Le strisce di Abbey Road diventano patrimonio nazionale inglese

Ricordate le striscie pedonali di Abbey Road, a Londra, attraversate dai Beatles e finite sulla storica copertina del loro disco omonimo? Bene, questo tratto di strada è entrato nella classifica dell' English Heritage come luogo culturale degno di protezione da parte del Regno Unito. Per la prima volta, insomma, una comunissima strada entra a far parte di questa speciale categoria, solitamente riservata ad edifici di speciale interesse storico e architettonico.

La notizia è stata fatta diramare dallo stesso governo britannico per dimostrare l'altissimo livello della fama internazionale dei Beatles. Le strisce pedonali più famose della storia della musica si trovano nel quartiere di St. John's Wood, a due passi dagli studi della Emi, luogo in cui i quattro ragazzi di Liverpool hanno dato vita a dischi leggendari come, appunto, quello in questione.

Questa comunissima segnaletica ha avuto il suo appuntamento con la storia  nell'agosto del 1969, esattamente alle 11.30, quando il fotografo Ian Macmillan invitò John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr ad attraversare quello che, da lì in poi, non sarebbe più stato un semplice tratto di strada. Il ministro del turismo, John Penrose, ha così motivato la scelta: "Non si tratta di un castello o di una cattedrale, ma grazie ai Beatles e ad una foto scattata in una mattinata d'agosto, può a tutti gli effetti essere considerata come parte del nostro patrimonio.".

Persino il cartello con su scritto Abbey Road, "London SW19" è stato più volte oggetto di furto da parte dei fans più irriducibili della band. Sir Paul McCartney, ha accolto, naturalmente, con grande soddisfazione la notizia: "La ciliegina sulla torta di un grande anno per me e per i Beatles.". Proprio lui, l'unico componente del gruppo ad attraversare le strisce a piedi nudi, vide ritornare in auge, a causa di quella copertina, la leggenda metropolitana che lo vedeva morto e sostituito con un sosia. La musica, spesso, diventa una favola.

Francesco Balzano