevata nei giorni scorsi dal Pd in merito all’arrivo di un presunto richiamo dalla Corte dei Conti. Presenti stamane anche il Presidente della Commissione Finanze Renato Ranieri, il capogruppo del Pdl Armando Foschi e il Dirigente del settore Finanze Giovanni D’Acquino.

“Giorni fa – ha detto l’assessore Seccia – abbiamo letto sui giornali addirittura l’accusa assurda di aver ‘nascosto i conti e documenti’ per il presunto invio di una nota della Corte dei Conti che aveva evidenziato criticità sul conto consuntivo relativo al 2009 e approvato nel 2010, un’accusa fuorviante e strumentale assolutamente non corrispondente al vero. Addirittura il Pd, con una interpretazione del tutto personale di quella nota, ci accusa di aver utilizzato per il settore investimenti dei fondi a destinazione vincolata per le spese correnti, circostanza vietata dalla legge. Per smentire tali affermazioni, abbiamo preparato una delibera chiarificatrice e trasparente che addirittura porteremo in Consiglio comunale”. “Per effetto della legge del 2005, la Sezione regionale di Controllo della Corte dei Conti  sottopone ogni anno a verifica la gestione dei conti di tutti gli Enti territoriali, operazione che avviene ogni anno, dunque è una consuetudine, non un fatto eccezionale. Tale procedura – ha spiegato entrando nel dettaglio il Dirigente D’Aquino – è stata applicata anche per il rendiconto del 2009. Nella delibera della Sezione, del 28 luglio 2011, la stessa conclude nel deliberato con una frase chiara ed emblematica, ovvero che ‘non vi sono evidenze in prima istanza di una specifica pronuncia per gravi irregolarità’, ovvero il rendiconto del 2009 non è stato bersagliato da irregolarità. Nel deliberato di 20 punti, la Corte osserva solo due punti, ma senza alcuna prescrizione: innanzitutto ricorda che il rendiconto del 2009 doveva essere approvato entro il 30 aprile 2010 e chiede le ragioni per cui il documento è stato approvato il 10 agosto del 2010. La seconda osservazione entra nel merito dei numeri e dice che la Corte ha fatto dei conteggi sui residui inerenti gli investimenti. I residui, nello specifico, sono quelle somme stanziate in bilancio ma non incassate, e allora sono residui attivi, o non ancora pagate, e sono residui passivi. La Corte sostiene che nel settore investimenti il rendiconto 2009 porta un saldo tra i debiti delle opere pubbliche e i crediti a favore dei debiti di 22milioni 200mila euro e ce ne chiede le ragioni. Soprattutto ci chiede se per caso abbiamo introitato somme che poi non abbiamo speso per opere pubbliche. Noi abbiamo chiarito  che nel bilancio vengono riportati quadri economici risalenti anche agli anni ’80 per opere ormai concluse, i cui piani di ammortamento sono abbondantemente estinti, in cui il Responsabile unico del procedimento deve solo fare l’atto con cui si afferma che l’opera è conclusa. Parliamo in sostanza dei ribassi d’asta che normalmente restano in piedi finchè l’opera non si dichiara conclusa. In questo caso parliamo di opere degli anni ’80, ’90 o 2000. Se oggi chiudiamo i quadri economici, portiamo l’Ente a una somma da estinguere pari a più di 3 milioni di euro. Con la revisione dei residui, i debiti portati in meno costituiscono una sopravvenienza attiva e significa che l’Ente potrà utilizzare l’avanzo di amministrazione. In merito alla prima osservazione, ossia l’approvazione del rendiconto al 10 agosto anziché al 30 aprile, ricordiamo che l’Ente si è dotato di un bilancio consolidato di gruppo, ossia il bilancio è trasfuso nel bilancio delle società partecipate, Attiva Spa e Pescara Gas, ovvero i conti del Comune si sommano ai conti delle sue partecipate, bilanci che sono stati approvati il 29 e 30 aprile, dunque sarebbe stato impossibile per il Comune di Pescara approvare il rendiconto il 30 aprile stesso”. “Vale la pena sottolineare – ha aggiunto Ranieri – l’assurdità delle accuse del Pd perché è chiaro che non avremmo avuto interesse a nascondere i conti del 2009, che peraltro appartenevano per tre quarti all’amministrazione di centro-sinistra, con i suoi eventuali errori. Ed è qui – ha proseguito l’assessore Seccia – che si ravvisa l’errore: secondo il Pd la Corte dei Conti avrebbe rilevato che gli investimenti contratti nel 2009 dal Comune di Pescara superavano i 19milioni di euro e i mutui contratti negli anni precedenti non erano sufficienti a coprire le spese, quindi, non avendo capienza, avremmo attinto agli introiti vincolati per la spesa corrente. Una possibilità esclusa categoricamente dalla normativa”.


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