"Mi chiamo Giovanni Tizian e faccio il giornalista". Minacciato dalla mafia, il web si mobilita

11 Gennaio 2012   17:13  

E' ancora una volta il web a lanciare una campagna a difesa dei diritti umani. Stavolta al centro c'è, per chi scrive, una persona proprio come noi: come noi è giovane, come noi è appassionato del suo mestiere, come noi è giornalista, ma a differenza di noi, lui vive sotto scorta.

Il suo nome è Giovanni Tizian, ha 29 anni, scrive per la Gazzetta di Modena, e vive sotto scorta 24 ore sue 24. Giovanni è stato minacciato dalla mafia.

Giovanni, racconta Repubblica,  "come lui, pubblicista, precario si occupa di mafia a tempo e orario indeterminato, così la criminalità si interessa di lui. Al punto che la sua vita è cambiata radicalmente, allo stesso tempo sotto l'occhio della mafia e quello della vigilanza ininterrotta della polizia."

Giovanni è laureato in criminologia, e si occupa di mafia, scrive di infiltrazioni criminali nell'amministrazione pubblica in una delle regioni più virtuose d'Italia. Dal 2006 indaga e pubblica per la Gazzetta di Modena,  giornali e siti web che dedicano attenzione all'argomento come Narcomafie e Linkiesta. 

Il web si è mobilitato per far conoscere la sua storia, per sostenerelo a distanza, per rendere noto il suo servizio, per rendere visibile la minaccia su di lui.

"Mi chiamo Giovanni Tizian " è il titolo della campagna per difendere Giovanni lanciata da Dasud. "Io mi chiamo Giovanni Tizian e faccio il giornalista" dicono tweet e post su Facebook. Gli utenti del web che solidarizzano con Tizian prendono simbolicamente il suo nome e il suo mestiere, lo adottano per stringere attorno al giornalista un cordone sanitario e protettivo ulteriore. 

Giovanni aveva 7 anni quando papà Peppe viene ucciso dalla Ndrangheta, a Bovalino. Giovanni lo aspettava a casa, il papà era funzionario in banca. Gli spararono con la lupara, sulla via del ritorno. "Io lo aspettavo, era ormai ora di cena, ma non arrivava. Mia madre mi disse che aveva avuto un incidente, in qualche modo cercava di attutire il colpo...", racconta Giovanni.

"Dopo cinque anni ci siamo trasferiti a Modena, per cercare di ricostruire la tranquillità e la serenità che non avevamo avuto in Calabria". Ed è nella città emiliana che Giovanni trova serenità intraprendendo la sua lotta facendo di inchieste e dossier.

Fino alla pubblicazione di un libro, "Gotica": nomi e cognomi, documenti e testimonianze su come Camorra, Ndrangheta e la mafia siciliana abbiano intessuto al nord delle fittissime reti economiche, coperte da attività pulite. Forse è proprio il libro ad aver accentuato l'attenzione dei clan su Giovanni. Ma al momento, l'unica sicurezza è la presenza della scorta nella sua vita.

La vita di Giovanni è un susseguirsi di momenti di grande ansia: "Se vado al market, mi accorgo di avere fretta inspiegabile. Non riesco neppure a pensare alle cose che devo comprare... A volte poi ho la sensazione di abusare dei ragazzi della scorta, che sono bravissimi." "Se voglio andare a mangiare una pizza con la fidanzata o gli amici, io devo viaggiare su una macchina, loro su un’altra... ".

Giovanni ha a fianco la sua famiglia che lo sostiene da sempre: "Mia madre è perfettamente consapevole di ciò che mi sta accadendo, anche per quello che ha già passato. Ha una grande forza e cerca di trasmettermi tranquillità. Lo ha sempre fatto".

Ma in un mondo che nel male e nel bene improvvisamente gli si stringe addosso, Giovanni Tizian pensa alla sua missione, scrivere di mafia: "Non ho quella libertà di movimento che mi servirebbe, ma mica ci rinuncio. Non penso che un giornalista possa cambiare il mondo, ma credo nell'utilità sociale del mestiere di giornalista".


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