La Tecnologia che Eleva la Fede: "San Basilio Adesso ha un Cuore 2.0"

Viaggio nel Cuore Smart di un Monastero Millenario

08 Luglio 2018   07:00  

Un cuore 2.0 batte adesso dentro il monastero e la chiesa di San Basilio all'Aquila, complice una ristrutturazione smart (intelligente) che ha conservato l'aspetto e la struttura, ma che ha nell'anima di mura, soffitti e fondamenta un cuore totalmente innovativo.

Vi portiamo all'interno del cantiere per farvi scoprire gli aspetti più interessanti e curiosi di una ristrutturazione ai limiti dell'impossibile che riserverà anche più di una sorpresa.

NOTE STORICHE:

Il monastero di San Basilio fu fondato, secondo la tradizione, nel 496 ad opera di S. Equizio e, stando ad alcuni documenti, se ne potrebbe datare l'origine intorno all'anno 1000; certo è che la chiesa venne consacrata nel 1112 dal vescovo Dodone. Il monastero visse i suoi periodi più floridi come sede delle Monache Benedettine Celestine che, al pari di altre congregazioni femminili operanti all'interno della città dell'Aquila, contribuirono attraverso il proprio convitto e le proprie scuole a potenziare la crescita della città.

Non a caso esso rivestì costantemente un ruolo di rilievo nell'ambito della comunità tanto da essere incluso, nel 1493, nell'itinerario della Regina Giovanna d'Aragona, divenendo altresì luogo di ritiro di vari ospiti illustri, tra cui Maria Pereyra Camponeschi, nonna di Paolo IV.

Nel XVII secolo le Benedettine vennero sostituite dalle Celestine e fu in questo periodo che il complesso subì una sostanziale modifica architettonica, assumendo i caratteri che ancora oggi lo contraddistinguono.

La struttura si affaccia dall'alto del lato settentrionale della città e si articola attorno al chiostro che, a pianta trapezoidale, risulta aperto in archeggiature piuttosto basse al pianoterra e in file di finestre a quello superiore, caratterizzato da murature ad intonaci.

La chiesa, di forma longitudinale, addossa la propria facciata all'estremo del prospetto settecentesco del monastero, formando con esso un angolo retto dal quale prende spazio un'ampia piazza.

La facciata della chiesa, verticale e snella, è divisa in due ordini da un robusto cornicione marcapiano; l'ordine inferiore è riempito da un portale con timpano curvilineo schiacciato, su mensole angolari, e da un'apertura rettangolare a mostre sagomate, quello superiore da una finestra a sesto ribassato; il tutto è concluso da un timpano a terminazione piuttosto acuta.

L'interno, sostanzialmente settecentesco, è formato da un'aula unica voltata, con due cappelle per lato, poco profonde, e si conclude con uno spazio centrico coperto da cupola.

Quest'ultimo ambiente si integra in maniera efficace con la parte longitudinale creando nell'insieme un particolare effetto plastico.

La parete di fondo della zona absidale è compresa in un'ampia archeggiatura dominata da un lunettone con decorazioni marmoree policrome. Appena più in basso sporge imponente il grande altare maggiore, con alto timpano spezzato su paraste corinzie scure che racchiudono una tela inserita in una cornice con fastigio.

Il dipinto è un olio su tela opera di Francesco De Mura, eseguito nel 1733 e raffigurante Gesù, l'Eterno e Santi. Dalle pareti laterali dell'abside si affacciano due cantorie lignee dorate, connotate da una decorazione tipicamente barocca. Un altro coro ligneo, dal parapetto ondulato, è posto nei pressi della porta d'ingresso. Degni di nota i primi due altari laterali del 1729, eseguiti da Rocco Cicchi, decorati con la vitalità e la ricchezza tipicamente settecentesche.

Altro pregevole esempio di decorazione barocca è rappresentato dalle incorniciature delle aperture poste sulla parte alta dell'aula, che sono da alcuni considerate una delle migliori testimonianze di tale genere artistico in ambito chiesastico aquilano. Sul davanti della chiesa si snoda dunque il monumentale e barocco prospetto monasteriale; esso si articola in due sovrapposte file di grandi finestre, quelle inferiori, racchiuse in corpose cornici aggettanti concludentesi con forti cimase, e quelle superiori, dal contorno più snello e brioso terminante con timpani curvilinei spezzati.

L'edificio si contraddistingue per il suo carattere di palazzo-convento essendo stato destinato a collegio per le giovani e a zona di rappresentanza più che a residenza delle monache; circostanza questa assai singolare che giustifica il carattere civile e fastoso delle architetture del monastero.

Tale straordinaria vitalità di forme e di decorazioni è da ricondursi al felice momento vissuto in quel periodo dall'ordine celestiniano aquilano sia in ambito culturale che in quello artistico.

Il progetto del convento venne affidato all'architetto Sebastiano Cipriani da Norcia, anche se alcuni documenti testimonierebbero un intervento anche da parte di Donato Rocco Cicchi di Pescocostanzo, che secondo un atto del 1756 risulterebbe impegnato a disegnare la "nuova fabrica costruenda".

La tesi più accreditata è che il Cicchi sia intervenuto a completare l'opera del Cipriani, forse rimasta interrotta a causa della sua morte, progettando il solo piano nobile e l'ammezzato. Si spiegherebbe così anche quella leggera differenza di stile tra la parte inferiore, più robusta e solenne, e quella superiore, più leggera e vitale.


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