Il 38enne, già accusato di violenza fisica e psicologica, è stato condannato per aver diffuso video intimi senza consenso.
Un 38enne è stato condannato a due anni e sei mesi di reclusione per maltrattamenti in famiglia, revenge porn e tentata violenza privata nei confronti della compagna. La condanna è stata emessa dal giudice del Tribunale di Chieti, Andrea Di Bernardino, con il rito abbreviato, che ha preso in considerazione anche una provvisionale di 8mila euro a favore della vittima. Il pubblico ministero Giampiero Di Florio aveva richiesto una pena di tre anni, ma la sentenza è stata comunque severa.
Le accuse nei confronti dell'uomo riguardano una serie di comportamenti violenti e minatori che ha messo in atto contro la compagna, tra cui il controllo ossessivo della sua vita privata. In particolare, l'uomo è stato accusato di offese verbali e comportamenti possessivi, sottoponendo la vittima a un continuo monitoraggio, anche attraverso il suo smartphone. Questi maltrattamenti sono avvenuti in presenza di minori, aggravando ulteriormente la gravità del reato.
Una delle accuse più gravi riguarda la diffusione non consensuale di materiale intimo. L'uomo avrebbe infatti inviato un video esplicito, che ritraeva un rapporto sessuale con la compagna, all'interno di un gruppo WhatsApp composto da ben 48 colleghi di lavoro della donna. Un atto che rientra nel reato di revenge porn, che ha causato alla vittima un danno incalcolabile sia dal punto di vista personale che professionale.
Inoltre, per cercare di riappacificarsi con la compagna dopo la fine della loro relazione, l'uomo avrebbe minacciato di inviare altri contenuti simili, esercitando una pressione psicologica sulla donna. Tuttavia, la vittima ha rifiutato le sue richieste, respingendo le minacce.
Il tribunale ha condannato l'uomo a risarcire i danni, che saranno determinati in una sede separata. La sentenza si inserisce nel contesto di una crescente attenzione nei confronti dei reati di violenza domestica e violenza psicologica, fenomeni che colpiscono molte donne e che, purtroppo, spesso restano nascosti fino a quando non emergono in maniera devastante. La condanna rappresenta una risposta importante a queste forme di abusi, ma il cammino per porre fine a tali pratiche è ancora lungo.