Omicidio Rea: Dopo l'ergastolo a Parolisi, tutelare Vittoria e il ricordo della madre

28 Ottobre 2012   08:56  

"Un giorno la piccola Vittoria saprà come è morta la madre. Saprà che è stato il padre, Salvatore Parolisi, ad ucciderla. Il giorno in cui le racconteremo la verità sarà per noi un grande dolore, inferiore soltanto alla morte di mia sorella Melania".

Lo ha detto all'Adnkronos Michele Rea, fratello di Melania uccisa con 35 coltellate il 18 aprile dell'anno scorso. Per questo omicido venerdì sera è stato condannato all'ergastolo con il rito abbreviato dal gup di Teramo Marina Tommolini il marito della donna, Salvatore Parolisi, ex caporal maggiore dell'Esercito.

"Adesso dovremo preparare Vittoria per anni e con l'aiuto di persone qualificate a dirle la verità sulla scomparsa della mamma. Ma lei chiede sempre di sua madre, ogni giorno. Mia madre, che la sta accudendo già da oltre un anno e mezzo, le dice con tutta la dolcezza possibile che Melania è in cielo. Ma la verità è un'altra cosa e quando gliela diremo sarà un giorno molto brutto che riacutizzerà una ferita che comunque non si chiuderà mai", dice ancora Michele Rea.

Vittoria aveva un anno e mezzo quando la madre fu uccisa. Dieci giorni fa ha compiuto tre anni, festeggiata in casa dalle uniche persone che le sono rimaste: nonna Vittoria, nonno Gennaro e zio Michele.

Adesso la piccola ''si trova con gli altri nonni, è venuta la zia a prenderla per portarla a Frattamaggiore dove vivono i nonni paterni. Con i Parolisi abbiamo un rapporto, ma non un buon rapporto" dice il fratello di Melania. "Abbiamo un rapporto con i Parolisi solo per Vittoria, altrimenti non avrebbe ragione di esistere. La mia famiglia non ha mai ostacolato i Parolisi nel vedere la loro nipotina. Riteniamo che sia giusto così. Poisarà il giudice a decidere per l'affidamento" ha detto Michele Rea, che dell'ergastolo ha affermato: ''E' stato un atto di giustizia per tutta l'Italia".

Il fratello di Melania ha poi chiesto di poter ringraziare attraverso l'Adnkronos "tutti gli amici, i giornalisti, soprattutto i tanti cittadini che non abbiamo mai conosciuto per la grande solidarietà che ci stanno dando da quando Melania è stata uccisa. E fino a ieri sera quando il gup di Teramo ha emesso la sentenza. C'è un signore che ci chiama spesso da New York per dirci una parola d'affetto e anche ieri sera è stato tra i primi a telefonarci per esprimere la propria soddisfazione per la condanna all'ergastolo di Parolisi. Anche il sindaco di Folignano (Ascoli Piceno) dove Melania viveva ci ha telefonato per solidarizzare con noi. E' stato l'unico rappresentante delle istituzioni a farlo", ha proseguito Michele Rea.

"All'inizio pensavamo che Salvatore Parolisi fosse innocente, che non fosse lui l'assassino di mia sorella Melania. Poi poco per volta è venuta fuori la verità. Non c'è stata una causa scatenante che ci ha aperto gli occhi ma tanti fattori che ci hanno fatto intendere che Parolisi c'entrava con l'omicidio. I suoi depistaggi, il dna e tante altre cose ci hanno fatto dubitare di lui. Ieri sera questi dubbi hanno trovato conferma nella sentenza all'ergastolo".

E' un lungo sfogo quello di Rea. Un anno e mezzo e poco più per sapere chi fosse l'assassino di sua sorella Melania, da quel maledetto 18 aprile quando la giovane donna sparì come nel nulla. Poi il ritrovamento, due giorni più tardi, del suo corpo lacerato da 35 coltellate nei boschi di Ripe di Civitella nel teramano.

Dopo una notte insonne, trascorsa a meditare sulla sentenza del gup di Teramo Marina Tommolini, Michele Rea rievoca i momenti della lettura della sentenza del giudice dell'udienza preliminare.

"Sono stati momenti di forte emozione. La prima cosa che mi è venuta in mente è stato telefonare a mia madre. Sono stato io a dirglielo e dall'altro capo del telefono ho sentito che è esplosa in lacrime. Mia madre è sconvolta, come tutti noi. Avevamo sete di giustizia, finalmente è arrivata. Ma l'ergastolo a Parolisi sicuramente non allenterà il nostro dolore neanche un po'. Il nostro dolore non finira' mai".


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