Maxi Rissa nel Carcere di Castrogno: Detenuto in Condizioni Gravissime

07 Dicembre 2023   14:37  

Nel carcere di Castrogno, ieri 6 dicembre, si è verificata una violenta rissa tra detenuti di origini magrebine e romene, che ha coinvolto una decina di persone. La situazione è sfociata in disordini che hanno provocato l'incendio di due stanze e lasciato uno dei detenuti in condizioni critiche a causa di colpi di sgabello, piedi dei tavoli e fendenti di lametta, soprattutto a livello di testa e collo.

Il sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sinappe) ha denunciato che la tensione nel carcere era alimentata da nuovi arrivi provenienti da istituti laziali, senza tenere conto dei preesistenti problemi di organico e delle regole di convivenza. La situazione è degenerata dopo giorni di crescente tensione, culminando in una violenta rissa che si è protratta fino al tardo pomeriggio, includendo anche l'incendio di due camere di pernottamento.

Il Sinappe ha evidenziato che la situazione è stata aggravata dall'arrivo di detenuti trasferiti dagli istituti laziali per ragioni di ordine e sicurezza, tutti concentrati nel carcere di Teramo. Questo ha reso la struttura una sorta di deposito di detenuti con propensione alla violenza, alla prevaricazione e alle attività illecite, senza alcun rispetto per le regole di convivenza e carcerarie.

La segreteria del Sinappe ha dichiarato che, ancora una volta, le poche unità incaricate di garantire l'ordine e la sicurezza nei sovraffollati reparti detentivi sono state messe a dura prova. La mancata immediata rimozione dei responsabili della rissa, come comunemente avviene in altri penitenziari, ha ulteriormente aggravato la situazione, e il sindacato ha criticato la mancanza di rinforzi esterni.

Il Sinappe ha sottolineato che la situazione a Castrogno è diventata quotidiana, con gli agenti di polizia penitenziaria che ogni giorno affrontano il pericolo senza adeguate risorse e senza la possibilità di richiedere rinforzi esterni. Il sindacato ha concluso affermando che l'accaduto è un ulteriore segnale della difficile situazione che il corpo di polizia penitenziaria sta affrontando, auspicando una risposta adeguata dagli organi dirigenti.


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