Olimpio Scalzitti, l'abruzzese che sfidò la mafia negli Stati Uniti

11 Luglio 2017   10:02  

Uno dei primi coraggiosi “eroi antimafia” degli Stati Uniti era nato a Scontrone (AQ) nel 1881. Il suo decisivo intervento salvò la vita di un bambino, Billy Ranieri, rapito(“kidnapping”) dalla “Mano Nera” (“Black Hand”). La mafia, per evitare la sua testimonianza, lo uccise barbaramente.

Olimpio Scalzitti nacque a Scontrone (AQ) il 25 febbraio del 1881. Nel 1898 a soli sedici anni emigrò per gli Stati Uniti dove giunse a bordo del piroscafo “Fulda”.

Giovane, intraprendente e di vivace intelligenza non impiegò molto a realizzarsi. Mise su, dopo aver fatto ogni sorta di duro lavoro, una piccola impresa specializzata negli scavi.

Nel 1906 tornò nella sua Scontrone dove conobbe e si innamorò della giovane Vincenza Grossi. Quest’ultima era nata il 15 aprile del 1889. Olimpio doveva ripartire e allora decise di chiedere la mano della ragazza. Si sposarono e subito dopo decisero di raggiungere gli Stati Uniti.

Arrivarono ad “Ellis Island”, nel 1906, dopo aver attraversato l’oceano sulla nave “Prinzess Irene”.

Gli affari per Olimpio, una volta tornato in America, cominciarono ad andare sempre meglio. Dopo qualche tempo la sua azienda divenne, nel settore scavi fognari e non solo, leader a Chicago e nell’intero Illinois.

Intanto il suo nome subì, come quasi inevitabilmente accadeva, dei mutamenti. Olimpio divenne all’inizio Olempio ma successivamente per tutti fu solo e per sempre “Ole Scully”.

Ebbe da Vincenza tre figli Lawrence, Albert M. e Lydia. Con la sua azienda brevettò una innumerevole serie di nuovi macchinari che furono adottati, per anni, da tutte le altre grandi aziende degli Stati Uniti.

Poi l’episodio che lo renderà famoso per il suo coraggio. Il 6 settembre del 1928 fu rapito, dalla organizzazione mafiosa italo-americana denominata “Mano Nera”, il piccolo Billy Ranieri. Un episodio di “kidnapping” che sconvolse gli interi Stati Uniti (anticipando di due anni quello di Charles Augustus Lindbergh Jr.).

I rapitori chiesero un esorbitante riscatto minacciando, in caso di mancato pagamento, l’uccisione del piccolo. Decisivo per il ritrovamento e la liberazione del ragazzo fu proprio “Ole Scully”.

Questi grazie alle sue potenti amicizie e convincendo una nota agenzia investigativa ad intervenire (questa aveva subito pressioni dai criminali perché non agisse) riuscì ad offrire la pista giusta per arrivare ai rapitori e di conseguenza al piccolo. Il 18 settembre del 1928 la polizia fece irruzione nella cascina dove era tenuto prigioniero Billy e lo liberò. Furono arrestati i carcerieri e giorni dopo anche i potenti complici. La “Mano Nera” di Chicago subì un gravissimo colpo.

Tra gli arrestati il pericoloso italo-americano Petitti. Le richieste del pubblico ministero furono pesantissime: pena di morte per Angelo Petitti, Andrew Cappellano e suo figlio Andrew che tenevano prigioniero, nella loro casa, il piccolo Billy.

A fine dicembre Olimpio Scalzitti avrebbe dovuto offrire la sua decisiva testimonianza. Il 15 settembre “Ole Scully” volle incontrare il Procuratore Samuel A. Hoffman che successivamente ricorderà: “Scully aveva fornito una parte importante delle prove … aveva aiutato noi procuratori a implicare Petitti non solo nel rapimento di Ranieri ma in molti altri casi di estorsione.

Ci aveva fornito un elenco delle vittime di Petitti che aveva compilato di proprio pugno consegnandocelo perché lo rendessimo pubblico. Mi disse che avrebbe speso tutto ciò che aveva, se necessario, per mantenere Petitti in prigione poiché la sua vita non sarebbe valsa nulla se Petitti fosse tornato libero".

Ma la mattina del 17 dicembre del 1928, a pochissimi giorni dal processo, mentre Olimpio con cinque suo uomini era a pranzo in un ristorante, sulla W. Taylor Steet di Chicago, fecero irruzione improvvisamente una decina di uomini armati di mazze da baseball. Prima che Olimpo e i suoi potessero reagire i criminali li colpirono selvaggiamente. Ai suoi uomini vennero spezzate gambe, braccia e mani a Olimpio fu riservata la peggior sorte. Colpito brutalmente e più volte lo uccisero fracassandogli il cranio.

Così la “Mano Nera” eliminò un pericoloso testimone e in più mandò un chiaro ed intimidatorio messaggio a chi avesse voluto o pensato di fare altrettanto.

I giornali, le autorità e l’intera cittadinanza di Chicago parlarono, riferendosi ad Olimpio, come di un vero eroe di tutta la comunità. Finiva così, tragicamente, la vita del coraggioso abruzzese.  

Geremia Mancini – Presidente onorario “Ambasciatori della fame”


Galleria Immagini

Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore