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Controlli veloci in 48 ore, per verificare la tenuta dei puntellamenti e la sicurezza degli edifici, dove hanno riaperto i locali del centro storico dell'Aquila, chiusi a seguito delle ultime scosse di terremoto. Tutti i locali però dovranno rinnovare la certificazione di agibilità parziale, sperando nei tempi stretti della burocrazia, e se tutto andrà per il verso giusto, si potrà riaprire entro la prossima settimana.
Questo ha spiegato l'assessore comunale Marco Fanfani ai tantissimi titolari delle attività del centro nel corso del'incontro di ieri pomeriggio in Comune. La volontà della giunta è dunque quella di far riaprire i locali, far continuare per quanto è possibile a far rivivere il centro. Nonostante i rischi del caso, che fanno capo anche penalmente al sindaco.
I commercianti si dicono d'accordo con la linea che intende seguire il Comune, e più di uno critica la posizione tenuta invece da Gianfranco Giuliante, che il centro storico lo vorrebbe chiudere per motivi di sicurezza.
E anche di costi, in quanto ''per tenere aperte poche attività - ha spiegato l'assessore regionale al quotidiano Il Centro - finiscono nelle fogne cittadine 8.640.000 litri di acqua, poiché il nostro sistema idrico impone l’apertura totale dell’anello di adduzione al centro storico e considerate le pochissime utenze riattivate, si può affermare che solo il 5% di quest’acqua viene utilizzata. Un’operazione costata finora oltre 10,5 milioni.''
Tesi respinte al mittente. Dal sindaco Cialente che seguendo il ragionamento di Giuliante relativo all'acquedotto andrebbero chiusi anche gli uffici appena riaperti e le abitazioni ristrutturate e riabitate.
Il problema però per molti commercianti sarà solo rimandato. Nei palazzi dove hanno riaperto l'attività prima o poi, cominceranno i lavori di ricostruzione, e saranno i direttori dei lavori a decidere se potranno restare aperti o meno.
Spiega invece al nostro microfono il titolare di un locale:
''Abbiamo riaperto in centro perchè tutti dicevano, ed anche io ne ero convinto, che era importante farlo rivivere per quanto possibile. Non so se oggi farei la stessa scelta.
La famosa movida che dà tanto fastidio a qualcuno, c'è solo il giovedi ed il sabato, poi è il deserto. Se ci aggiungiamo la crisi, è davvero durissima tirare avanti. Ed ora, tra l'altro, delocalizzare per me sarebbe difficile, non ho soldi per ricominciare da capo, riaprire un locale altrove, comprarmi una casetta prefabbricata da piazzare da quanche parte, o alla villa comunale, come suggerisce il Comune. Devo ancora pagare i debiti che ho fatto per questo locale in centro. E le banche sono spietate. Stiamo fecendo l'arte dei pazzi...''