Paesaggio, costituzione, cemento: Salvatore Settis a L'Aquila

07 Marzo 2012   12:25  

Il tema del “paesaggio” è una delle spine nel fianco del dibattito contemporaneo. Tra i temi caldi del Paese, rappresenta una delle scommesse più importanti della società, con la quale salvare o ipotecare il nostro futuro.

Le cronache in materia con le quali l’Italia ha tristemente attraversato l’ultimo quinquennio sono la cartina di tornasole di una devastazione dell’ambiente strutturale e programmatica che colpisce tutto e tutti, persino i beni culturali. Gli scavi di Pompei, come la città de L’Aquila, sono stati il sintomo e il simbolo di questo stato di degrado, le cui immagini hanno fatto il giro del mondo, raccontando tristemente un’altra Italia.

La città de L’Aquila, nella fattispecie, dopo il grave terremoto che l’ha colpita il 6 aprile 2009, con le sue meravigliose chiese ancora chiuse al pubblico e il suo centro storico, oggi, a quasi tre anni dal sisma, in gran parte inaccessibile ai cittadini, è divenuta l’esempio di quanto ambiente, cultura e memoria siano tre parole chiave, strettamente legate.

Con queste premesse, il 13 marzo 2012 alle ore 17,00 presso l’Auditorium della Fondazione Carispaq “Elio Sericchi”, l’Associazione Amici dei Musei d’Abruzzo invita Salvatore Settis, docente emerito presso la Scuola Normale Superiore di Pisa ed eminente figura del panorama culturale nazionale ed internazionale, Tommaso Montanari, docente di Storia dell’Arte all’Università degli Studi di Napoli, il giurista Gino Famiglietti, direttore regionale per i Beni culturali e paesaggistici del Molise, ad un confronto, introdotto dal saluto del Presidente della Fondazione Carispaq Roberto Marotta e moderato dal Presidente dell’Associazione Amici del Musei d’Abruzzo Walter Capezzali.

L’incontro, organizzato da Maddalena Bonicelli, Germana Galli e Santa Nastro, è realizzato grazie al sostegno della Fondazione Carispaq, nell’ambito del suo decennale impegno nei confronti del patrimonio culturale del territorio, e oggi della sua ricostruzione a seguito del sisma. Intitolato Paesaggio Costituzione Cemento.

L’Aquila, città simbolo della battaglia per l’ambiente contro il degrado civile? richiamando il testo di Salvatore Settis (Paesaggio Costituzione Cemento. La battaglia per l’ambiente contro il degrado civile) edito da Einaudi nel 2010, l’appuntamento vuole essere una riflessione aperta alla partecipazione del pubblico e alla città de L’Aquila.

Dopo i danni provocati dal sisma rimangono alcune questioni ancora aperte nel complesso passaggio dalla gestione dell’emergenza alla necessità, oggi, di compiere precise scelte per colmare il ritardo della ricostruzione: un paesaggio trasformato e spesso danneggiato dagli insediamenti provvisori, un centro storico ancora vuoto e disabitato, la lentezza dei meccanismi decisionali che bloccano ancora la quasi totalità dei restauri, il rischio sempre più forte di una definitiva perdita di identità e di memoria.

Il paesaggio, l’ambiente il patrimonio culturale – spiega Salvatore Settis in un suo articolo per il quotidiano La Repubblica – sono come il sole e le stelle: illuminano e condizionano la nostra vita, corpo e anima. Perciò hanno un ruolo così alto nella Costituzione, dove incarnano l’idea che ne è il cuore: il bene comune e l’utilità sociale sovraordinati al profitto privato. Paesaggio, ambiente e patrimonio richiedono sapienza tecnica per essere tutelati: ma richiedono anche un’idea di Italia, un’idea declinata al futuro. La relazione tra le tematiche della salvaguardia dell’ambiente e del patrimonio culturale si fa, infatti, sempre più stretta, in un paese come l’Italia che ha vissuto “smottamenti” veri e propri, ma anche sociali e culturali.

Soprattutto, nell’ultimo decennio il Paese ha abdicato alle proprie risorse naturali e culturali e alla possibilità di applicare a questi argomenti una strategia a lungo termine. Oggi che “patrimonio culturale” e “risorse naturali” sembrano essere diventate nuovamente, almeno nominalmente, le parole d’ordine del dibattito nazionale, la sfida diventa quella di proporre un discorso virtuoso che non si fossilizzi sul passato, ma che sia aperto al futuro e alla contemporaneità e che miri ad una ricostruzione, che sia non solo strutturale, ma anche identitaria, aperta ad una nuova idea, condivisa e collettiva, di Italia. 


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