Per chi suona l'Auditorium? l I vip politici dentro, fuori il sit-in contro i tagli alla cultura

Intervista telefonica

06 Ottobre 2012   12:02  

Inaugurazione dell'Auditrium di Renzo Piano: i lavoratori dello spettacolo aquilano terranno un presidio a partire dalle ore 17,00, preceduto fda vloantinaggi anche nel corso della mattina, per testimoniare le difficoltà che stanno vivendo le istituzioni culturali cittadine

Non sarà pertanto uno spensierato pomeriggio da vip gaudenti quello i Politici invitati (ovviamente non paganti, a quanto almeno è dato a sapere)  al concerto inaugurale di Claudio Abbado: dal sindaco al presidente di regione, dagli Onorevoli Letta e Marini,  Pelino e Piccone, Lolli e lo stuolo di assessori e consiglieri superstiti.

Il settore culturale, a L'Aquila e in Abruzzo, a causa dei pesanti tagli della Regione e del Governo, è in ginocchio, centinaia sono i posti di lavoro a rischio. E senza soldi per fare cultura, anche gli Auditorium a firma di prestigiose archistar - strapagate spesso con soldi pubblici e grazie a solidi ''agganci'' politici a destra, centro o sinistra - rischiano di risultare poco utili.

A seguire dunque l'appello delle lavoratrici e lavoratori di Associazione I Solisti Aquilani, Associazione Teatrale Abruzzese Molisana, Gruppo Emotion, Istituzione Sinfonica Abruzzese, Società Aquilana dei Concerti “B.Barattelli”, Teatro Stabile d’Abruzzo, Teatro Zeta.

 

APPELLO DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI DELLO SPETTACOLO


L’inaugurazione dell’Auditorium realizzato da Renzo Piano e donato alla città dell’Aquila dalla Provincia Autonoma di Trento rappresenta un momento dalla forte valenza simbolica, evocando quella straordinaria storia che portò a definire il capoluogo abruzzese la “Salisburgo d’Italia”.

E può rappresentare anche un prezioso tassello a sostegno della candidatura dell’Aquila a Città europea della cultura nel 2019.

Ma è anche l’occasione per tornare a riflettere sulla drammatica situazione che sta vivendo l’intero mondo della cultura della nostra regione e per lanciare un appello al Presidente della Repubblica e alle massime autorità presenti all’evento perché condividano e sostengano la battaglia che le istituzioni culturali stanno portando avanti da tempo.

Associazioni culturali, musei, biblioteche e storiche istituzioni culturali professionali, sono stati messi in ginocchio da una costante e progressiva riduzione, per il quarto anno consecutivo, dei finanziamenti della Regione Abruzzo: circa l’80% rispetto allo stanziamento del 2008, fino ad arrivare, in alcuni casi, al 100 %.

Le Istituzioni Culturali professionali della Regione Abruzzo hanno presentato al Governatore Chiodi ufficiale istanza di ammissione al Patto per lo Sviluppo senza, però, ricevere alcuna risposta. Nessun provvedimento ha fatto seguito, sin qui, ai numerosi appelli rivolti ad importanti referenti istituzionali e in primis alla Giunta Regionale e al suo Presidente.

Lo stanziamento di cento milioni di euro a favore di detto Patto sarà utilizzato esclusivamente per i settori del Turismo, del Sociale e dell’Istruzione, lasciando fuori il settore Cultura.

Ma si può vivere senza la musica, il teatro, la poesia, l’arte in generale?
Ci viene in soccorso il rapporto di Federculture per fotografare la condizione paradossale in cui versa la cultura in Italia.

A fronte di un patrimonio invidiabile a livello mondiale, in termini non solo di attrattive turistiche, ma anche di esperienze e competenze umane, si continuano a limare i finanziamenti pubblici alla cultura per la quale lo Stato è arrivato a investire solo lo 0,19% del suo bilancio.

Eppure, le attività “materialmente improduttive” non sono qualcosa di superfluo, ma stanno diventando sempre più strategiche, anche e soprattutto in questi tempi di durissima crisi dove si assiste ad una continua crescita nella domanda di cultura, pressoché in tutti i settori.

Il dato non è nuovo, anzi conferma una tendenza in atto già da anni, ma che la maggior parte dei politici sembra non voler registrare: la domanda di cultura cresce, a dispetto dei crack delle banche, delle bolle immobiliari e del default sventolato come incubo sulle teste delle famiglie.

Il settore culturale nel 2011 ha «fruttato» 71 miliardi di euro, con un +2,6% rispetto al 2010. Questo significa che nonostante il disinvestimento politico in un ambito così vitale e in salute, l’immagine dell’Italia resta saldamente ancorata alla sua cultura e così il suo appeal, così come l’immagine della nostra città.

A tal proposito appare del tutto sciagurata la politica regionale incentrata sui tagli lineari alle provvidenze destinate alla associazioni culturali. Diminuire, infatti, l’apporto economico degli Enti Territoriali, ha come conseguenza la riduzione immediata del sovvenzionamento statale.

Tali provvidenze costituiscono una risorsa per la Regione Abruzzo rappresentando un indiretto finanziamento all’economia del territorio, sia in termini di occupazione che di redistribuzione del reddito e, non ultimo, un aiuto all’erario regionale.

L’Aquila, già martoriata dal sisma del 6 aprile può continuare a perdere, progressivamente, la sua linfa vitale, ossia le sue istituzioni culturali, che ne hanno determinato la storia e la cifra identitaria?

Significherebbe aggiungere macerie a macerie; significherebbe lasciare senza lavoro oltre mille persone, poiché tante ne occupa la cultura a livello regionale, oltre all’indotto; significherebbe rinunciare ai saperi, calpestare il bene comune e diventare tutti più soli e più poveri.


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