La ricostruzione dell'Aquila nel progetto del Governatore ecclesiastico di Pescara

Un chiaro segno dell’Arcivescovo Tommaso Valentinetti

16 Gennaio 2014   08:09  

Dalla tragedia alla farsa, i cui protagonisti più attivi al momento sono tre: il rettore dell’Università dell’Aquila, l’arcivescovo di Pescara, monsignor Tommaso Valentinetti, e le varie anime dei comitati civici che finora hanno contestato tutti e tutto della ricostruzione della città, senza alcuna proposta se non quella dello sfascio politico-amministrativo cittadino. Lo scenario è, ovviamente, il centro storico aquilano per il quale, come per l’ente regione, ha un “governatore-protettore” a Pescara, che pretende che l’archidiocesi dell’Aquila sia riconosciuta “…soggetto attuatore per la riparazione degli immobili ecclesiastici e di culto”. Come a dire, poiché lo Stato italiano sembra essere inaffidabile, “i soldi a noi” e con “le nostre regole chiare e condivise”, ricostruiamo il nostro patrimonio. Del resto, così fan tutte (le diocesi) – aggiunge il presidente della Conferenza episcopale Abruzzese-Molisana – omettendo di osservare che da 765 anni la città è negli “edifici ecclesiastici e nelle chiese, e queste sono un unicum col tessuto abitativo della città”.. Un elemento, questo, di non poco conto, che non può essere mortificato con “l’assicurazione” data nell’interessare agli interventi ricostruttivi il comune, il provveditorato alle opere pubbliche e la direzione regionale per i beni culturali ed ambientali. Insomma, una rivoluzione copernicana vera e propria a tutto svantaggio della dolorosa diaspora dei fedeli e dei non credenti. La quale verrebbe ben gestita dall’inviato di Papa Francesco all’Aquila, il metropolita monsignor Giuseppe Petrocchi, che, nel settore delle costruzioni ha una notevole competenza perché – come si legge su “Vola” del 31 dicembre scorso – nel quindicennio di sua attività pastorale nella diocesi di Latina ha provveduto ”…anche alla costruzione della nuova curia, una delle più moderne ed efficienti nel panorama nazionale…il nuovo edificio – in piena attività dal 2008 e nel quale transitano, ogni anno, diverse decine di migliaia di persone – è divenuto ormai il cuore pulsante della Chiesa pontina, rivelandosi non solo come fondamentale punto di raccordo intra-ecclesiale, ma anche come un “ponte” lanciato verso la società civile, con la quale promuove un dialogo sempre più ampio e costruttivo”. Dal canto suo, il rettore dell’Università dell’Aquila va cogliendo una propria autonomia, mediante l’asse (speriamo non di ferro) Inverardi-Trigilia, il ministro che, “addetto” alla ricostruzione dell’Aquila, attraverso due interviste (a il Messaggero e alla Stampa di Torino) ha cambiato le carte in tavola, ignorando che…il treno è in corsa. Ha prospettato un “moderno, luminoso avvenire”, fra sei-otto anni, per i palazzi gentilizi aquilani, compresi quelli di via Cascina. Poiché egli ritiene che un nuovo.discorso va fatto ”…per legare il centro storico dell’Aquila a una visione complessiva senza farsi imprigionare dal concetto di ricostruire com’era e dov’era, realizzando anche interventi di architettura moderna…” Un’alta lezione di sociologia del docente di fama internazionale Carlo Trigilia, il quale omette di dire d’essere un tassello della politica italiana.. E allora la domanda è: ma in questi “divini disegni” e scroscianti applausi, i cittadini dove sono? Or su, siamo seri, ognuno faccia il proprio mestiere e accetti l’esistenza dello Stato democratico che ha una rappresentanza indiscussa: l’amministrazione civica che è di tutti, non solo degli aquilani, ma di ogni cittadino italiano..

di Amedeo Esposito


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