Parco Fluviale dietro il Megalò: da attrattiva per il pubblico a discarica a cielo aperto

05 Marzo 2013   12:17  

Quando, nel settembre 2005, fu inaugurato in pompa magna il centro commerciale Megalò a Chieti Scalo, in località Santa Filomena, era in programma la realizzazione, di lì a poco, di un Parco Fluviale, a ridosso delle sponde del fiume Pescara.

Un investimento complessivo di circa 10 milioni di euro, per la creazione, subito dietro il mastodontico centro commerciale, di un' attrattiva di grande interesse naturalistico per il pubblico, in particolar modo per le famiglie, oltre alla conseguente creazione di un numero non trascurabile di posti di lavoro.

Peccato, però, che dopo circa otto anni, del parco fluviale non vi sia ancora alcuna traccia. Al suo posto, purtroppo, vi si può trovare un paesaggio di assoluto degrado e sporcizia, una vera e propria discarica a cielo aperto.

Vi sono illegittimamente e disordinatamente depositati rifiuti di ogni tipo, dall'organico all'inorganico, dai secchi di plastica alle taniche vuote, diversi pneumatici e persino materiale pericoloso come amianto. Nessuna zona dell'improbabile parco ne é esente, a cominciare dall'ingresso, nelle vicinanze della strada provinciale 20.

Addentrandosi nel "parco" vero e proprio, la situazione di certo non muta, anzi peggiora in maniera evidente: sporcizia ovunque, vegetazione incolta e degrado che la fa da padrone. Nonostante ciò, sotto il ponte vi é un giaciglio di fortuna, presumibilmente utilizzato di tanto in tanto da qualche clochard.

Parte integrante dell'ambizioso e caratteristico progetto originario era Borgo San Benedetto, un sito studiato per mostrare e presentare al pubblico soluzioni abitative innovative e nel pieno rispetto dell'ambiente. Inutile precisare che anche qui l'abbandono é totale, eccetto qualche vagabondo di passaggio che saltuariamente utilizza la struttura come abitazione provvisoria.

Quello che si presentava come un progetto di sicuro interesse e di ottima prospettiva, insomma, si é trasformato negli anni, a causa della noncuranza delle istituzioni succedutesi e delle ditte appaltatrici, e sicuramente delle immancabili lungaggini burocratiche, in un ambiente malsano e colpevolmente trascurato.

Va aggiunto, per completezza di informazione, che i lavori hanno risentito anche del contenzioso, di fatto mai risolto, tra i comuni di Chieti e Cepagatti (in provincia di Pescara), con quest'ultimo che sostiene che una piccola parte del lotto destinato al Parco Fluviale sia situato all'interno del proprio territorio. A prescindere da tutto ciò, sarebbe opportuno che le istituzioni, se non favorire la ripresa dei lavori, quantomeno si attivassero al più presto per far ripulire per bene l'area e di seguito fare in modo che non si ricominci ad adibirla a discarica abusiva.

Lorenzo Ciccarelli

 

 


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