La politica abruzzese ai tempi del bunga-bunga

06 Novembre 2010   11:24  

L'Aquila, bar container, di buona mattina. Due muratori discutono animatamente: ''Embè, tutto stò casino pè nà botta?''; ''Ma perché ha rifatto nà botta? Addò? E di quanto? Io non sò sentito niente!''; ''Ma no, stavo a parlà di Berluscò... Ma l'hai vista la marocchina che robba? E l'emiliana? Venti donne, tutte per lui in una sera, io manco in tutta la vita...''; ''Eh scì, bella robba... noi qui stemo à tribolà e lui se la gode....''; ''Ma va là, tutta invidia la tua...sai che spasso alle feste di Prodi, pane e mortadella e scopone scientifico con Fassino...almeno lui si diverte.''; 'Sci, ma tanto a te mica ti ci invita alle sue feste, manco come terremotato, te lo ricordi come andata a finì con la crociera che ci aveva promesso?''. Interviene un terzo: ''E mò basta, finitela di parlà di politica!''. I tre cominciano così a parlare di argomenti più frivoli e piccanti.

L'Aquila, Palazzo dell'Emiciclo. Tarda mattinata. Anche lì a margine dei lavori del consiglio regionale il bunga-bunga-gate è argomento che suggerisce frizzi e lazzi tra i consiglieri e plateali pacche sulle spalle. Qualcuno del Pdl loda il suo priapico leader enfatizzando la maschia virilità italica. Ma appartiene ad una goliardica minoranza. Alle impietose e salaci battute dei loro colleghi di opposizione, gli altri centrodestri accennano anzi un sorriso di circostanza e tacciono dimessi, oppure esclamano: ''E fatela finita! Pensiamo alle cose serie, con tutti i problemi che ci sono!''.

Già, i problemi e le cose serie. Il terremoto ad esempio. Ma non quello che ha distrutto L'Aquila e altre decine di comuni abruzzesi tutti da ricostruire. Bensì il terremoto politico, con epicentro Roma, che riguarda soprattutto loro, i politici, annunciato da sempre più insistenti scosse premonitrici, che già apre crepe in blocchi di potere, allenta i nodi delle alleanze, fa tremare le poltrone, induce qualcuno a dormire con pronto sul comodino la borsa con il kit di sopravvivenza.

Le elezioni a differenza dei terremoti, non sono così imprevedibili, e nelle segrete stanze del potere in molti le danno per assai probabili. A primavera, per l'esattezza approssimativa.

E ci si attrezza di conseguenza. Il presidente e pluri-commissario Gianni Chiodi, ad esempio si vocifera che possa candidarsi e approdare in parlamento, forte del prestigio, o almeno della visibilità acquisita sul campo devastato del cratere sismico.

Potrebbe in linea di principio continuare a fare il commissario della ricostruzione, ma a debita distanza, senza rischiare di affondare in un cratere sismico che rischia di diventare un pantano. Molto dipenderà dalle scelte nazionali. Il suo margine di manovra in consiglio è però intanto minato dalle guerre tra bande etnico -politiche e l'asse teramano che lo sostiene, quello di Tancredi-Venturoni è sotto assedio, non solo da parte dei giudici. E poi dovrà affrontare una guerra di logoramento da parte di Futuro e Libertà. La riforma della sanità si annuncia un calvario, e una guerra da combattere anche contro i suoi stessi consiglieri espressione dei territori colpiti da tagli e ridimensionamenti. Dietro la sua porta c'è la fila di chi attende fondi, finanziamenti e attenzioni, ma le casse sono, come tutti sanno, più o meno vuote. Oltre la galleria di San Rocco, avrà pensato, ci si guadagna senz'altro in salute.

Ma questo ovviamente significherebbe tornare a votare anche in Abruzzo.

E l'evenienza crea forte nervosismo tra gli esponenti e maggiorenti del Pdl in Regione, perché sono in molti a non voler lasciare anzitempo la poltrona, senza certezze di ricandidatura, in Regione o in Parlamento, e senza aver maturato il diritto, od odioso privilegio che dir si voglia, al vitalizio.

Così ci si prepara e ci si attrezza: Carlo Masci pare voglia ricreare il gruppo Rialzati Abruzzo, occupando la casella lasciata libera da Tagliente. Ufficio e segretaria fanno sempre comodo, e poi meglio garantirsi maggior possibilità di manovra, in caso di eventi parossitici.

Di Stefano e Piccone intanto cercano di incollarsi con la colla bi-componente al loro posto di coordinatori regionali, perché tanto alla fine il decentramento decisionale interno al partito invocato da molti, a cominciare da Alemanno, al direttivo nazionale del Pdl, non si tradurrà nell'elezione da parte della base territoriale dei coordinatori regionali, ma solo da una ristretta cerchia di grandi elettori. E ciò li avvantaggia.

Filippo Piccone oltre che sul potere personale nella Marsica, può contare sull'appoggio di Cicchitto e Quagliarello a livello nazionale, ha dalla sua all'Emiciclo i consiglieri Chiavaroli Ricardo e Chiavaroli Federica, Di Paolo, Iampieri, Ricciuti, Verì, Petri, Argirò e Di Bastiano.

Fabrizio Di Stefano è forte comunque a Chieti. E si avvantaggia dalla debolezza del Pdl di Teramo e di Pescara, dove sono troppi i galli a cantare, e dove la nomina di Daniele Toto a coordinatore regionale di Futuro e Libertà si farà sentire.

Ma una conferma di Piccone e Di Stefano, comunque imposta dall'alto, teme qualcuno, accentuerà la fuga verso i finiani, da parte di coloro che al radicamento territoriale ci credono veramente, o che già da tempo mal sopportano la loro oligarchia.

A tal proposito a Chieti i consiglieri comunali Carla Di Biase, Silvio Tavoletta e Diego Costantini, più vicini a Daniele Toto stanno passando nelle file del Fli. Carla Di Biase è anche consigliere provinciale, Silvio Tavoletta, assessore allo sport. E altri non pochi esponenti politici e amministratori del chietino sembra vogliano seguirli nella nuova avventura.

Daniela Stati, alias signora dell'anello, andrà con Fini, sta solo aspettando il momento giusto. L' alternativa che si paventava per lei non è praticabile: nell'Udc c'è una guerra in corso tra Rodolfo De Laurentiis e il ticket Di Giuseppantonio-Menna. Politica dei due forni non comunicanti. Ma alla fine, si dice che prevarrà l'onorevole Pierluigi Mantini.

Alfredo Castiglione avrebbe il destino segnato: dovrà lasciare l'assessorato. In caso di crisi le poltrone libere e assegnabili, servono a placare gli animi, far quadrare i cerchi, non a premiare un figliol prodigo. E, si vocifera, alla fine anche Antonio Prospero andrà con Fini.

Catone, entrato trionfalmente dalla porta principale del Fli, e scaraventato subito dopo dalla finestra, deve incontrare Fini per decidere se e come rientrare nella nuova casa, fermandosi questa volta al pianterreno, per non correre altre contusioni politiche. I voti che può portare in dote non sono comunque disprezzabili.

Uno sguardo assonnato a sinistra: guerra in provincia dell'Aquila tra Fina e la coppia Di Pangrazio-Lolli. A L'Aquila, si dice, ci è già spartiti in amicizia i destini futuri e incrociati: Giovanni Lolli sindaco. Stefania Pezzopane in Parlamento. Massimo Cialente consigliere regionale. A Pescara Luciano D'Alfonso pare che si candiderà alle eventuali elezioni di marzo se ci saranno le condizioni giudiziarie a farlo. E se il bicchiere rotto di Toyo Ito la smetterà di portargli jella.

Bè... diciamo che possiamo fermarci qui per ora. Basta parlare di politica, meglio argomenti più frivoli e piccanti...

FT


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