La Commissione Grandi rischi aveva previsto un terremoto distruttivo nella zona padana

06 Giugno 2012   12:10  

La Commissione grandi rischi il 28 gennaio 2012 in seguito a scosse avvenute tra Verona e Reggio Emilia,  aveva considerato probabili scosse superiori alla magnitudo 6 nellla zona Padana ''ed in particolare concentrata ai margini settentrionali della placca adriatica''' e soprattutto aveva raccomandato una serie di azioni preventive alle autorità competenti.

Lo si evince dal Verbale della Commissione Grandi Rischi del 28 gennaio 2012, pubblicata oggi dal quotidiano Il Giornale e in cui si legge: 

- ''sulla base delle conoscenze attuali, non ci sono indicazioni che questa attività sismica si riduca nel prossimo futuro''.

- ''La sismicità nella ''zona padana'' da considerare nel prossimo futuro può essere caratterizzata dalla continuazione di eventi sui margini della pianura Padana, dello stesso tipo quelli già registrati''.

- ''Sono possibili eventi nelle stesse aree, ma a profondità più superficiali, che avrebbero un'area di risentimento più ridotta e danni potenziali più gravi''.

- ''la possibile riattivazione di strutture sconosciute che in passato hanno generato terremoti di maggiori dimensioni quali le grandi strutture appenniniche per esempio Garfagnana e Lunigiana''..

Insomma sin da gennaio un terremoto era nell'aria, o meglio nel sottosuolo, era probabile, anche se non si poteva dire né dove nè quando sarebbe potuta accadere una scossa distruttiva, in un rage territoriale ampio centiaia di chilometri.

Però la Commissione grandi rischi  raccomanda comunque a chi di dovere, cioè a Stato, Regioni e Comuni e in particolare alla Protezione civile,  di '''continuare le verifiche strutturali, sugli edifici di interesse pubblico e le infrastrutture'', di ''fare un'opera di sensibilizzazione di cittadini allo scopo di aumentare le verifiche strutturali sugli edifici privati''  con particolare attenzione agli ''elementi non strutturali'' come cornicioni, comignoli, controsoffitti e lampadari. E ancora raccomanda ''in via preventiva, di continuare le procedure di Protezione civile e le esercitazioni di evacuazione in tutta l'area interessata dallo scuotimento nei recenti eventi.''

Infine ''si raccomanda di curare in modo particolare l'aspetto della comunicazione in tutte le fasi del terremoto - prima, durante e dopo - in modo da trasmettere un messaggio coerente e conseguente alla popolazione e alle autorità.''

E' stato fatto tutto ciò? No senz'altro nell'area colpita dal terremoto di una settimana fa e che ha provocato la morte di 26 persone. 

Il capo della Protezione civile Franco Gabirielli avrebbe detto che le prescrizioni hanno avuto un seguito, e cita un'esercitazione sismica in Garfagnana, ma avrebbe aggiunto: ''l'area indicata a rischio era vastissima la quasi totalità delle aree sismiche del nord Italia, escludendo il Friuli Venezia Giulia''.

Insomma la prevenzione caldeggiata dall'Ingv era al di sopra delle possibilità di un Paese che davanti al rischio probabile di una catastrofe preferisce fare le cora e toccare ferro,  e che si muove solo a catastrofe avvenuta, con i prima fila spesso gli sciacalli e gli speculatori. 

Filippo Tronca


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