La montagna non teme la crisi: più 5 per cento sulle piste abruzzesi

Sciare controcorrente

23 Febbraio 2009   14:10  

La crisi economica raffredda i consumi ed anche il morale, gli italiani stringono la cinghia, e tagliano il superfluo. Eppure il turismo montano e in particolare quello degli sport invernali, sembra non risentirne, complice anche una stagione favorevole con tanta neve, e molti fine settimana di bel tempo.

Nelle stazioni sciistiche delle Dolomiti si regista quest'anno un incremento di presenze dell'8%, e le cose vanno bene anche sugli Appennini e in particolare Abruzzo, dove l'incremento di passaggi nelle piste si attesta al 5%.

Gli ultimi fine settimana confermano in tutte le stazioni sciistiche della regione l'eccellente performance registrata nel periodo natalizio. Aumentano gli stranieri, ieri ad esempio a Campo Imperatore si sono visti sfrecciare sulle piste, molti brasiliani, russi ed inglesi. Da due anni a questa parte inoltre le montagne abruzzesi pare siano state scoperte nel lontano Oriente, significative sono le presenze di cinesi, coreani e giapponesi.

Il bacino di utenza principale rimane però di gran lunga quello delle regioni del centro sud: Lazio, Marche, Puglia e Campania in testa. Un dato va tenuto in attenta considerazione: la montagna abruzzese può contare di un potenziale bacino d'utenza di dieci milioni di utenti ad un ora e 1 e mezza di macchina di distanza. Esistono dunque forti margini di crescita. Decisivo per i buoni risultati ottenuti l'incoming delle agenzie turistiche della capitale Roma, e la promozione mirata ed efficace che gli albergatori riescono ad attivare allorché si consorziano ed uniscono le forze.

Alla Bit di Milano, appena conclusasi, è stato reso noto che nel 2008, la montagna italiana ha registrato un 48,9% di occupazione delle camere, rispetto al 35,6% della media nazionale. E l' Abruzzo, in questo settore al riparo per ora dalla crisi, ha molte buone carte da giocare: non solo la quarta rete di impianti in Italia, piste ben battute e sicure, ma anche splendidi borghi, percorsi religiosi, buona cucina e tradizioni, silenzi e panorami da contemplare nella loro intatta e non cementificata bellezza.

FT

L'INTERVENTO DI SINISTRA DEMOCRATICA-L'AQUILA

di Luca D'Innocenzo

Gli ultimi dati dei flussi turistici presentati alla Bit di Milano, ci rappresentano una situazione del tutto diversa da quella che potevamo immaginare, proprio nel culmine di una crisi globale che ha messo in ginocchio i tessuti produttivi di moltissimi paesi.Infatti i numeri ci dicono che, complessivamente, il nostro paese non perde presenze ma, al contrario, le aumenta con picchi registrati in alcune regioni come il Friuli, il Trentino e le Marche.Cresce complessivamente il trend verso il turismo culturale e ambientale e cambia completamente l'approccio del turista all'offerta, che non è più già preconfezionata da tour operator o agenzie.Il turista, grazie alle  tecnologie comunicative, costruisce in casa la sua vacanza, la sperimenta e successivamente scrive le sue impressioni sulla rete, impressioni che diventano immediatamente strumento di scelta per altri utenti.Alla luce di ciò sembra paradossale che una città-territorio come la nostra, non solo finora non abbia colto l'opportunità, ma ancora non ne abbia consapevolezza delle stesse e soprattutto ancora non si impegni a trasformare il patrimonio storico- architettonico e culturale in “bene di consumo”.Avere meraviglie di livello internazionale rende piacevole la vita, ma non produce di per sé economia, soprattutto se queste non vengono promosse nei canali giusti, se non sono rese fruibili e se non vengono spiegate e inserite nell'alveo della storia del territorio. Non produce economia possedere meraviglie come le nostre se vengono gestite e considerate esclusivamente come elementi d'arredo.Lo spunto per queste riflessioni viene dalla riapertura del dibattito intorno al museo di Santa Maria dei Raccomandati, ormai pronto dal punto di vista strutturale, però ancora oggetto di discussione sul suo possibile utilizzo e sulla su gestione.La struttura dovrebbe rappresentare l'arrivo di percorsi turistici che la città dovrà elaborare al più presto e dovrebbe ricongiungere al suo interno l'enorme patrimonio di reperti ormai polverizzati su tutto il territorio regionale, e certamente non valorizzabile in questa frammentazione, ma solo in una visione d'insieme.Oggi dobbiamo assolutamente, nel mezzo della crisi economica e dei problemi della contingenza, porre le basi per uno sviluppo alternativo del nostro territorio, partendo proprio dal nostro patrimonio storico-artistico, elaborarlo e presentarlo in una chiave fruibile, per ridare speranza ad un territorio che nel corso della sua storia ha conosciuto ben altri splendori.Intorno a questa idea vanno costruite le contaminazioni collaborative tra la Soprintendenza, il mondo accademico, il volontariato e gli operatori turistici per costruire quella filiera del turismo che  non rappresenterà la panacea, ma sicuramente potrà contribuire a farci uscire da quella palude economica e culturale in cui ci troviamo.Il Comune dell'Aquila deve essere capofila, ma non unico attore, di un progetto che tenga dentro la città-territorio.

La stagione estiva 2009 è alle porte e senza alcun intervento concreto e immediato passerà anch'essa senza che nessuno si accorga dell'avvio di una nuova fase per il turismo. Rischieremmo di dire anche nel prossimo anno, di nuovo  semplicemente “dire”, che L'Aquila, così piena di ricchezza, “potrebbe” puntare sul turismo. 

 

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