Napoli, Clamorosa Scoperta Nel Golfo. Duomo che Emette Gas alto 15 Metri

02 Marzo 2016   05:00  

NAPOLI - Sul fondo marino del Golfo di Napoli è stato scoperto un rigonfiamento, ossia un "duomo", che emette gas. È alto circa 15 metri e copre un'area di 25 chilometri quadrati. Annunciata sulla rivista Scientific Reports, la scoperta si deve a una campagna oceanografica coordinata da Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e università di Firenze. «La struttura si trova a metà strada tra i vulcani attivi dei Campi Flegrei e del Vesuvio, a profondità variabili tra 100 e i 170 metri» spiega Salvatore Passaro, dell'Istituto per l'Ambiente Marino Costiero del Cnr. Durante i rilievi sono state scoperte 35 emissioni di gas attive e oltre 650 piccoli crateri legati a emissioni di gas avvenute negli ultimi 12.000 anni. Secondo un altro autore della ricerca, Guido Ventura dell'Ingv, i dati «indicano che siamo in presenza di un'attività correlabile a un fenomeno vulcanico secondario non associato, per ora, a una risalita diretta di magma».

Il 'duomo' è situato a una distanza di circa 5 chilometri dal porto di Napoli e 2,5 chilometri da Posillipo. Un fenomeno che potrebbe precedere anche la formazione di un vulcano. «Questa struttura - spiega Salvatore Passaro dell'Iamc -Cnr - si trova a metà strada tra i vulcani attivi del Campi Flegrei e del Vesuvio a profondità variabili tra i 100 e i 170 metri. La sua altezza è di circa 15 metri e copre un'area di 25 chilometri quadrati». Durante i rilievi sono state scoperte 35 emissioni gassose attive e oltre 650 piccoli crateri riconducibili ad attività di degassamento avvenuto in tempi recenti. «Tutta questa area -spiega il Cnr- si è formata per la risalita, tuttora attiva e comunque più recente di 12.000 anni, di gas di origine profonda (mantello) e crostale».

La risalita dei gas, riferiscono i ricercatori, avviene lungo condotti di diametro variabile tra i 50 e i 200 metri che tagliano, piegano e fratturano i sedimenti marini attuali. «I dati raccolti nel Golfo di Napoli - afferma Guido Ventura, ricercatore dell'Ingv - ci indicano che siamo in presenza di una attività correlabile a una fenomenologia vulcanica non associata, per ora, ad una risalita diretta di magma». Tuttavia, aggiunge Ventura, «come ormai noto da precedenti esperienze in Giappone, Canarie, Mar Rosso, queste manifestazioni possono, in alcuni casi, precedere la formazione di vulcani sottomarini o esplosioni idrotermali». Una fenomenologia analoga a quella riscontrata nel Golfo di Napoli caratterizza anche l'attività dei Campi Flegrei. «Lo studio di quest'area rappresenta oggi un punto di partenza per la comprensione dei fenomeni vulcanici sottomarini in zone costiere» conclude Guido Ventura.


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