La favola della zona franca Storia di un bambino mai nato

Il dopo terremoto. Come far ripartire l'Aquilano

15 Giugno 2009   17:37  

Fatta L'Aquila ci sono da rifare gli aquilani, o meglio i lavoratori aquilani.
Come si pone la legge rispetto al rilancio economico della zona terremotata?
Molte sono state le dichiarazioni a proposito della necessità di un forte intervento sul tessuto economico aquilano, ambito, quello dell’economia, sicuramente più compromesso, secondo solo ai danni materiali. Tra le tante soluzioni prospettate la più sponsorizzata è sicuramente quella che fa perno, nell’ambito degli aiuti statali, sull’istituzione di una zona franca estesa a tutto il cratere, e che secondo le intenzioni dello stesso Chiodi dovrà restare rigidamente circoscritta.

L’ipotesi di istituire un regime defiscalizzato nelle zone colpite dal sisma ha subito diviso la politica fra strenui sostenitori e coloro che si sono dichiarati scettici che ci fossero i margini di una sua approvazione in ambito europeo.

Prima di tutto bisogna capire cosa si intenda per zona franca; nel diritto non esiste una definizione univoca di zona franca, che non ha nulla a che vedere con le aree localizzate in cui si acquistano e si vendono i beni e i servizi con un regime speciale, ma è un’area omogenea nella quale le aziende, quasi mai le persone fisiche, godono di esenzioni fiscali mirate.

Come si evidenzia dal trattato istitutivo dell’unione europea, all’articolo 87, nessun aiuto statale può ledere il principio di libera concorrenza nel territorio dell’unione, salvo deroghe approvate all’unanimità dal Consiglio dell’Unione.

Ma il primo implicito stop all’ipotesi, per alcuni già remota, del riconoscimento di questo status, è arrivato dallo stesso presidente della Commissione Barroso che, in visita a L’Aquila, ha parlato dell’esistenza di "efficaci e generosi canali di sostegno" diversi dalla zona franca che potrebbero essere utilizzati. Appare infatti evidente che affinchè l’uso della zona franca sia efficace essa debba prevedere esenzioni fiscali tali da entrare certamente in conflitto con la predetta normativa europea sulla concorrenza, dando una ragionevole certezza delle due situazioni che si verranno a creare. Nel caso dell’approvazione da parte dell’Unione si avrebbe un regime fiscale con esenzioni poco incidenti sulla ripresa economica, togliendo eventuali risorse che sarebbero potute essere investite in maniera più efficace.
Nel caso della bocciatura torneremmo al punto di partenza nel dibattito sulle forme di aiuto alle aziende locali e quindi all’economia del capoluogo di regione.

La soluzione rimane dunque dipendente dalla possibile, ma poco verosimile, approvazione unanime del Consiglio europeo, nella ipotesi più ottimistica dell’iter istituzionale. Perché nella peggiore delle ipotesi quest’ultimo può esaurirsi addirittura al passaggio in Commissione.

 

Marco Signori
Daniele Mingroni


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore