La Prova Della Vita Dopo La Morte: Coscienti Per Qualche Minuto Dopo Perdita Battito Cardiaco

Lo Studio Dell'Università Di Southampton

08 Ottobre 2014   12:00  

"C'e' la prova della vita dopo la morte", titola in terza pagina il Daily Telegraph, che riporta uno studio dell'Universita' di Southampton che in quattro anni ha studiato i casi di oltre 2mila infartuati gravi fra Regno Unito, Stati Uniti e Austria.

Di questi, 330 sono sopravvissuti e 140 hanno parlato, una volta tornati alla normalita' funzionale, di esperienze assai "singolari".

Cosi', secondo gli accademici, il 40% di chi risulta clinicamente morto per pochi minuti e poi viene "riportato in vita" ha raccontato di aver avuto consapevolezza di se' in quegli istanti in cui il cuore aveva smesso di battere.

 

C'è chi, come in 'Hereafter' di Clint Eastwood, racconta di un tunnel di luce, una luce intensa, un flash dorato o un grande sole luminoso. Altri ricordano paura, o una sensazione come di annegamento.

Un uomo addirittura ha ricordato di aver lasciato il suo corpo steso sulla barella e di aver assistito alle manovre di rianimazione da un angolo della stanza, nonostante sia rimasto 'morto' per 3 minuti.

Il 57enne di Southampton, coinvolto nella ricerca, ha ricordato le azioni degli infermieri nel dettaglio, descrivendo pesino il suono dei macchinari, proprio come nella scena di "Ghost", il famoso film degli anni '90, diretto da Jerry Zucker ed interpretato da Patrick Swayze, Demi Moore e Whoopi Goldberg.

Un 'resuscitato' su cinque ha sentito un insolito senso di pace, e quasi un terzo ha avuto la sensazione che il tempo rallentasse o accelerasse.

Sappiamo che il cervello non può funzionare quando il cuore smette di battere, ma in questo caso la consapevolezza cosciente è continuata per più di 3 minuti nel periodo in cui il cuore non batteva, nonostante il cervello si 'disattivi' 20-30 secondi dopo che il cuore si è fermato

spiega al 'Telegraph' il coordinatore del lavoro, Sam Parnia, ricercatore un tempo alla Southampton University e oggi alla State University di New York.

Parnia crede che più persone possano aver esperienze simili quando sono vicine alla morte, ma i farmaci o i sedativi usati nel processo di rianimazione potrebbero 'cancellarne' il ricordo

Stime hanno suggerito che milioni di persone hanno avuto vivide esperienze in relazione alla morte, ma le prove scientifiche finora erano ambigue. Molte persone hanno dato per scontato che queste fossero allucinazioni o illusioni, ma

i fatti descritti sembrano corrispondere a eventi reali. Queste esperienze, in conclusione, necessitano di ulteriori indagini.


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