Monti sconta l'Imu alla Chiesa, ma per l'Europa potrebbe essere aiuto di Stato illegale...

26 Novembre 2012   18:29  
 

Il nuovo regolamento sull'Imu pubblicato in Gazzetta Ufficiale sabato è ora sotto la lente di Bruxelles, che deve verificarne la compatibilità con le norme Ue e valutare quindi se chiudere la procedura d'infrazione aperta contro l'Italia.

"Stiamo studiando le misure adottate", ha assicurato il portavoce del commissario Ue alla concorrenza Joaquin Almunia, precisando che l'analisi della Commissione si situa "nel quadro della procedura sugli aiuti di stato in corso".

Le agevolazioni fiscali di cui hanno finora goduto in Italia gli enti non commerciali, e in particolare la Chiesa, possono, secondo le norme europee, essere considerate come aiuti di stato illegali.

Il contenzioso con l'Antitrust Ue risale al 2007, quando erano partite le prime richieste di informazioni a Roma.

Almunia aveva deciso di riaprire il dossier dell'esenzione dell'allora Ici nei confronti della Chiesa nel 2010, dopo le denunce ripresentate dal deputato radicale Maurizio Turco e dal fiscalista Carlo Pontesilli, che si erano rivolti alla Corte di giustizia Ue per impedire l'archiviazione.

Dopo avere definito lo scorso febbraio un "progresso sensibile" l'emendamento proposto dal governo Monti, i servizi antitrust Ue sono rimasti in attesa del testo legislativo finale, che ha ricevuto uno stop dal Consiglio di stato.

Con il regolamento pubblicato ora sulla gazzetta Ufficiale, i servizi di Almunia hanno gli elementi necessari per poter compiere la loro valutazione, che dovrà essere completata in tempi utili perché le nuove norme possano o meno partire con l'anno nuovo.

In ogni caso l'Italia, allo stato attuale, non rischia multe, ma solo l'ingiunzione da parte di Bruxelles di procedere al recupero presso i beneficiari degli aiuti illegali precedentemente percepiti.

Solo nell'ipotetico caso in cui l'Italia ricevesse l'ingiunzione e non procedesse nei tempi stabiliti al recupero, allora Bruxelles potrebbe aprire un'altra procedura d'infrazione che, una volta giunta nella fase finale, potrebbe a sua volta terminare con una multa da parte della Corte di giustizia Ue.

IMU: I REGALI DEL GOVERNO A SANTA ROMANA CHIESA ( CON I SOLDI DI TUTTI GLI ITALIANI) 

A nulla è servito infatti il richiamo dell’Unione europea che aveva intimato al ministro dell’economia Vittorio Grilli non solo di far pagare la tassa sugli immobili ai locali di proprietà del Vaticano che esercitassero attività economica, ma di recuperare anche tutti gli arretrati dell’Ici dal 2006 a oggi per un totale di circa 3,5 miliardi di euro.

E a nulla sembrano essere servite anche le due bocciature arrivate dal Consiglio di Stato sul decreto che doveva stabilire i criteri con cui decidere quali locali avessero dovuto pagare e quali invece essere esentati.

Una distinzione che ruotava intorno alla definizione stessa di immobile a uso commerciale, e che secondo il Consiglio di Stato era stata troppo restrittiva.

Un rilievo quest’ultimo, che nonostante fosse vincolante, non sembra essere stato tenuto minimamente in conto dal governo.

E in Gazzetta ufficiale alla fine è arrivata una versione definitiva del tanto contestato decreto che, come detto, ricalca il modello delle due versioni precedenti già bocciate in fase preparatoria.

In pratica, il governo stabilisce che se l’ente in questione, sia esso una scuola, un ospedale oppure una struttura alberghiera di ricezione, non fa utili, o non li distribuisce, o li destina alla solidarietà o li reinveste nelle sue attività culturali, sanitarie e alberghiere, non pagherà l’Imu.

Criterio fondamentale affinché però ciò possa avvenire è che i servizi erogati dall’ente in questione siano forniti a titolo gratuito oppure ad un prezzo simbolico che, comunque, non arrivi a coprire interamente il costo effettivo del servizio e non sia superiore alla metà della media riscontrata sul mercato.

Puntualizzazioni che sembrerebbero sgombrare il campo da molti dubbi e che invece ne lasciano in sospeso altrettanti.

Proprio perché, secondo quanto rilevato nelle due precedenti occasioni dal Consiglio di Stato, queste seppur puntuali specifiche non sarebbero sufficienti a fare chiarezza definitiva e lasciano irrisolti quelli che il massimo tribunale amministrativo definisce “profili di criticità”.

E queste criticità sono legate in maniera particolare alla definizione utilizzata a livello europeo di attività commerciale che è tale quando offre beni e servizi in un qualsiasi mercato, sia esso dunque culturale, sanitario o turistico, indipendentemente dal fatto che poi faccia o meno utili.

(fonte Panorama.it) 

 

 


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