Manovra finanziaria Mario Monti: ecco tutte le novità

16 Dicembre 2011   17:13  

È una manovra da 33 miliardi solo per il 2012 (20 + 13 di Iva per effetto della clausola di salvaguardia) quella su cui oggi la Camera vota la fiducia, la prima in assoluto chiesta dal governo Monti. Passaggio indispensabile per superare l’ostruzionismo della Lega, continuato anche ieri alla Camera dopo la bagarre di mercoledì al Senato, e per assicurare tempi certi e spediti al decreto Salva-Italia. E’ - come è noto - una manovra che contiene tante tasse (30,8 miliardi di maggiori entrate a fronte di appena 2,3 miliardi di minori spese). Si va dal ritorno dell’Ici sulla prima casa all’aumento delle aliquote Iva (dal 10 al 12% e dal 21 al 23%), alla tassa sul lusso, ad un prelievo sui capitali scudati e misure molto severe sulle pensioni. Che alzano in alcuni casi in maniera considerevole i requisiti per lasciare il lavoro. Le pensioni più alte, sopra la soglia dei 1400 euro non recupereranno più l’inflazione mentre i lavoratori autonomi si vedranno aumentare il peso dei contributi che nel giro di 6 anni arriverà a quota 25%. Poche le misure per lo sviluppo, a cominciare dalla riduzione dell’Irap, mentre il pacchetto delle liberalizzazioni in pochi giorni di battaglia parlamentare risulta notevolmente annacquato. Per queste ed altre ragioni non mancano i maldipancia tra le forze che sostengono il governo. Tant’è che oggi tutte le forze che sostengono il governo, dal Pd al Pdl al Terzo, presenteranno due ordini del giorno alla manovra per chiedere un ammorbidimento della riforma delle pensioni che tuteli i lavoratori precoci. Il solo Pd presenterà anche un ordine del giorno sulle penalizzazioni.

PENSIONI
Via i tagli agli assegni più bassi
Contributo di solidarietà al 15%


La manovra «salva-Italia», nella versione definitiva che viene votata oggi alla Camera, salva anche le pensioni di importi più bassi dai tagli. Infatti per il 2012 e il 2013 l’indicizzazione all’inflazione sarà del 100% per le pensioni fino a tre volte il trattamento minimo Inps, circa 1400 euro. In questo modo l’87,3% di tutte le pensioni erogate in Italia evita le penalizzazioni. Non sono invece passati gli emendamenti del Pd (ma anche del Pdl) relativi ai lavoratori precoci (quelli cioè che vanno in pensione con 42 anni di contributi, ma prima di 62 anni di età anagrafica) che subiranno quindi una penalizzazione dell’1% annuo per i primi due mancanti a 62 e del 2% per quelli aggiuntivi. Una delle modifiche proposte che non è stata messa in votazione nelle commissioni Bilancio e Finanze della Camera puntava a eliminare la penalizzazione ai fini pensionistici per questa categoria. Ma c’è ancora speranza che venga recuperata nel decreto milleproroghe di fine anno. «In via eccezionale» sarà invece consentito di andare in pensione anticipata con non meno di 64 anni, ai lavoratori dipendenti del settore privato con un’anzianità contributiva di almeno 35 anni entro il 31 dicembre 2012 e che alla stessa data avrebbero maturato i requisiti per la pensione. Per quanto riguarda le donne, potranno andare in pensione a 64 anni colore che al 31 dicembre 2012 abbiano un’anzianità contributiva di almeno 20 anni e un’età anagrafica di almeno 60 anni. Invece le pensioni d’anzianità contributiva maturate prima del primo gennaio 2012 subiranno una riduzione dell’1% per ogni anno di anticipo rispetto all’età minima di 62 anni, del 2% per ogni anno di ulteriore anticipo rispetto a due anni. Passa dal 10 al 15% il contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro. Il prelievo è fissato al 15% per la parte eccedente i 200.000 euro. Aumentano anche i contributi pensionistici per artigiani e commercianti: dall’1,3% fino ad arrivare nel 2018 al 24%. Il testo iniziale prevedeva invece un’aliquota del 22% a regime. Rassicurazione per gli anziani abituati a ritirare la pensione alla posta e poco inclini all’uso di carte di credito: il limite per i pagamenti in contanti da parte delle amministrazioni pubbliche è stato alzato, passando da 500 a 1000 euro.
(Rosaria Talarico)

CASE
Esenzioni Imu fino a 600 euro. Bollo sugli immobili all’estero

Risorge definitivamente nella versione finale della manovra l’Ici (o meglio, Imu, imposta municipale unica) sulla prima casa. Il decreto “salva Italia” da 30 miliardi di euro varato dal Consiglio dei ministri prevede 12-13 miliardi di riduzione della spesa e il resto è aumento delle entrate. Tra queste anche la rivalutazione delle rendite al 60% che dovrebbe consentire di recuperare 10-12 miliardi di euro. Sulle prime case sarà al 4 per mille, sulle altre al 7 per mille. Alla franchigia iniziale di 200 euro sulle prime case, la battaglia «per l’equità» condotta in parlamento ha fatto sì che l’esenzione possa salire sino a quota seicento euro. Sull’Imu saranno infatti possibili detrazioni per le famiglie con figli: 50 euro di sconto per ogni figlio di età non superiore a 26 anni, che viva nell’immobile adibito ad abitazione principale. Dopo il passaggio in commissione, è spuntata una novità relativa alle case all’estero: per i proprietari ci sarà un’imposta di bollo dello 0,76% sul valore degli immobili situati all’estero, destinati a qualsiasi uso, da persone fisiche residenti in Italia. Il valore sarà determinato sulla base del costo riportato nell’atto di acquisto dell’immobile o dai contratti e, in assenza, dal valore di mercato dove è situato l’immobile. Per evitare il rischio di una doppia imposizione verrà riconosciuto un credito d’imposta pari a eventuali tasse già corrisposte nello Stato in cui si trova la casa. Secondo i dati dell’Agenzia delle entrate il valore degli immobili all’estero ammonterebbe a oltre 19 miliardi di euro. Con l’Imu allo 0,76%, nei prossimi tre anni lo Stato incasserà 98,4 milioni di euro. Sempre sul fronte della tassazione di immobili, una penalizzazione riguarderà anche le banche e le assicurazioni, che vedranno rivalutate all’80 per cento le rendite catastali degli immobili che le ospitano. Intanto resta sempre attivo il fronte delle polemiche sull’ipotesi (per ora tramontata) di far pagare l’Ici anche agli enti ecclesiastici. La procedura d’inchiesta avviata nel 2010 dall’Antitrust europeo per aiuti di stato illegali per l’esenzione dell’Ici concessi alla chiesa prosegue e si aspetta di sapere quale sarà la decisione del governo italiano.

SVILUPPO
I giovani e le donne si assumono senza Irap


Per chi assume giovani e donne arriva la deducibilità integrale dell’Irap , per un importo totale di 1,5 miliardi nel 2012 e 2 nel 2013 e 2014. A favore della patrimonializzazione delle imprese, poi, il governo introduce un nuovo strumento: si chiama Ace, Aiuto alla Crescita Economica. Ci sarà anche nuovo credito per i fondi di garanzia per le pmi. A favore delle banche, invece, il ministero dell'Economia è autorizzato a concedere la garanzia dello Stato sulle passività con scadenza da tre mesi fino a cinque anni. Una boccata di respiro a favore delle imprese arriva anche sul fronte delle tasse: viene cancellato l’aggio di riscossione (9%) e chi è in difficoltà a pagare le rate al Fisco può chiedere una dilazione di 72 mesi. Inoltre i beni pignorati o ipotecati non saranno più messi all’asta da Equitalia, ma potranno essere venduti dai proprietari stessi col consenso dell’agente della riscossione. Nel pacchetto-sviluppo entrano anche le liberalizzazioni, ma il lavoro delle lobby ha escluso dalle misure i taxi e, in parte, le farmacie e allentato notevolmente la presa sugli ordini professionali. Resta in vita la liberalizzazione degli orari e lo stop ai limiti geografici.

COSTI DELLA POLITICA
Percorso a ostacoli per eliminare i privilegi


La riduzione dei costi della politica comincia con un incidente: il governo mette in manovra (articolo 23) che i compensi dei parlamentari saranno tagliati sulla base dei risultati della commissione Giovannini, attesi per fine anno. Se però quei lavori non fossero conclusi, il governo avrebbe agito di sua iniziativa. Levata di scudi delle Camere: le retribuzioni dei parlamentari sono di esclusiva competenza del parlamento. Punto e basta. Testo ritirato. Polemiche. Fin tanto che i due presidenti delle camere - Schifani e Fini non fanno una promessa: gli stipendi dei parlamentari verranno adeguati alla media di quelli europei, e comunque ridotti. Intanto, però, parte il conto alla rovescia per le Province che entro il 2013 (anzichè la prossima primavera) dovranno trasferire le loro competenze a comuni e sciogliere i consigli: in futuro ogni ente avrà non più di 10 consiglieri designati dai comuni e un presidente. Stretta anche sulle retribuzioni degli alti dirigenti pubblici. Il tetto massimo viene fissato nello stipendio del primo presidente di Cassazione (circa 300 mila euro lordi l’anno), tutti gli altri a scalare. Se un alto dirigente avrà più incarichi, questi potranno essere retribuiti con non più del 25% della somma stabilita per quella carica. (R. Mas.)

FISCO
Raffica di nuove imposte. Retromarcia sulle sigarette


Via libera all’innalzamento delle aliquote Iva. Per i generi di consumo salirà dal 21 al 23%, per quelli di largo consumo dal 10 al 12%, invariata al 4% sui generi di prima necessità. Più leggera invece la tassa sul lusso. L’addizionale erariale di 20 euro sulle auto per ogni chilowatt di potenza oltre i 185, scenderà al 60%, al 30% e al 15% dopo 5, 10 e 15 anni dalla data di costruzione del veicolo. Non sarà più dovuta dopo vent’anni. Per le unità da diporto la tassa di stazionamento (1.825 euro l’anno tra 10 e 12 metri, 11mila tra i 17 e i 24, 190mila per i megayacht da 54 a 64 metri e minimo 256mila oltre i 64 metri) sarà ridotta del 15%, del 30% e del 45% dopo 5, 10 e 15 anni. La copertura del mancato gettito, arriverà dall’aumento dell’accisa «sul tabacco trinciato». Resta fermo, quindi, il prezzo delle sigarette: i rincari interesseranno solo il tabacco sfuso per confezionare manualmente le sigarette. Arriva la tassa sull’«anonimato»: ma anziché l’una tantum dell’1,5%, i capitali scudati nel 2012 pagheranno un’imposta di bollo del 10 per mille, che sale al 13,5 nel 2013 e che dal 2014 diventa strutturale con una aliquota del 4 per mille. L’imposta di bollo sui conti correnti (34,2 euro) viene estesa ai libretti postali, ai conti titoli, alle polizze vita e ai fondi mobiliari. Esentati dall’imposta di bollo sugli estratti conto, i conti correnti con una giacenza media annua pari a 5.000 euro. Sale, invece, da 73,8 a 100 euro per le imprese. I buoni fruttiferi postali saranno tassati, invece, dello 0,1% nel 2012 e dello 0,15% dal 2013. Aumenta la sanzione per le violazioni sui libretti bancari o postali al portatore con saldo da 3.000 euro in su: la multa sarà pari al saldo.

Nuove regole, e più severe, sullo scoperto bancario. I contratti di apertura di credito possono prevedere, «quali unici oneri a carico del cliente, una commissione onnicomprensiva, calcolata in maniera proporzionale rispetto alla somma messa a disposizione del cliente e alla durata dell’affidamento, e un tasso di interesse debitore sulle somme prelevate». L’ammontare della commissione non può superare lo 0,5% per trimestre. A fronte di sconfinamenti «in assenza di affidamento ovvero oltre il limite del fido, i contratti di conto corrente e di apertura di credito possono prevedere, quali unici oneri a carico del cliente, una commissione di istruttoria veloce in misura fissa, commisurata ai costi e un tasso di interesse debitore sull’ammontare dello sconfinamento». Le clausole che prevedono oneri diversi sono «nulle» ma non comportano la nullità del contratto.

Il Fisco mette il naso anche fuori confine: le attività finanziarie detenute all’estero dalle persone fisiche nel 2011 e 2012 pagheranno un’imposta di bollo dell’1 per mille annuo, che sale all’1,5 per mille nel 2013. Dal 2013 scomparirà il limite massimo di 1.200 euro per l’imposta di bollo sulle comunicazioni delle attività finanziarie. Prorogato di un anno (al 31 dicembre 2013), il termine per gli accertamenti del fisco per il recupero coattivo delle somme non riscosse con i condoni e le sanatorie del 2003.

fonte lastampa

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