Lavoro: Abruzzo Engineering, dipendenti contro trasferimenti

01 Ottobre 2009   10:40  

"Con una Regione ed ancor piu' una Provincia che piangono e reclamano occupazione piu' di sempre, Abruzzo Engineeering che fa? Manda 80 dipendenti a lavorare in Campania e nel Lazio nella gestione di un progetto di filiera sui rifiuti solidi urbani". Lo scrivono in una lettera gli stessi dipendenti i quali "dopo una tribolata storia societaria fatta di riassetti societari, arresti, ispezioni della Guardia Di Finanza, e per finire in bellezza con una cassa integrazione, attendono - dicono - con fervente trepidazione la compilazione delle liste che determinaranno la dislocazione del personale sia negli enti coinvolti nella ricostruzione del dopo sisma (Genio Civile, Assesorato all'Ambiente, Comune dell'Aquila, Ufficio per la ricostruzione) e sia nel progetto di filiera gestione rifiuti. Vista la chiusura delle sedi di Pescara/Chieti, Teramo e Sulmona, tra le immaginabili dispute per l'assegazione degli incarichi quella che emerge come la piu' scottante e' sicuramente quella del trasferimento fuori regione degli 80 dipendenti, una scelta che appare forzata giacche' - affermano i dipendenti - stravolgerebbe le vite di ultratrentenni e quarantenni con famiglie a carico, in quanto li costringerebbe ad trasferirsi lontano da casa (per un periodo da tre a sei mesi e forse oltre), ponendoli in una condizione di precarieta' esistenziale ed affettiva che non si dovrebbe davvero richiedere a chi la gavetta l'ha gia' fatta tanti anni prima. Non sarebbe stata piu' opportuna - si chiedono i lavoratori - una ricollocazione progressiva del personale solo nella nostra Regione vista l'incredibile mole di lavoro che c'e' da fare a causa del sisma e non solo? E poi come mai si 'presta' lavoro a Regioni come il Lazio e la Campania dove il tasso di disoccupazione e' ben maggiore del nostro? Si era partiti con ottimi intenti, visto che inizialmente la societa', snella e ben piu' operativa di oggi, era diventata l'occhio sul territorio per la Regione. Nel prosieguo degli anni, si e' riscontrato uno smisurato aumento del personale (che in pochi anni e' raddoppiato) a fronte di una progressiva mancanza di commesse che permettessero un impiego specifico e totale del personale. I costi di gestione sono talmente aumentati fino a toccare la cifra di 800.000 euro al mese, somma davvero insostenibile che ha obbligato il management a ricorrere allo strumento della cassa integrazione per quasi tutto il personale, senza tuttavia essere in grado di pagare gli stipendi di luglio ad agosto e le pattuite integrita' alla cassa per quelli rimasti in servizio. Oggi stesso - annunciano i dipendenti - una piccola delegazione di lavoratori si e' recata all'Ispettorato del Lavoro per poter colloquiare con l'ispettore di turno per adivenire alle vie legali".


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