La confessione shock di Schettino, pochi secondi dopo l'impatto affermò:"madonna ch'aggio cumbinato"

La Costa sapeva tutto dell'inchino

06 Settembre 2012   12:42  

L'anticipazione della perizia suppletiva sulla scatola nera della nave, che sarà depositata la prossima settima al Tribunale di Grosseto, fornisce dettagli più precisi rispetto alla prima, presentata a inizio luglio, perché individua in manieracircostanziata gli autori dei dialoghi - tra il drammatico e il farsesco - intercorsi sulla plancia di comando.

"Mi sento in colpa!".

Sono le 21.46 e 11 secondi del 13 gennaio scorso - esattamente 1 minuto e 4 secondi dopo l'impatto della Costa Concordia contro uno scoglio davanti all'isola del Giglio, costato la vita a 32 persone - quando il maître Antonello Tievoli esprime il suo rimorso per quell'inchino maledetto di fronte alla sua terra d'origine.

Parole che seguono a ruota quelle del comandante Francesco Schettino il quale, alle 21.45 e 22 secondi , sbotta in un inequivocabile «Madonna ch'aggio cumbinato».

 La scatola nera svela e conferma tutte le indiscrezioni finora trapelate.

La Costa sapeva dell'inchino Alle ore 18.27 (poco dopo la partenza da Civitavecchia) Schettino annuncia «amm'a fa' l'inchino al Giglio». Alle 18.36 e 32 secondi l'addetto alla cartografia Stefano Canessa dice al primo ufficiale Giovanni Iaccarino: «Giovà, per la pratica hai avvisato?» e lui riponde: «Ah, per il passaggio al Giglio...».

Nonostante le bugie successive, già alle 21.51, il comandante Schettino, al telefono con il direttore della sala macchina (allagata) Giuseppe Pillon afferma: «E allora stiamo andando a fondo praticamente, non l'ho capito?».

Sono le 21.54 e 50 secondi quando il capitano accetta di informare i passeggeri, ma non sull'incidente contro lo scoglio: «Di' che c'è stato un black out». E alla capitaneria di Civitavecchia, allertata dai carabinieri informati dalla figlia di una passeggera, ripete alle 22.02: «Abbiamo fatto un black out, stiamo valutando... al limite ci mandino un rimorchiatore».

Se alle 21.56 e 19 secondi, Schettino dice a Roberto Ferrarini, manager delle emergenze di Costa Crociere a Genova: «Roberto ho fatto un casino!... Senti una cosa: io sono passato sotto l'isola del Giglio, qua! È stato il comandante Palombo... mi ha detto "passa sotto, passa sotto"», più tardi minimizza. Alle 22.06 e 27 secondi gli assicura: «Allora Robè, non andiamo a fondo, a fondo non ci andiamo...bisogna chiamare qualche rimorchiatore che ci porti via».


Pur essendo ritenuto uno dei migliori della Costa, il comandante perde il controllo della situazione. Alle 22.29 e 55 secondi, chiede al direttore della sala macchine Pillon: «Allora dobbiamo abbandonare la nave?». Incertezze anche a proposito della salvezza dell'equipaggio.

Alle 23.31 e 10 secondi il capo della sala macchine (allagata) è disperato: «Noi andiamo al ponte», ma mentre Schettino temporeggia «Fatemi parlare con Ferrarini» è l'ufficiale di coperta Martino Pellegrini a prendere in mano l'emergenza e a dare l'ordine: «Andate via, andate via...».

Alle ore 23.08 e 2 secondi, mentre i passeggeri stanno evacuando la nave, Schettino telefona alla moglie, Fabiola: «Fabì, ho finito la mia carriera di comandante». Ma non smentisce la sua fama di «guascone»: «Abbiamo urtato su un basso fondale, la nave si è inclinata ma sto facendo una bella manovra... è tutto sotto controllo».


Nell'ultima telefonata a Ferrarini, alle 23.11 e 55 secondi: «Cosa dico alla stampa? No, no alla stampa... alla Capitaneria... ho detto del black out...la verità...». Alle 23.19 e 24 secondi Schettino dice agli ufficiali: «Pigliate le carte... andiamo sul ponte».

Una voce chiede se si deve «abbandonare il ponte», ma lui (forse perché sa di essere registrato dal Vdr?) replica: «Non ho detto abbandonare, venite con me». Alle 23.28 e 40 secondi la Guardia costiera di Porto Santo Stefano chiama la plancia, ma dalla Concordia nessuna risposta.





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