L'indifferenza dopo il suicidio, la storia di Tiziana Marrone e di molti altri

20 Settembre 2013   08:19  

Giuseppe Campaniello il 28 marzo dell’anno scorso si è tolto la vita dandosi fuoco davanti all’Agenzia delle entrate di Bologna. Era un artigiano, ed è stato una delle vittime della crisi. Tiziana Marrone, sua moglie, oggi vive a Torrevecchia Teatina (Ch), si è dovuta trasferire per accudire la madre malata, su di lei grava il debito che aveva il marito nei confronti dello Stato. Ecco il suo grido di rabbia:

E’ trascorso un anno è mezzo, com’è cambiata la tua vita?

La mia vita è come se fosse stata ribaltata, prima pensavo in un modo, ora, da quando non c’è più mio marito, devo per forza di cosa agire da sola. Da più di un anno ho lasciato Bologna, mi sono dovuta trasferire per prendermi cura di mia madre malata, lei è pensionata ed io dovrei vivere con la pensione di reversibilità di Giuseppe: 470 euro. In questo Paese è impossibile, però pare che non se ne renda conto nessuno. Prima di partire ho mandato curricula ad aziende bolognesi e qualcuno mi ha risposto, dopo il trasferimento in Abruzzo ho cercato lavoro a Chieti, Pescara ma non mi ha risposto nessuno, del resto anche qui c’è crisi, io vedo negozi vuoti.

Il debito, di cui tu non eri a conoscenza, oggi pende su di te, come farai ad estinguerlo?

Io e Giuseppe eravamo in comunione dei beni, perciò con la sua morte ho ereditato il suo debito. Ma la mia firma non c’è da nessuna parte, non sono io che ho contratto dei debiti, fra l’altro fatti per poter lavorare, per mandare avanti l’attività. Trovo ingiusto che lo Stato chieda il conto a chi è vittima, io ho perso l’uomo con il quale ho condiviso tutta la mia vita e Giuseppe il suo debito lo ha pagato con la vita, così come tanti altri piccoli imprenditori e lavoratori. Sembra che vogliano approfittarsi di chi è già debole, anch’io sono una potenziale suicida se non riesco ad ottenere un impiego. infatti ho intenzione di tornare a Bologna e spero di trovare ancora disponibilità dalle aziende che mi avevano chiesto un colloquio prima di trasferirmi.

Ci sono dei responsabili per la morte di Giuseppe?

I responsabili sono coloro che fanno parte e mandano avanti un sistema. Oggi si tolgono la vita persone che hanno dai 30 ai 60 anni, ciò significa che la situazione è gravissima e finora non è stato preso mezzo provvedimento. Nessuno ha fatto un passo indietro. La politica può varare leggi, abrogarle, ma non fa nessuna azione per risollevare le sorti dell’Italia, per salvare i cittadini. E’ chiaro che in passato sono state fatte scelte sbagliate che hanno creato la crisi che viviamo oggi. Solo ieri si sono tolte la vita tre persone.

Perché continuare a raccontare la propria vicenda?

Spero sempre di poter sensibilizzare le istituzioni, le persone. Anche quando la televisione fa trasmissioni sulla crisi sembra che il problema appartenga ad altri, i politici si parlano addosso e le persone comuni hanno paura. Oggi anche chi potrebbe assumere non lo fa, c’è troppa incertezza per il futuro. Io ho ancora degli anni davanti, mi chiedo come sopravvivrò, ma mi chiedo anche che futuro avrà mia nipote che ha solo un anno.

Samanta Di Persio


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