Omicidio Vassallo: anche in Abruzzo bandiere a mezzasta

Mafiosi bestie umane

10 Settembre 2010   12:49  

Bandiere a mezz'asta per tutto il fine settimana a Silvi in tutti gli edifici comunali in memoria del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo. Il sindaco Gaetano Vallescura ha accolto l'invito che il presidente dell'Anci, Sergio Chiamparino, ha rivolto a tutte le amministrazioni comunali di partecipare al lutto per ricordare, nel giorno del suo funerale, il primo cittadino del comune campano ucciso in un agguato domenica scorsa.  Bandiere a mezz'asta anche a Città Sant'Angelo, in tutti gli edifici comunali, le delegazioni di Marina e le scuole del territorio.
Il vice sindaco angolano Fernando Fabbiani ha ricordato con queste parole il collega vittima della criminalità organizzata: "Angelo Vassallo ha dedicato la vita alla propria comunità, sempre impegnato nella tutela del territorio e nella valorizzazione dell'agricoltura. Un uomo che amava la sua terra e nutriva un grande rispetto per le persone e le istituzioni. Un simbolo, una bandiera protagonista di un'azione amministrativa esemplare. Bisogna riaffermare il diritto alla legalità e sostenere i valori e i principi per cui Angelo ha perso la vita".


Il vescovo: '' I killer sono povere bestie umane''


"Povere bestie umane". Così ha descritto gli assassini di Angelo Vassallo il vescovo di Valle della Lucania che, ad Acciaroli, ha celebrato i funerali del sindaco di Pollica, trucidato domenica scorsa. "L'assassinio di Vassallo dimostra come i killer siano più simili alle bestie che non agli uomini - ha aggiunto Mons. Rocco Favale -. Spero che non siano mescolati tra noi o seduti comodamente a casa su un divano a guardare la televisione".

''Perché lo hanno fatto? - si è chiesto il presule - Forse per qualche affare sul territorio che è stato smascherato o rifiutato da Angelo. Povere bestie umane''. "Questi sicari sono la dimostrazione dell'abbrutimento della razza umana", ha tuonato. "Occorre reagire e avere il coraggio di rendere questa nostra terra più nobile", ha aggiunto il vescovo durante l'omelia, definendo Vassallo come "un dono e un testimone vero di chi amava questa terra".

Poi un appello ai cittadini. "Dobbiamo essere i veri padroni del Cilento e respingere l'offensiva di chi vuole speculare su questa terra", ha detto Mons. Favale. "Non lasciatevi prendere dalla prospettiva degli affari d'oro, soprattutto se derivanti da denaro di dubbia provenienza - ha esortato il presule - tenetevi stretti i sacrifici fatti dai vostri antenati. Siate voi i veri padroni del Cilento e proteggete i vostri figli come sentinelle del territorio. Accontentatevi del poco".

I funerali sono cominciati poco dopo le 10.30, nel piazzale del porto, nonostante la pioggia che pero' non ha impedito a migliaia di persone di testimoniare con la loro presenza l'attaccamento a Vassallo e alle sue battaglie per il territorio. La bara è uscita dalla camera ardente, in spalla agli amici più stretti, accompagnata da un lungo applauso.

 

Convergenza di interessi" dietro l'assassinio di Vassallo
Da Repubblica Napoli

Il finestrino dell'Audi abbassato, il quadro del cruscotto in funzione. Una mano accanto al volante, l'altra con il cellulare. Il freno tirato, la prima marcia innescata. Nove colpi esplosi con freddezza e mano ferma, senza commettere errori. È la scena dell'assassinio del sindaco di Pollica-Acciaroli Angelo Vassallo così come ricostruita dopo l'autopsia eseguita sul corpo senza vita dell'amministratore cilentano. Modalità chiaramente camorristiche, per un delitto in massima parte ancora oscuro. Con il passar delle ore il quadro investigativo si fa però meno indefinito.

Gli inquirenti, coordinati dal procuratore di Salerno Franco Roberti, ritengono che il killer abbia agito su commissione, eseguendo l'ordine impartito da uno, forse più mandanti. La decisione di eliminare il sindaco Vassallo potrebbe essere maturata in base a una "convergenza di interessi illeciti", tanto forti da far giudicare "conveniente" anche un omicidio così eclatante, capace di attirare sul Cilento l'attenzione dei reparti scelti delle forze dell'ordine. Interessi che i carabinieri del reparto operativo guidati dal tenente colonnello Francesco Merone provano ora a individuare. In questi primi giorni di intensa attività istruttoria sono stati sentiti i familiari più stretti della vittima, dopo i funerali saranno ascoltate altre persone potenzialmente in grado di aggiungere particolari utili a ricostruire lo scenario che ha portato Vassallo alla morte.

L'attività amministrativa del sindaco ambientalista e intransigente viene esaminata allo scopo di individuare possibili moventi: dalle scelte sulla gestione del porto turistico di Acciaroli, che Vassallo voleva tenere il più possibile sotto l'ombrello pubblico ridimensionando il ruolo dei privati, alle strategie riguardanti le attività commerciali, fino alle iniziative messe in campo dalla vittima per contrastare, anche personalmente, lo spaccio di droga del piccolo centro turistico divenuto celebre per il suo mare cristallino. La Procura ha chiesto alle forze dell'ordine una mappa aggiornata dei clan camorristici presenti sul territorio salernitano, che spesso ha rappresentato uno snodo degli interessi rappresentati da esponenti di diversi gruppi malavitosi.

Gli investigatori hanno inoltre sottoposto all'esame dello "stube" alcuni pregiudicati della zona per verificare, come è prassi nel caso di indagini per omicidio, se abbiano sparato adoperando armi compatibili con quella usata per uccidere Vassallo. I risultati dell'accertamento non sono ancora arrivate sulla scrivania del procuratore Roberti, che ha delegato il fascicolo ai pm del pool anticamorra Valleverdina Cassaniello e Rosa Volpe.


Emerge la pista calabrese nell'omicidio Vassallo

da Antimafia2000.it - di Maria Loi

Salerno. Nella vicenda dell'omicidio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo spunta anche la pista calabrese. La zona del Cilento è controllata non solo dalla Camorra ma anche dalla Ndrangheta che "vi si affaccia dalle zone limitrofe" ha dichiarato il senatore del Pd Giuseppe Lumia.
Nel salernitano le ‘ndrine hanno infatti molteplici interessi. Il porto di Salerno fa gola alle ‘ndrine perché lo usano per il traffico di droga da quando quello di Gioia Tauro, crocevia di tutti i business della ndrangheta (dal traffico di armi, a quello di droga e ai rifiuti speciali), ha incominciato a diventare pericoloso. Sempre a Salerno, nel dicembre 2008, è stato arrestato il potente boss Giuseppe Barbaro, 40 anni, esponente di spicco dell'omonimo clan di Platì (Reggio Calabria) mentre faceva shopping nel centro della città con un amico calabrese.
La joint venture Camorra - Ndrangheta è emersa anche dalle inchieste sulla A3 in merito nella spartizione degli appalti per i lavoro di ammodernamento del tratto autostradale Salerno-Reggio Calabria.
A Pollica, dal 1989 al 1992, per quattro anni, è stato mandato al soggiorno obbligato il boss calabrese Franco Muto (oggi sessantenne) a capo della cosca più importante di Cetraro. Don Ciccio soprannominato "il re del pesce", inserito nel traffico di droga, delle armi, dell'usura e delle estorsioni, in quegli anni di confino, non rimase con le mani in mano. Muto iniziò a tessere rapporti d'affari con criminali come il boss Vito Gallo di Sala Consilina, diventato poi collaboratore di giustizia, e con il clan di Mario Pepe, un cutoliano, l'ultimo, che poi si pentì, della zona dell'Agro Nocerino Sarnese. E proprio sugli interessi criminali coltivati da Muto e Pepe si è soffermato il pm antimafia di Cosenza Vincenzo Luberto ricostruendo la fitta ragnatela che "hanno dato vita a una speculazione edilizia devastante nei terreni dell'Alto Tirreno casentino, come Scalea".
A queste informazioni si aggiungono le dichiarazioni di un pentito di Camorra, Pietro Giordano, guardaspalle del boss Mario Pepe. Giordano ha riferito al pm Luberto informazioni preziose: "Franco Muto aveva rilevato ad Acciaroli una pescheria con il sistema dell'usura" si tratta "della pescheria all'ingresso di Acciaroli, come si entra nel paese".
Molteplici le ipotesi investigative sulle quali stanno indagando gli inquirenti e tante le storie che sono finite sul tavolo dei magistrati. Come quella del porto turistico di Acciaroli con un giro d'affari di circa 500 mila euro l'anno e una seconda gara d'appalto per il completamento del porto (una commessa di circa 4 milioni di euro) sospesa perché l'offerta di una delle imprese partecipanti è stata giudicata anomala.
Angelo Vassallo puntava ad avere una gestione pubblica del porto di Acciaroli minacciando probabilmente gli interessi qualche privato.
L'autopsia sulla salma di Angelo Vassallo ha accertato che sono stati sparati nove colpi, da una calibro nove, a distanza ravvicinata da una sola pistola. "Un'opera da professionisti" si lascia sfuggire un investigatore navigato, sebbene manchi ancora la conferma della perizia balistica.

 


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