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Cortei, assemblee, astensione dal lavoro, fuori e dentro casa

08 Marzo 2017   09:30  

Cortei, assemblee, astensione dal lavoro, fuori e dentro casa: quello di oggi vuole essere un 8 marzo poco celebrativo e molto di protesta.

Basta mimose e cioccolatini, tutti in piazza contro le discriminazioni e la violenza che ogni anno uccide più di cento donne. 

Come negli anni '70, le femministe si sono riprese la scena e hanno indetto uno 'sciopero globale', chiedendo l'adesione ai sindacati.

All'appello hanno risposto le sigle di base e la Flc Cgil, che hanno indetto uno sciopero generale di 24 ore che interesserà trasporti locali, ferroviari, aerei, scuola e sanità.

Lo sciopero generale ha provocato non pochi mal di pancia tra i sindacati, con i confederali che hanno preso le distanze ma organizzeranno iniziative nei territori. 

Al di là delle sigle, comunque, lo 'sciopero globale' - lanciato in Argentina e che riguarderà non solo l'Italia ma anche altri 40 Paesi - vuole coinvolgere, nelle aspettative delle promotrici, lavoratrici dipendenti, precarie, autonome, disoccupate, studentesse, casalinghe.

E le forme potranno essere molteplici: non solo l'astensione dal lavoro e dalla cura (della casa, dei figli), ma anche modalità alternative come lo sciopero bianco, l'astensione dal consumo, l'adesione simbolica, il picchetto, lo sciopero digitale.

A Roma, tra le numerose iniziative è previsto un presidio delle lavoratrici di Almaviva contro i licenziamenti, una manifestazione contro la Buona Scuola davanti al Miur e un'altra davanti all'Università La Sapienza e un corteo, che partirà nel pomeriggio dal Colosseo e arriverà a Trastevere.

Iniziative sono comunque in programma in tante città.

In prima linea le femministe dei Centri antiviolenza, molti dei quali resteranno aperti alla cittadinanza. 

Tra i politici, scontata l'adesione allo sciopero delle donne da parte dei partiti più a sinistra come Prc, SI e Possibile, mentre altrove si sono registrate varie voci critiche.

Come quella del ministro dell'Istruzione, Valeria Fedeli, secondo la quale lo sciopero "sottovaluta i passi importanti che il Parlamento ha fatto, come mettere soldi sull'astensione dal lavoro retribuita al cento per cento se la donna denuncia il partner violento.

O il piano straordinario con finanziamenti per i centri anti-violenza.

Perché non andare piuttosto sui luoghi di lavoro a coinvolgere le persone? Così si rischia di discutere dello strumento, lo sciopero, non di discriminazioni".

Perplessa anche la sottosegretaria Sesa Amici, da sempre sensibile ai temi delle donne: "con il fatto di aver deciso che diventasse anche lo sciopero dei mezzi pubblici, abbiamo ottenuto un effetto boomerang: il rischio è che abbiamo contribuito a fare dell'8 marzo la giornata in cui si blocca la città e si bloccano le donne nella loro mobilità e possibilità di stare al centro".

Comunque non mancherà al Quirinale la tradizionale cerimonia celebrativa: filo conduttore di quest'anno è la pace, e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, renderà omaggio alle donne costruttrici di pace, protagoniste nella promozione di una cultura di pace e di giustizia nei contesti sociali più difficili.

E anche la tradizione della mimosa sembra comunque dura a morire: secondo i calcoli dei fioristi di Confesercenti, gli italiani dovrebbero acquistare circa 12 milioni di ramoscelli dorati, addirittura in aumento rispetto allo scorso anno. 

 

Settanta anni di conquiste al femminile
Le leggi in Italia che hanno cambiato la vita delle donne

Era il marzo del 1947, 70 anni fa, quando veniva approvato l'articolo 3 della Costituzione, che sanciva l'uguaglianza per le donne. Solo da un anno le italiane avevano conquistato il diritto al voto.

Iniziava la stagione dei cambiamenti e delle conquiste sociali. Dalla tutela della maternità per le lavoratrici al rispetto del corpo femminile fino alle norme contro il femminicidio, il Senato, in occasione dell'8 marzo, pubblica uno studio sulle leggi che in questi settant'anni hanno cambiato la vita delle donne.

 

Ecco le principali: 

- 1950 MADRI LAVORATRICI: tutela del lavoro femminile e della necessità di assicurare alle donne, in quanto madri, una protezione adeguata e speciale. (L. 26 agosto 1950, n. 860).

1956 DONNE IN MAGISTRATURA: consentito accedere alla magistratura, ma solo con funzioni di giudici popolari (ordinari o supplenti) e di componenti dei Tribunali dei minorenni. (L. 27 dicembre 1956, n. 1441). Per avere pieno diritto di accesso a tutte le cariche, professioni e impieghi pubblici le italiane dovranno attendere il 1963 con la legge 9 febbraio 1963, n. 66.

1958 CASE TOLLERANZA: chiusura di 560 case di tolleranza e la liberazione di 2700 professioniste che fino ad allora si erano prostituite sotto il controllo dello Stato. (L. 20 febbraio 1958, n. 75).

1959 DONNE IN ARMI: consentito l'accesso in polizia con la legge 7 dicembre 1959, n. 1083. Solo vent'anni dopo le donne poliziotto avranno parità di attribuzioni, di funzioni, di trattamento economico e di progressione di carriera con la legge 1 aprile 1981, n. 121. L'ultimo baluardo cade nel 1999 con la legge 20 ottobre n.380 le donne hanno pieno accesso alla carriera militare.

1963 CASALINGHE: istituzione presso l'INPS della gestione separata "mutualità pensioni" per l'assicurazione volontaria delle pensioni delle casalinghe. (L. 8 dicembre 1999, n. 493).

1970 DIVORZIO: viene introdotto il divorzio. (L. 1° dicembre 1970, n. 898).

1971 TUTELA MADRI LAVORATRICI: protezione per le gestanti - divieto di licenziamento dall'inizio della gravidanza fino al compimento di un anno di età del bambino - e astensione facoltativa dal lavoro per sei mesi, oltre ai tre mesi obbligatori dopo il parto. (L. 30 dicembre 1971, n. 1204).

1975 PROCREAZIONE RESPONSABILE: istituzione di consultori familiari. (L. 29 luglio 1975). 

- 1977 VIETATO DISCRIMINARE: divieto di discriminazione nell'accesso al lavoro, nella formazione professionale, nelle retribuzioni e nell'attribuzione di qualifiche professionali. (L. 9 dicembre 1977, n. 903).

1978 ABORTO: con la legge 22 maggio 1978, n. 194 si hanno "Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza". 

1981 STOP DELITTO D'ONORE: finisce il matrimonio riparatore (il reato di stupro si considerava estinto se l'autore del reato sposava la sua vittima) e il cosiddetto delitto d'onore (che prevedeva una sensibile riduzione della pena per chi uccideva coniuge, figlia o sorella in uno stato d'ira, al fine di difendere l'onore suo o della famiglia, leso a causa di una illegittima relazione carnale della donna). (L.5 agosto 1981, n. 442).

1996 STUPRO: Lo stupro viene unificato agli atti di libidine e diviene un reato contro la persona non più contro la morale. (L. 15 febbraio 1996, n. 66).

1998 ASSEGNI FAMILIARI: l'assegno ai nuclei familiari con almeno tre figli e l' assegno di maternità. (L. 23 dicembre 1998, n. 448). 

2000 NUOVE TUTELE: istituzione dei congedi dei genitori e l'estensione del sostegno ai genitori di soggetti portatori di handicap. (L. 8 marzo 2000, n. 53). 

2001 - VIOLENZE DOMESTICHE: introdotte misure di protezione (sia penali che civili) per contrastare il maltrattamento in ambito domestico.(L. 5 aprile 2001, n. 154). 

2011 QUOTE ROSA: obbligo di una percentuale di donne nei consigli di amministrazione. (L. 12 luglio 2011, n. 120). 

- 2013 FEMMINICIDIO: prevenzione e contrasto Alla violenza nei confronti delle donne. (Dl 14 agosto 2013 n. 93).


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