In una congiuntura italiana che scivola verso la crescita zero, l'economia abruzzese nel secondo semestre del 2007 registra un rallentamento meno evidente. La situazione non è affatto rosea, insomma, ma poteva andare peggio. Il quadro emerge dall' Indagine semestrale della Confindustria, presentato oggi a L'Aquila.
A tenere botta, viene però sottolineato, sono aziende forti nell' export e ad elevata competitività nel settore elettonico, metalmeccanico, farmaceutico, per il resto si registra rallentamento sia sul versante dell'offerta che in quello della domanda e una sfiducia diffusa che non favorisce certo gli investimenti.
Scendendo nel dettaglio stupisce la performance negativa della provincia di Chieti: -4,1% . ma sono dati che possono essere letti come un assestamento dopo anni di crescita.
Decisamente male l'industria pescarese, che registra un preoccupante - 9,2% della produzione. Stazionaria l'industria teramana. Dopo anni di performance negative, la provincia dell'Aquila dà invece incoraggianti segni di ripresa: + 6% le esportazioni e + 4% la produzione, grazie anche qui alla farmaceutica aquilana e all'elettronica marsicana
I settori che a livello regionale soffrono di più sono la chimica, l'abbigliamento, la carta e la gomma. Soffre anche il settore costruzioni e l'Ance torna a denunciare il dimezzamento degli investimenti in opere pubbliche, ma anche l'inefficienza della pubblica amministrazione nello spendere i soldi che ci sono. Il presidente di Confindustria Calogero Marrollo sottopone all'attenzione del governo regionale l'Indagine semestrale con in allegato quattro richieste ben precise: consorzi industriali sottratti alle grinfie della partitocrazia, un accesso al credito locale e dunque meno oneroso, un termovalorizzatore per prevenire l'emergenza rifiuti altrimenti inevitabile, l'eliminazione di ostacoli burocratici all'insediamento di aziende e alla loro attività come la Legge 10 recentemente approvata.
