Lucia Proto e "Miss mia cara Miss", una risposta da una donna

23 Agosto 2011   17:36  

“Recitava il grande Totò in uno dei suoi film più riusciti “Totò a Parigi” del 1958. Il primo concorso di bellezza femminile si chiamava "Cinquemila lire per un sorriso" ed era nato nel 1939 per sponsorizzare una marca di dentifricio; si trattava di un concorso fotografico, le concorrenti al titolo di "Miss Sorriso" infatti ancora non sfilano sulla passerella, ma si limitano ad inviare una loro foto.”

Recita così Lucia Proto in una comunicazione alla stampa intitolata Miss Mia Cara Miss. Una comunicazione che merita delle osservazioni, da donna a donna. Se quelle donne partecipavano a Miss Sorriso con la sola foto di un sorriso era perché all'epoca, mostrare il corpo era un tabù, si faceva il bagno al mare coperte. Non sia aveva la libertà di mostrare più del proprio sorriso, nemmeno la propria intelligenza infatti era un aspetto preso in considerazione. La donna era comunque muta, comunque senza opinione, ma sorridente.

“Concorsi di bellezza estetica del genere femminile, creati per pubblicizzare prodotti di moda, lanciare future veline, attrici e ragazze oggetto, calendari di foto di corpi di donne succinte e in pose provocanti creati a scopo di beneficenza, addirittura in linguaggio braille, quale opera di interesse sociale può essere quella che sfrutta il corpo e la dignità delle donne insieme a quella delle persone non vedenti?”

Sono concorde nell'affermare con Lucia Proto che l'uso della donna, come involucro per reclamizzare prodotti è indegno, tanto più se quei corpi sono messi in vetrina senza che le legittime proprietarie sappiano o capiscano ciò che fanno. Attenzione però a dire che le donne sono indifese, oggetto dell'altrui volere, sposando così la teoria che la donna è la vittima dell'uomo. La donna, se è vittima, lo è dell'educazione che le donne danno alle donne a considerarsi solo oggetto di desiderio, solo corpo. La bimba deve essere gentile, sorridere, sopportare. No: la donna deve sorridere, essere gentile ma sapersi difendere, saper dire la propria opinione, senza per questo rinunciare ad essere “femmina”. Quando alle proprie figlie si insegna la libertà, di essere ciò che si vuole, le si concede di essere donne che in età adulta possono scegliere anche di vivere usando il loro corpo. Sì: come modelle, come attrici soft porno, e se vogliamo, per assurdo anche prostitute. Quando la donna sceglie può diventare suora, scienziata, modella, showgirl...tutto ma proprio tutto.

“Noi donne -dice Lucia Proto- ci ritroviamo a lottare durante tutta la nostra vita, nel quotidiano, nel lavoro e anche nel sociale formando movimenti come “SE NON ORA QUANDO?” o ricordando nelle giornate internazionali i dati sulla violenza sulle donne ma poi tutto il resto del tempo, il mercato, i profittatori, gli sfruttatori di corpi umani di donne e di bambini distruggono con un solo colpo tutto il nostro impegno, mortificano la nostra dignità e ci fanno vergognare di noi stesse che non ci riconosciamo in quei corpi che sfilano tutti uguali con presentatori che fanno apprezzamenti di dubbio gusto davanti ad una platea composta anche da bambini. Ogni paesello delle province abruzzesi è diventato così durante tutta l’estate, la passerella di questo business di carne umana.”

Le rispondo: siamo sicure che alle donne che sfilano in passerella non piaccia sfilare, farsi fotografare, farsi intervistare, ammiccare alla telecamera, sentirsi oggetto di desiderio di tutti coloro che la guardano? Siamo sicure noi che se è così queste donne sono svilite? Cosa c'è di oscuro, di negativo nel volersi essere desiderate? Chi siamo noi per dire che le donne devono essere tutte impegnate intellettualmente?

“Ancora oggi, nell’anno 2011, nel mentre si avvicendano cronache di mogli uccise dal proprio coniuge, di ragazze stuprate dal branco, di festini tra politici e ragazzette, di album e compra vendite di corpi di donne a scopi politici, noi donne siamo costrette ad accettare che si svolgano queste esibizioni di merce, sfilate in costume da bagno di notte. Fino ad arrivare poi agli estremi di questa speculazione, con la pornografia, la pedopornografia, la violenza sulla donne e sull’infanzia e lo stalking.”

Vorrei far notare che la pedopornografia non ha nulla a che vedere con le sfilate di moda, con le modelle che sfilano. Sono d'accordo che i bambini che sfilano è un altro mondo, perché a loro non appartiene la malizia, ma l'innocenza e sfilare non è mai innocente e per farlo si deve essere “padroni di sé” e i bimbi non lo sono. Faccio notare anche che lo stalking non lo fanno i manager delle modelle ma spesso i vicini di casa, gli uomini della porta accanto. Le vittime sì sono spesso le donne, ma più una donna si sente libera di essere ciò che vuole più mette in crisi l'uomo abituato a dominare. Ciò che vuole significa, lo ribadisco, qualsiasi cosa che non ferisca il prossimo. Come si possono mettere a confronto sfilate di moda, concorsi di bellezza e cose di bassissima moralità come i festini tra uomini di potere e giovani donne, dove l'elemento di scandalo non sono i festini (perché ogni adulto fa ciò che vuole) né la presenza delle donne, ma l'immoralità dei politici che non capiscono che per loro la sfera privata non è mai tale, che il loro impegno pubblico deve rispondere ad una integrità morale. Né si può lontanamente pensare che le donne vittime di violenza siano da accostare a chi va in passerella. Spesso la donna è vittima perché decide di essere libera, ma se siamo noi donne le prime a limitarne la libertà, commettiamo un grave errore. Dare importanza all'estetica e all'uso libero del proprio corpo è un diritto.

“Il nostro ruolo di donne reale nella società viene così svilito, tutto il genere femminile ne risulta denigrato, e ci ritroviamo una società in cui il nostro corpo di donne viene assimilato al nostro intelletto, venendo a mancare ancora una legittimazione effettiva di quest’ultimo e una reale emancipazione sociale.”
Se manca un'emancipazione sociale è perché le donne non vengono educate a sentirsi pari agli uomini. Si è pari ad un uomo anche quando si è bellissime. Non si deve essere bruttine, caste, intellettuali per poter ottenere rispetto, e spetta a noi pretenderlo.

“Abbiamo legiferato per togliere il velo alle donne mussulmane che vivono in Italia, come se questo fosse un oltraggio ai nostri diritti ma noi donne italiane abbiamo un velo più grande che ci impedisce di volare libere e che è quello della mancanza di rispetto per il nostro corpo, per l’uso oltraggioso e strumentale che ne viene fatto.”
Da dove deriva il rispetto per il nostro corpo? Lo rispettiamo se decidiamo di sfilare in passerella? Lo rispettiamo se facciamo foto svestite? Io credo proprio di sì. Non è forse meno libera colei che pensa che il suo corpo, non perfetto, sia un limite alle sue relazioni sociali, al suo essere persona libera?

“Perché -continua la Proto- non si organizzano invece concorsi di performance teatrali, cinematografiche e artistiche? Concorsi che facciano conoscere la cultura alle persone e che diano una concreta visibilità alle vere attrici e attori, alle persone che hanno studiato nel campo dello spettacolo, agli artisti, pittori, scultori, installatori. Un tempo l’Italia, insieme alla nostra Regione erano il fulcro della vera bellezza, intesa come rinascimento dell’intelletto, ricerca e conoscenza universale, approfondimento in ogni campo; oggi è necessario ritrovare quella grande energia, anche per far ripartire l’economia del nostro Paese che giace in stallo proprio per la mancanza di valorizzazione delle risorse creative.”

Questo pensiero, tutto giusto, non ha a che vedere con la presenza dei concorsi di bellezza. Ci sono attrici bravissime che negli anni hanno mostrato in varie forme il loro corpo, senza vergogna, senza sentirsi svilite anche se questa scelta veniva dalla volontà di un regista. Chi fa la modella, chi sfila, fa corsi di bellezza rappresenta una parte del mondo, né buona né cattiva, altra parte è quella dell'arte scenica, dove l'elemento voyeristico di chi osserva e quello egocentrico di chi si mostra recitando, ballando, dipingendo etc.. non è minore. E i paesi, almeno quelli dell'aquilano, sono pienissimi di eventi culturali in estate! Il rispetto delle donne non ha che vedere con l'uso che noi stesse decidiamo di fare del nostro corpo. Accogliamo le donne più belle non come delle povere sciocche in mano a sfruttatori indegni e forse saremo più in grado di riconoscere le donne che invece non scelgono la propria vita e sì sono sì vittime dello sfruttamento, della barbarie, dell'ignoranza, della violenza. Non sarà Miss Italia a distruggere la dignità delle donne, saremo noi donne a chiederla per chi fa scelte diverse dalle nostre.

Barbara Bologna


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