Le città del vino contro il Centro Oli di Ortona

20 Ottobre 2008   16:07  

L'Assemblea nazionale dell'associazione Città del vino si è pronunciata contro la realizzazione del Centro Oli Eni di Ortona e di altri impianti analoghi in territori a vocazione vitivinicola. Durante la Convention d'autunno dell'associazione, a Castigliole d'Asti (Asti), l'Assemblea ha approvato la relazione presentata sul Centro Oli dal vice presidente nazionale delle Città del vino, Fabrizio Montepara, vice sindaco di Orsogna (Chieti). "Ho chiesto all'Assemblea di dare un segnale forte e chiaro - ha spiegato Fabrizio Montepara - su una vicenda che rischia di danneggiare gravemente l'immagine del nostro territorio e le prospettive dell'economia legata alla produzione del vino, che oggi avviene in un ambiente e un paesaggio in grado di valorizzarla. Il futuro dell'area Ortonese e Marrucina, della provincia di Chieti, dell'Abruzzo e del nostro Paese non sono gli idrocarburi. La risorsa da sfruttare non è il petrolio. La ricchezza dell'Italia è l'Italia stessa, la bellezza del suo paesaggio, di colline come quelle su cui si vorrebbe far sorgere il Centro Oli". Secondo il vice presidente delle Città del vino "bisogna puntare, infatti, sul turismo legato all'enogastronomia. Il Centro Oli, ancora prima di essere realizzato, sta già frenando nel territorio gli investimenti per lo sviluppo dell'agricoltura, degli agriturismo, dell'enogastronomia. Anche per quanto riguarda la produzione di energia - ha aggiunto Montepara - è evidente che per l'Abruzzo non è il petrolio la strada da perseguire, ma le altre fonti alternative, naturali ed ecocompatibili". Tra le proposte fatte proprie dall'Assemblea - composta da centinaia di sindaci e altri amministratori locali di tutta Italia -, Fabrizio Montepara ha sottolineato la necessità di recuperare un coordinamento forte per il turismo a livello nazionale: "Non è possibile - ha detto - che ciascuno faccia a modo suo, indebolendo di fatto la nostra presenza sul mercato internazionale". Ha poi proposto di abbassare dal 20% al 10% l'Iva sui servizi turistici, come avviene in altri Paesi europei, per favorire la competitività dell'offerta italiana. Altra proposta è di investire su corsi per formare gli operatori del settore a una corretta e professionale accoglienza dei turisti.

 


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