L'orso aggressivo, gli animali da convegno, i pastori inascoltati...

17 Novembre 2011   09:47  

Riceviamo da Nunzio Marcelli, pastore e presidente Arpo, e pubblichiamo

L’ORSO ATTACCA, NON BASTANO PIU’ NEMMENO I PETARDI. ASPETTIAMO CHE QUALCUNO CI RESTI PERCHE’ POI CI SIA LA PASSERELLA DEI SOLITI NOTI?

'' L’orso sempre più confidente. Ma nessuno sembra interessato. Si avvicina allo stazzo, incurante della presenza dei pastori, che – confidando nella natura selvatica del plantigrado - sparano dei petardi. Ma invece di scappare l’animale si lancia contro il pastore che riesce a sfuggirgli per un soffio, costretto a barricarsi dentro lo stazzo, difeso dai cani mastini abruzzesi, che rallentano la corsa dell’orso.

Risultato: una gran paura, e per fortuna stavolta nessun danno. E’ accaduto l’altro ieri sulla montagna di Chiarano, sul Piano delle Cinque Miglia, a qualche chilometro dalla frequentatissima area picnic.

Un orso ormai abituato non più alla solitudine com’è nella sua natura, ma alla convivenza stretta con le attività umane: attraversa le strade, raggiunge i paesi, sbucando all’improvviso tra le case e destando sicuramente molta curiosità, tanto da essere ripreso con i telefonini.

Ma l’Abruzzo non è uno zoo, e c’è chi – come i pastori - non vuole che lo diventi. E l’orso non è una comparsa di Walt Disney, nonostante si insista sul fatto che sia un’attrazione turistica. Questi animali selvatici che ancora resistono nel nostro territorio devono la loro sopravvivenza alla presenza millenaria delle greggi e alle attività tradizionali contadine, soprattutto all’allevamento transumante, che da sempre fornisce loro occasione di nutrimento – con la presenza delle greggi e con gli scarti e i residui della macellazione, che i pastori abbandonavano in punti strategici proprio per tener lontani i predatori.

Un equilibrio che ha consentito all’Abruzzo di vantare primati ambientali che lo rendono famoso in tutto il mondo. Ma oggi le scelte in tema di protezione dei selvatici mirano più ad aggiudicarsi fondi europei che non a garantire la continuità di questo sistema. Tanto che la proposta di incontro che gli allevatori tradizionali hanno fatto già da più di un anno, al Prefetto, agli Enti Parco, alla Forestale, non è stata nemmeno presa in considerazione. Si preferisce dar da mangiare ad orsi e lupi carne acquistata sul mercato, come se fossimo davvero in uno zoo a cielo aperto.

E’ ora di cambiare strada: non vogliamo continuare a spendere soldi pubblici per sostenere un sistema di alimentazione artificiale e un apparato burocratico munito di fuoristrada che non garantisce la sicurezza delle persone, né la sopravvivenza di chi su queste montagne è sempre stato e continua a voler fare la pastorizia in modo tradizionale.

Sosteniamo i pastori, veri tutori della montagna, ascoltiamo chi da millenni convive con questi selvatici e sa come conservare il territorio e la sua biodiversità, invece di continuare a riempire moduli e convegni di parole, e poi trovarci l’orso sottocasa, o investito dalle automobili, perché nessuna di queste politiche ha dimostrato di saper gestire davvero i selvatici come invece hanno fatto millenni di attività tradizionali sulle nostre montagne.

Gli allevatori rinnovano la richiesta di incontro, sottolineando che devono essere chiare le responsabilità di chi non vuole nemmeno ascoltare le loro proposte – semplici, a costi quasi nulli per la collettività e realizzabili in tempi brevi. Se l’orso scompare, se qualcuno finirà per farsi male, in montagna o in paese, se i pastori esasperati abbandoneranno definitivamente questi territori impoverendoli, non si faccia finta che dietro a tutto questo non ci siano precise responsabilità, con nomi e cognomi.''

 


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