"Nel piano di ricostruzione non si parla di come vivremo"

L'intervento

02 Febbraio 2012   10:29  

"Immaginare …".
Nel piano di ricostruzione dei centri storici dell'Aquila non ho trovato questa parola. Lì si parla solo di cose “serie” mica di come vivremo.

Da piccolo, ero solito scendere a giocare sotto casa - abitavo al Viale - insieme a molti altri ragazzi della mia età.
“Mà, sto a calà” dicevo e i miei genitori mi facevano uscire senza problemi, purché prima avessi finito di fare i compiti.
Poche macchine, spazi non attrezzati ma disponibili, un spiazzo libero. Ci bastava un pallone, “due zeppi” per fare le porte e si giocava insieme.
Ogni tanto spuntavano le cerbottane e pure qualche sassata ma nessuno si faceva male, al massimo un ginocchio sbucciato. Una volta mi ruppi un polso, ma vabbè!
Era la nostra qualità della vita, dei ragazzini e delle loro famiglie. Forse una cosa da poco.
Oggi tutto questo non esiste più oppure va velocemente scomparendo. Del resto, quale genitore si sentirebbe tranquillo a far scendere il proprio figlio “sotto casa”, con strade sempre piene di macchine e spazi pubblici in perenne stato di degrado e abbandono?

Se riconosciamo a “quel modello” valori legati alla socialità, educazione e qualità della vita, perché nella ricostruzione della nostra città non ne dobbiamo tener conto?
Quando si pianifica, perché non si discute mai di progettare "a misura di bambino”?
Significherebbe mettere al centro delle politiche la sostenibilità, il vivere bene delle famiglie, le modalità stesse in cui una comunità si incontra.
Perché se mio figlio gioca con il tuo, allora sarà più facile anche per me e per te parlare e prenderci cura insieme dello spazio dove i nostri bambini vivono e giocano.

Prendiamo il centro storico dell’Aquila o quello di una delle sue tante frazioni. Quando discutiamo del loro recupero non dovremmo pensare solo a come ricostruirli ma anche e soprattutto a come ci piacerebbe viverli.
Immaginiamo un centro storico completamente libero dalle automobili.
Immaginiamo che gli unici mezzi ammessi siano quelli per il carico-scarico, solo in determinate ore ma attenti alle necessità specifiche di chi ci vive e ci lavora.
Immaginiamo che i residenti del centro abbiano a disposizione dei piccoli parcheggi di prossimità assegnati, massimo a 250 metri da casa.
Immaginiamo che in centro ci siano piazze attrezzate per essere vissute da grandi e bambini.

Immaginiamo che chi abita fuori le mura non sia costretto a venirci sempre per qualsiasi cosa debba fare e che possa arrivarci con mezzi pubblici pensati appositamente per lui. A volte non servono i megaparcheggi.
Immaginiamo che siano privilegiate le attività legate al lavoro e ai saperi del nostro territorio, in tutti i campi, rispetto alle catene di multinazionali che ritroviamo in ogni città.
Immaginiamo la contentezza dei nostri figli e dei nostri nonni.
Immaginiamo quanto sarebbe bella la nostra città per chi ci vive, per chi la vuole conoscere e per chi ha intenzione di investirci.
Immaginate tutto questo e poi andate in Germania o in Francia, in uno dei tanti centri storici che hanno adottato questa politica, e guardate i volti dei bambini, l'atmosfera di comunità che si respira e come l'economia gira.
E' possibile, altrove l'hanno già fatto, basta volerlo, saper guardare oltre e pianificare. Adesso e insieme.

Ettore Di Cesare
candidato Sindaco coalizione liste civiche “Appello per L'Aquila”.


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