Microcamere negli appartamenti: svolta clamorosa nella decisione del giudice aquilano

13 Novembre 2025   18:37  

Il gip respinge la richiesta di domiciliari e impone al 56enne un divieto di avvicinamento di 500 metri agli alloggi oggetto dell’indagine, mentre le verifiche tecniche proseguono su video, dispositivi e cellulari.

Il caso delle microcamere rinvenute negli appartamenti di via degli Acquaviva all’Aquila registra un nuovo passaggio giudiziario. Il giudice per le indagini preliminari ha scelto una misura meno restrittiva rispetto a quella chiesta dalla Procura, optando per il divieto di avvicinamento ai locali interessati anziché per gli arresti domiciliari. Protagonista della vicenda è un 56enne aquilano, proprietario degli immobili affittati a studenti, professionisti e a diversi allievi della Scuola Ispettori e Sovrintendenti della Guardia di Finanza, nei quali sarebbero state occultate apparecchiature di ripresa.

La decisione del gip, Giulia Colangeli, arriva dopo l’interrogatorio richiesto dall’indagato, durante il quale l’uomo ha ammesso la installazione delle videocamere, sostenendo però di non aver mai ceduto né diffuso i filmati registrati. La Procura aveva insistito per i domiciliari, ravvisando il rischio di inquinamento delle prove, ma il giudice ha ritenuto sufficiente imporre una distanza minima di 500 metri dal palazzo coinvolto, accogliendo la proposta avanzata dalla difesa.

Le indagini proseguono su due direttrici centrali. La prima riguarda l’ipotesi di interferenza illecita nella vita privata, per l’installazione delle microcamere in spazi destinati a uso esclusivo degli inquilini. La seconda, aggiunta successivamente, ruota attorno alla possibile diffusione illecita di immagini a contenuto sensibile, un’ipotesi che gli investigatori stanno valutando sulla base dei materiali tecnici sequestrati.

Un perito nominato dal tribunale sta esaminando le apparecchiature rinvenute, dalle webcam ad altri strumenti elettronici presenti nelle abitazioni. Entro 90 giorni è attesa una relazione dettagliata che potrà chiarire modalità di funzionamento, capacità di archiviazione, eventuali trasferimenti di dati e la presenza di contenuti ulteriori rispetto a quelli già individuati. Parallelamente, sono in corso accertamenti sui telefonini dell’indagato per verificare la coerenza delle dichiarazioni rese e ricostruire eventuali movimenti dei file.


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