Omicidio Rigante: Ciarelli in carcere a Vasto. Ora è caccia ai complici
Dopo quattro giorni di latitanza Massimo Ciarelli, il presunto assassino di Domenico rigante, si è constituito, facendosi trovare ieri in un autogrill dell’autostrada A14 insieme al suo avvocato Antonio Valentini.
A portare a termine l'operazione, nelle ore in cui si celebrava il funerale della vittima, il capo della squadra Mobile Pierfrancesco Muriana e suoi uomini, che dopo averlo prelevato lo hanno trasportato subito nel carcere di Vasto. La detenzione a Pescara è stata valutata come pericolosa e inopportuna, per il rischio di ritrosioni.
Pesantissime le accuse a carico di Ciarelli: omicidio volontario, porto d’armi abusivo, violazione del domicilio, e anche il tentato omicidio nei confronti del gemello di Domenico, il sopravvissuto Antonio Rigante.
L’interrogatorio di convalida dell’arresto si terrà tra lunedì e martedì.
Le indagini si concentrano ora sugli altri sei-sette uomini che hanno partecipato alla spedizione punitiva culminata nel barbaro omicidio. Una vendetta nata da futili motivi, a quanto pare un violento litigio tra il fratello della vittima, l'ultras Antonio Rigante, e Massimo Ciarelli, che ha fatto seguito forse a vecchi rancori.
Nella sua breve latitanza Ciarelli si sarebbe nascosto in cittò, anche perchè le forze dell'ordine avevano immediatamente messo sotto controllo e perquisito tutte le case della numerosissima famiglia rom dei Ciarelli a Chieti, Teramo, Foggia, Lucera e Milano.
L'arma del delitto, una pistola calibro 38 non è stata invece trovata.
''Ciarelli è un uomo che si procura armi con facilità e che non si fa tanti scrupoli a usarle'', spiega Pierfrancesco Muriana, riferendosi ad altri fatti di cronaca che lo hanno visto protagonista: nel 2004 esplose colpi di arma da fuoco a piazza Unione a Pescara dopo un diverbio con i titolari di un locale. Nel 2005 sparò contro la casa di un'altra famiglia rom, quella degli Spinelli, a seguito di una violenta lite.
