La sublime follia di Berardinucci e Di Federico, e degli altri partigiani di Arischia

26 Aprile 2013   16:45  

Una cerimonia sobria, ma intensa, quella che si è celebrata ad Arischia, comune terremotato dell'aquilano, dove su un muro di piccolo casale è stata apposta una targa in ricordo di Vermondo Di Federico e Renato Berardinucci.

Nello stesso luogo dove i due giovanissimi eroi moririono in una notte di giugno del 1944. Catturati infatti dai nazisti furono condannati sommariamente alla fucilazione.

Ma, messi al muro insieme ad altri partigiani, decisero di tentare il tutto per tutto e come ricorda la motivazione della medaglia d'oro al valor militare:  ''con un gesto di sublime follia, si scagliarono armati soltanto della loro volontà e della fede contro il plotone di esecuzione''.

Un gesto disperato che non gli salvò la vita, ma che gettò scompiglio tra i militari tedeschi, e consentì ai loro compagni di fuggire e salvarsi.

A margine della cerimonia voluta dall'Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza e dell'Italia Contemporanea, e dall'Amministrazione dei Beni Separati di Arischia, abbiamo intervistato lo storico Riccardo Lolli, il signor Abramo Colageo, e Fernando D’Ascenzo, figlio di Antonio D'Ascenzo, che fu comandante del nucleo partigiano di Arischia, e poi uomo politico.

 

 

 


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