Le ombre de casalesi in Abruzzo e la luce dell'anti-mafia

24 Luglio 2010   13:27  

Il clan dei casalesi lavora in Abruzzo e nella ricostruzione post-sismica?

 

E questo ora il fronte su cui si concentrano gli inquirenti, a seguito degli arresti eseguiti nell'ambito dell'operazione Untouchable, chha portato giovedì scorso all'arresto di sei imprenditori considerati legati al famigerato clan camorrista e a decine di avvisi di garanzia, tra cui quelli recapitati all'impredicibile aquilano Antonio Cerasoli, aquilano e a Maurizio Giallonardo, di Lanciano, considerati dai pm della procura di Napoli ''persone di fiducia nel territorio abruzzese di imprenditoria legati ai Casalesi.

Una prima risposta, in merito all'avvenuto sbarco camorrista nel cratere, una risposta incoraggiante, è scritta nero su bianco nelle carte dell'inchiesta.: ''La gam costruzioni, con sede legale a L'Aquila in un palazzo inagibile, considerata testa di ponte per un tentativo di infiltrazione e con soci Giuseppe Pagano e un prestanome di Michele Gallo, due degli imprenditori campani arrestati, non ha partecipato ad appalti e subappalti nella ricostruzione post-terremoto. E questo perchè i controlli dell'Antimafia avrebbero indotto a lasciar perdere, in quanto troppo rischioso.

Dagli sviluppi dell'inchiesta emergono però altri particolari inquietanti, che dimostrerebbero che in il clan dei casalesi riciclava denaro sporco e faceva affari già prima del terremoto nel territorio abruzzese e aquilano.

Nelle intercettazioni Cerasoli e Galli parlano infatti di lavori ad Ocre, uno dei paesi del cratere. Si riferivano hanno accertato gli inquirenti al restauro del palazzo De Sanctis di San Panfilo d’Ocre, iniziato ben rpima del 6 aprile 2009, e dove doveva sorgere un centro benessere all'avanguardia. A lavorare erano squadre di operai campani, che prendevano ordini, secondo gli inquirenti, da Michele Gallo, il progetto è stato presentato e portato avanti da una società riconducibile ad Antonio Cerasoli.

Indagini in corso poi sulle attività la provenienza del capitale sociale della società Punto Immobiliare, riconducibile all'altro imprenditore abruzzese inquisito Maurizio Giallonardo, che secondo gli inquirenti, avrebbe scambiato assegni con un esponente del clan.

Nelle intercettazioni delle telefonate tra gli imprenditori campani sotto inchiesta, si parla poi di lavori per 180mila euro per la realizzazione di marciapiedi nel comune di Ateleta, lavori, fa sapere però il sindaco Giacinto Donatelli, mai eseguiti.

I presunti affilati al clan avrebbero però investito in immobili. Tre appartamenti ad Ateleta sono infatti intestati alle mogli degli imprenditori arrestati Angelo Zaccariello e Luigi Pagano. Tre dei 118 immobili posti sotto sequestro dalle Fiamme gialle insieme a beni e valori per un ammontare di oltre 100milioni. I due tra l'altro frequentavano abitualmente il paese dell'Alto Sangro. Persone cordiali e per bene, insospettabili, raccontano ora le persone che ad Ateleta li conoscevano

 


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