La commissione grandi rischi, i processi e la nostra condanna

di Antonietta Centofanti

27 Novembre 2011   21:54  

''Ho letto con grande rispetto e partecipazione la testimonianza di Giustino Parisse sentito nell’ambito dell’udienza del processo alla Commissione Grandi Rischi: E ho compreso quel pudore, intriso di sofferenza, che lo ha spinto a chiedere di non fare il nome dei suoi figli in quell’aula dove si dovrà stabilire la colpevolezza o meno di “grandi della scienza”, per la prima volta a giudizio. Anche io preferisco che si usi, rispetto al nostro lutto, la parola “nipote”, piuttosto che il nome Davide, nome che evoca gesti, sorrisi, un modo di inclinare la testa o di stringere gli occhi in una risata. Nome che parla di sogni spezzati, di futuro che non c’è più.

Quale che siano le conclusioni di questo processo, noi siamo stati già condannati in quella terribile notte: siamo stati condannati a vivere. Nessuna sentenza, anche più aspra, può restituirci ciò che abbiamo perso per sempre.

Ma una sentenza che faccia leva sulle responsabilità, che ponga al centro l’etica del lavoro e il rispetto della vita umana può servire alle nuove generazioni, può ridisegnare un altro modo di “stare al mondo”.

Giustino Parisse afferma, e so che è così, di non provare odio.

Io, invece, non riesco a non odiare chi costruisce senza rispettare le regole, chi non ha sentito sul proprio cuore la responsabilità di quelle 120 vite che animavano la casa dello studente, chi devasta il territorio, chi inquina, chi non applica norme di sicurezza nelle fabbriche, nei cantieri e semina morte.

E’ di pochi giorni fa la notizia che oltre il 70% dei cantieri, a L’Aquila, non è in sicurezza. E che dire dei fondi destinati alle scuole devastate dei nostri ragazzi che pare abbiano preso altre strade?

Noi, condannati a vivere, non staremo zitti e continueremo a vigilare.

E ci saremo quando verrà ascoltato Bertolaso per chiedergli il senso di quanto scritto in risposta ad una lettera di Sergio Bianchi, papà di Nicola morto sotto le macerie:”Mi assumo la piena responsabilità di ciò che ho fatto e che faccio, insieme a quelle di chi non ha fatto e non ha assunto responsabilità quando doveva farlo per evitare la morte di persone innocenti. I morti dell’Aquila potevano non esserci, e soprattutto essere molto meno giovani”. (5 luglio 2009, da Macerie dentro e fuori, a cura della associazione AVUS).

A Giustino Parisse e a sua moglie un abbraccio senza parole.'

Antonietta Centofanti - Comitato familiari vittime casa dello studente

 


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