Mai più Omsa: parte dal web la campagna per boicottare Golden Lady che lascia a casa 380 lavoratrici

L'Idv: finalmente sul web il nostro appello

04 Gennaio 2012   16:42  

"Boicottiamo tutti i prodotti Golden Lady, finalmente l’appello che io e l’Italia dei Valori Abruzzo lanciammo oltre un anno fa sta girando sulla rete con tutta la forza che merita. Sin dal primo momento l’Italia dei Valori ha lanciato una proposta “forte”: non comprare più ciò che arriva dal Gruppo Golden Lady."
A parlare è il coordiantore dei giovani Idv, Giampiero Riccardo.

 "Un impegno importante e di consapevolezza civica all’acquisto per la difesa dei diritti delle lavoratrici e lavoratori dello stabilimento di Gissi (Ch) che hanno visto sfumare il proprio lavoro nel giro di pochi mesi. Abbiamo denunciato con forza sia a livello regionale che nazionale, l’arroganza di un’azienda che delocalizza dove il lavoro costa meno e ancor peggio dove i diritti dei lavoratori non sono tutelati, lasciando dal 25 Novembre scorso a casa 382 dipendenti (di cui 250 donne), e impoverendo tutta la Val Sinello."

LA STORIA

La Fabbrica Golden Lady  del gruppo Omsa si trovava a Gissi, produceva il gambaletto e i collant classici, vi erano impiegati 380 dipendenti. Dal 25 novembre è tutto finito. Sono ora le lavoratrici dell'azienda di Gissi che lanciano sul web il tam tam della lotta,  attraverso la  pagina facebook SOLIDARIETA' ALLE 320 DONNE OMSA FAENZA che già conta 11,286 membri 

"Le lavoratrici Omsa invitano tutte le donne ad essere solidali con loro, "boicottando" i marchi tutti i prodotti della Golden Lady Company che sono:  Philippe Matignon - SiSi - Omsa - Golden Lady - Hue Donna - Hue Uomo - Saltallegro - Saltallegro Bebè - Serenella. Le lavoratrici vi sarebbero grate se voleste dare il vostro contributo alla campagna, anche solo girando questo PicBadge a quante più persone potete se non altro per non alimentare l’indifferenza....... "

Le lavoratrici Omsa scrivono così sul loro profilo facebook e aggiungono "Sconcertante e scellerato" e’ apparso scoprire solo a posteriori, che il giorno stesso la proprietà aveva aperto la procedura per i licenziamenti collettivi del sito di Faenza, senza farne menzione al tavolo. A fronte di una ancora labile prospettiva, dell’impegno di tutte le Istituzioni e delle Organizzazioni Sindacali, nonostante la dichiarata volonta’ di lavorare concretamente per le soluzioni occupazionali, la scelta di Nerino Grassi’’, patron dell’azienda produttrice di calze, ‘’e’ stata ancora una volta quella di sottrarsi al confronto e ad ogni responsabilita’, preoccupandosi esclusivamente di tagliare il cordone ombelicale con lavoratrici e lavoratori.

Quella dei vertici di Golden Lady, e’ una provocazione perche’ l’azienda stessa si era impegnata a trovare una soluzione occupazionale. E’ noto che l’azienda nonostante fosse sana dal punto di vista industriale e’ stata smantellata e trasferita in un paese dell’est ed e’ noto che era in corso una trattativa sul destino degli ultimi lavoratori rimasti in produzione: la decisione di risolvere i contratti di lavoro dimostra quali erano le vere intenzioni dell’azienda stessa."

Qui la lettera delle lavoratrici al nuovo ministro Passera, pubblicata da L'Espresso

 

"Il mio partito - commenta Riccardo dell'Idv- ha immediatamente incontrato i lavoratori, manifestato il suo pensiero e si è organizzato, in sede nazionale e regionale, per le adeguate contromisure, ma da giovane, da lavoratore, da essere umano, non potevo non esprimere il mio personale dissenso per questa terribile mentalità imprenditoriale, che umilia l’essere umano e lo rende simile ad un prodotto di cui potersi disfare liberamente in nome delle logiche di profitto. In Italia come in Abruzzo , non si esce dalla crisi così, non si può pretendere di ristrutturare il nostro paese senza solidarietà e senza un’imprenditoria virtuosa. Diamo un segnale forte a questo sistema iniquo, ma tutti insieme, non lasciando indietro nessuno.”

di Barbara Bologna


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