Ombrina Mare: il consiglio regionale dice no con una risoluzione

A Vasto consiglio comunale straordinario

05 Marzo 2013   13:55  

Il consiglio regionale ha oggi approvato all’unanimità una risoluzione che impegna il Presidente della Regione Gianni Chiodi a porre in essere tutte le iniziative “intervenendo presso i Ministeri competenti e ricorrendo in via giudiziaria” per bloccare l’insediamento dell’impianto di estrazione petrolifera “Ombrina Mare 2”, che dovrebbe sorgere al largo del litorale di San Vito Chietino.

Ha speigato il presidente della Regione, Gianni Chiodi, nel corso del Consiglio regionale: 

 "Il decreto sub procedimentale sulle compatibilita' ambientali e paesaggistiche relative al progetto della Medoilgas Spa e' ancora in fase di bozza e non e' stato firmato dai ministri competenti".

Il presidente Chiodi ha poi  illustrato il percorso che vuole fare la Regione per scongiurare l'intervento, ricordando che "gia' il 7 ottobre 2010 la Commissione Via-Vas aveva espresso parere negativo all'autorizzazione richiesta dalla Medoilgas Spa. Anche su questo intervento, quindi, la Regione fin dall'inizio ha palesato dal punto di vista amministrativo il suo diniego".

L'avvio di una nuova procedura impone pero' di ripetere il percorso di diniego. Chiodi ha confermato che "giovedi' mattina ci sara' l'incontro con il ministero dello Sviluppo economico e dell'Ambiente nel corso del quale la Regione insistera' su tre punti:

1) richiesta di chiarimento formale sull'invio alla Regione della lettera del ministero dell'Ambiente del 7 luglio 2012 che, ribadisco, gli uffici regionale non hanno mai ricevuto;

2) chiarire come e' possibile che una procedura chiusa nel 2010 venga riaperta due anni dopo partendo dal punto in cui si era lasciata, a cui si aggiunge la circostanza che la Medoilgas Spa sembra abbia presentato nuova documentazione che la Regione non conosce perche' non l'ha mai ricevuta. Se ricorrono queste condizioni e' necessario un rinnovo della procedura;

3) ribadire il parere negativo della Regione Abruzzo, rafforzato da una risoluzione del Consiglio regionale votata il 27 luglio 2010 contro ogni attivita' di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi nelle acque dell'Adriatico".  

Il Presidente ha poi confermato di aver richiesto alla Conferenza delle Regioni di inserire all'ordine del giorno della prossima riunione "la richiesta a Governo e Parlamento di abrogare l'art. 35 del decreto legge 83/12 in modo da tornare al decreto legislativo 128/10 voluto dall'allora ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo".

A seguire poi il commento politico di Riccardo Chiavaroli, portavoce del gruppo consiliare del PdL: 

"Un voto che ha spazzato via qualsiasi malevola quanto strumentale interpretazione. Il governo Chiodi ribadisce la propria vocazione con fatti concreti a difesa dell'ecosistema d'Abruzzo caratterizzandosi come coalizione responsabile, che è qualità ben diversa dall'ambientalismo da salotto.

Dal 2008  con noi non c'è stata alcuna concessione per interventi invasivi che potessero compromettere l'ambiente, anzi siamo arrivati a scongiurare persino insediamenti approvati da altri in passato".

Più articolata la poszione del Capogruppo del PD Camillo D'Alessandro, e afferma in reazione ai mancati atti amministrativi della Giunta.

" Rimangono aspetti da chiarire in merito alle carte. Voglio capire il corto circuito dove si è' verificato. Prendo atto delle dichiarazioni di Chiodi che asserisce che le carte non sono arrivate. Mi chiedo: ma quella lettera e' l'unica lettera pervenuta ? Cosa e' accaduto nelle stanze dell'assessorato o del ministero ? "

Afferma invece Franco Caramanico, consigliere regionale del Sel

''La discussione in Consiglio regionale sulla questione Ombrina mare e la risoluzione votata da maggioranza e opposizione non eliminano il problema della petrolizzazione del nostro territorio.

Va innanzitutto chiarita la questione della mancato ricevimento da parte della Regione della comunicazione del Ministero, visto che, se così sono andate le cose, la questione potrebbe essere oggetto di ricorso.

Resta il fatto che il Ministero ha assunto un atteggiamento grave e poco chiaro dal momento che, dopo l’iniziale parere negativo, ha sospeso l’iter della pratica, lasciandola per due anni nel cassetto, senza portarla a conclusione – aggiunge Caramanico –.

L’unica vera e concreta possibilità può essere cercata nella istituzione del Parco nazionale della costa teatina, ricomprendendo al suo interno le aree costiere marine, in modo da scongiurare una volta per tutte la possibilità di estrazioni lungo la costa.

Spiace constatare la mancata consapevolezza dei rischi che corre il nostro territorio da parte della maggioranza, che ha rigettato l’emendamento da noi presentato con il quale chiedevamo al Presidente Chiodi di attivarsi al più presto per l’istituzione del suddetto parco. Una miopia amministrativa grave e pericolosa.

Ci preoccupa quello che potrebbe accedere nel prossimo futuro: non è solo infatti la questione Ombrina che va risolta, ma anche tutta una serie di autorizzazioni per impianti di stoccaggio, come quello denominato di Poggio Fiorito a San Martino sulla Marrucina,  che rischiano di produrre un impatto violento sul nostro territorio. Per questo chiediamo che anche l’Abruzzo, in virtù del suo essere regione verde d’Europa – conclude Caramanico – venga inserita tra le aree, come il golfo di Napoli, quello di Salerno, Venezia e le isole Egadi,  per le quali la legge n. 9 del 91 vieta qualsivoglia attività estrattiva''.  

Nelle stesse ore come anticipato dal sindaco Luciano Lapenna l’intera maggioranza nel consiglio comunale di Vasto ha presentato una richiesta urgente di  seduta straordinaria ''al fine di valutare e dare attuazione e piena legittimazione a tutte le misure possibili per scongiurare tale nefasta realizzazione'' dell'Ombrina Mare 2.

Il progetto, a cui le Commissioni Via e Vas hanno espresso parere positivo, si legge nella richiesta ''prevede la realizzazione di un “centro oli galleggiante” per lo stoccaggio e la desolforazione sul posto del greggio estratto dai fondali marini con l’incenerimento di ben 200 tonnellate al giorno di materiale di scarto, per la durata di almeno 24 anni e contempla anche 4-6 pozzi di estrazione di gas che sarà trasferito al campo esistente di Santo Stefano Mare attraverso 12 km di condutture adagiate sui fondali marini o interrate.

''Una tale grave decisione - proseguono i richiedenti - avrebbe ripercussioni inimmaginabili sull’ambiente marino, costiero e persino sulla qualità dell’aria che respiriamo, rischierebbe di mettere definitivamente in ginocchio l’intero sistema turistico abruzzese già pesantemente provato dalla crisi insistente; la sua realizzazione sarebbe antitetica alla realizzazione del Parco della Costa teatina ed alla tutela delle numerose aree protette e Sic insistenti nell’area costiera, andrebbe certamente ad aggravare la pesante situazione delle marinerie abruzzesi già alle prese con lunghi fermi biologici e la moria delle bivalvi

E tutto ciò considerando che sarebbe minimo l’apporto energetico derivante da tali attività estrattive.''

 


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