Paolo Mastri: "Il Quinto Abruzzo - la storia cambiata dal terremoto"

All'interno il dossier di Giuseppe Grandori, da poco scomparso

05 Novembre 2011   13:35  

È morto il 3 novembre, all'età di 90 anni, il Professor Giuseppe Grandori, ingegnere, professore emerito al Politecnico di Milano, considerato il padre dell'ingegneria sismica moderna. Al Professor Grandori si deve lo studio sulla prevedibilità del terremoto aquilano che smentisce la linea di condotta della commissione grandi rischi nella famosa riunione del 6 aprile 2009.

Il dossier, firmato da Grandori e dalla Professoressa Elisabetta Gaugenti, allegato agli atti del processo contro la commissione grandi rischi in corso all'Aquila, è pubblicato per ampi stralci nel libro del giornalista Paolo Mastri "Il Quinto Abruzzo - la storia cambiata dal terremoto" (Edizioni Tracce, 2010) che diventa dunque una testimonianza esclusiva sul pensiero del grande scienziato circa il terremoto del 6 aprile 2009.

Nello stesso libro è pubblicato un altro documento unico, l'ultima intervista concessa, a pochi mesi dalla morte, da Adriano Biasutti, ex capo del Segretariato per la ricostruzione
del Friuli, considerato il padre della rinascita della regione dopo il sisma
del 1976. Un testamento morale che affida agli aquilani una lucida profezia: "Lo stato, la grande finanza e il sistema delle partecipazioni statali non lasceranno facilmente la presa sull'Aquila".

Dalla quarta di copertina:

È una vita che si riorganizza intorno ai bisogni primari, a nuovi modelli e a una diversa scala sociale, svincolata dal collante della solidarietà e dal sentimento di appartenenza da cui sono plasmate le società mature. Come L'Aquila era. Se il frigo pieno e le lenzuola nuove nel letto contano più delle chiese sventrate e delle piazze sommerse di macerie, è già un altro luogo. Un'altra storia. Si chiamerà L'Aquila, ma rischia di non essere più quella di prima.

Non è andata come in Friuli, dove il carattere della popolazione e una diversa ipotesi di governance riuscirono a correggere l'iniziale invadenza statale.

Non è andata come ad Ancona 1972, dove una classe dirigente illuminata impose al dopo terremoto la premessa politica di un nuovo piano regolatore.

Ma non è ancora tardi per riconoscere dignità alla dimensione urbanistica del problema e al grido di rabbia di una parte di città finalmente consapevole del proprio ruolo. Non è tardi, soprattutto, per porre una domanda all'intera comunità regionale: l'Abruzzo se lo può permettere? Di fronte al rischio sud, può abbandonare la sua capitale al definitivo declino, all'inevitabile deriva sociale, al peggiore saccheggio speculativo su quel che resta di una città? Che Abruzzo sarà, consacrando la sua quinta vita alla definitiva frattura tra le due, vere regioni disegnate dalla natura?

Paolo Mastri è nato all'Aquila nel 1962. Giornalista professionista, è capo della redazione di Pescara de Il Messaggero. Ha lavorato, per lo stesso giornale, anche nelle redazioni dell'Aquila e di Chieti. Da oltre vent'anni si occupa dei principali fatti della cronaca giudiziaria, economica e politica dell'Abruzzo. Ha firmato inchieste sugli intrecci tra politica e affari e sugli interessi della grande criminalità, dal narcotraffico all'ecobusiness, al riciclaggio di denaro nell'economia pulita. Per le pagine nazionali de Il Messaggero si è occupato dello scontro sindacale per le domeniche in fabbrica alla Fiat di Termoli, delle inchieste Cirio e Parmalat, del duplice delitto di Angelo Izzo, il mostro del Circeo, a Campobasso. Ha seguìto il terremoto dell'Aquila attraverso i filoni delle indagini giudiziarie, dei mancati allarmi e dei contraccolpi sull'economia cittadina e regionale. Ha collaborato con La Stampa e la Rai. Ha già pubblicato "3.32 L'AQUILA Gli allarmi inascoltati" (ed. Tracce).


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore